«UNA SCUOLA PER TUTTI E DI TUTTI» Intervista ad Alessandro Meani, rappresentante d’Istituto degli studenti dell’Itis Einstein
Intervistiamo Alessandro Meani, rappresentante della lista “Stand-Up”, eletto con 163 voti come rappresentante degli studenti nel Consiglio d’Istituto e rappresentante della Consulta provinciale degli studenti. Gli chiediamo di parlare delle sue idee e delle sue proposte per la nostra scuola e gli studenti che rappresenta. Con l’impegno di rivederci a fine anno per fare un resoconto del lavoro svolto…
Prima delle elezioni dei Rappresentanti d’Istituto hai svolto una campagna elettorale. Potresti farcene un breve resoconto?
Durante la campagna elettorale siamo andati nelle classi, come “Stand up”, a esporre le nostre idee per una scuola migliore e a proporre quello serve a questa scuola per cambiare radicalmente. Abbiamo chiesto che venissero rispettati tutti i nostri diritti e che venissimo inclusi nelle decisioni che il nostro istituto attua. Essendo parte integrante all’interno della scuola, dobbiamo avere il diritto di parlare e decidere su di essa, e non venir considerati solo una voce di bilancio.
Le proposte e promesse fatte agli studenti ritieni che si possano realmente mantenere?
Fra le proposte vi era, come ogni anno, la cogestione, per incentivare quei progetti di didattica alternativa da portare all’interno della scuola. Quindi promuovere una didattica che possa coinvolgere gli studenti e far loro ampliare un pensiero critico rispetto dalla didattica tradizionale che, molto spesso, annoia lo studente e lo fa disinteressare alla scuola; la didattica frontale, con i suoi metodi, fa perdere interesse allo studente e inevitabilmente diventa una delle cause che amplificano la dispersione scolastica. Io ce la metterò tutta a organizzare la cogestione, però quest’anno si tratta di un progetto molto travagliato, essendo io l’unico rappresentante eletto della lista Stand-Up, da solo sto cercando di convincere anche gli altri Rappresentanti d’Istituto a sbrigarsi per organizzare la cogestione, che è un progetto veramente vasto.
Un’altra nostra proposta riguardava il ruolo degli studenti all’interno dei processi decisionali interni, in modo che possano discutere le proposte, i cambiamenti, le modifiche del regolamento all’interno della scuola attraverso i loro rappresentanti. Questa proposta è una cosa che si può concretizzare fin da subito e che sto cercando di realizzare fin da quando sono stato eletto. Sono convinto che la Preside e altre componenti della scuola possano garantire a tutti la possibilità di dire la loro ed essere determinanti in tutti i campi di decisione.
Cosa ne pensi del rapporto politica-scuola? Quali sono i tuoi ideali e modelli a tal proposito?
È molto chiaro che io sia una persona di sinistra, che si ispira alle idee e i valori di uguaglianza e giustizia sociale. Credo che queste idee, mie e alla quale i miei stessi compagni credo si ispirino, debbano essere applicate a contestualizzate all’interno del mondo scolastico dove, spesso, vi è un concetto di meritocrazia sbagliato. Non voglio dire che chi non fa niente deve guadagnare lo stesso di chi si impegna per raggiungere dei risultati elevati, ma che la meritocrazia sarà giusta, nella nostra società attuale, solo e soltanto quando tutte le persone avranno le stesse possibilità di raggiungere gli stessi risultati. Se una persona ha possibilità diverse da un’altra non può essere premiata o non premiata perché ha o non ha raggiunto un risultato rispetto a un altro che partiva con possibilità diverse e maggiori. È per questo che la didattica deve ampliare gli orizzonti degli studenti, coinvolgendoli nelle lezioni e facendoli interessare a quello che si studia, altrimenti restano solo delle semplici nozioni che si dimenticano appena usciti dalla scuola, e deve farli cooperare gli uni con gli altri, per costruire in seguito una società giusta e solidale.
Ci sono molteplici problematiche all’interno della scuola, come pensi di risolverle? Come ti porrai nei confronti degli studenti che te le segnaleranno?
Anche negli anni passati, quando ho iniziato a fare il rappresentante, sia di Consulta sia di Istituto, ho cercato sempre di aiutare gli studenti e a risolvere i problemi che si presentavano, dalla questione dei motorini a quella dei sette ritardi, per citare alcuni esempi. Abbiamo sempre cercato di risolvere questi problemi parlando con professori, Preside e altre componenti della scuola. Una problematica, presente sia nella nostra scuola che nelle scuole italiane, è quella dei diritti. Spesso lo “Statuto degli studenti e delle studentesse” non viene totalmente rispettato o addirittura neanche preso in considerazione. Quello che, secondo me, noi Rappresentanti d’Istituto dovremmo fare, oltre a tutti i bellissimi progetti che abbiamo in mente, è metterci a difendere questo Statuto pezzo per pezzo, affinché gli studenti possano vivere in una scuola che li rispetti come persone.
Sei in grado, a parere tuo, di esprimere al meglio il volere degli studenti che ti hanno scelto come loro rappresentante?
Spero di sì. Cerco di fare il mio meglio ovviamente, ma, come tutti, sono un essere umano e tendo a sbagliare. Spero comunque di soddisfare i ragazzi che mi hanno votato e dico loro che io sono sempre disponibile e aperto al dialogo, per qualunque vengano a cercarmi.
Come descriveresti il rapporto fra gli studenti e le altre componenti della scuola, come corpo docenti, personale ATA, presidenza e genitori?
Tra le varie componenti vi è un rapporto discreto, né troppo brusco né troppo moderato. Ovviamente, in questi casi c’è sempre un gioco fra le parti, quindi fra insegnanti e studenti spesso nasceranno scontri, così anche fra studenti e Presidenza, come accade ovunque. Si deve però cercare di cambiare questo comportamento e arrivare a un clima collaborativo di tutte le componenti per migliorare la scuola dal suo interno.
Vorresti fare della scuola la tua scuola ideale, secondo i tuoi principi, idee, progetti? Se sì, in che modo?
Io vorrei una scuola per tutti e di tutti in cui i diritti vengano rispettati, che siano quelli di studenti, docenti, personale ATA, ecc. Vorrei anche una scuola con una didattica in cui ci sia un reale scambio di conoscenze tra studenti e professori, e non solo durante le lezioni ma anche durante pause, intervalli e attività extradidattiche. Vorrei insomma che si instaurasse un vero clima collaborativo su tutte le questioni che riguardano la scuola e la cultura. Bisogna tornare a investire sulla conoscenza per cambiare la nostra società.
Dovendo mediare all’interno del Consiglio di Istituto quanto sei disposto a scendere a compromessi pur di raggiungere obiettivi che ritieni importanti per l’Einstein?
Quello che in fondo faccio come rappresentante, anche se ormai è una parola che non piace più, è politica, o meglio politica scolastica o studentesca. La politica è l’arte del compromesso: senza determinati compromessi, non arriverai mai al tuo obiettivo primario. È vero: sarebbe bello raggiungere ogni volta l’obiettivo massimo. Ma bisogna sempre cercare di prendere la più larga parte, sapendo che non è mai possibile prendersela tutta.
Durante la cogestione vengono proposte diverse tipologie di didattica innovativa. Qual è il tuo pensiero su tali esperienze?
Come già detto sono fortemente favorevole a un cambiamento della didattica. La didattica tradizionale, ormai, è obsoleta. Bisogna cambiare didattica per ampliare le conoscenze e gli orizzonti culturali degli studenti. Continuando con una didattica ottocentesca-primo novecentesca, gli studenti non potranno mai adattarsi ed essere coinvolti direttamente. La didattica deve adattarsi ai tempi che corrono, come hanno fatto diversi paesi scandinavi che adesso sono primi nell’istruzione mondiale.
Molti professori stanno usufruendo delle nuove tecnologie per apportare modifiche alle proprie lezioni e renderle di maggiore interesse per i propri studenti. Cosa pensi di questo modo di lavorare? Come si potrebbero estendere queste metodologie di didattica?
Io sono completamente favorevole all’innovazione tecnologica, che può contribuire al cambiamento della didattica. Ovviamente quello che bisogna fare è cambiare la didattica in sé. Sostituendo la lavagna in ardesia con la LIM i professori usano semplicemente un programma e non più il gessetto per scrivere, ma quello che fanno è lo stesso. Quello che bisognerebbe realmente cambiare è il modo di insegnare e di fare la didattica in classe.
Con didattica alternativa cosa intendi?
Con didattica alternativa intendo una didattica che riesca a coinvolgere gli studenti su tutti i fronti, una didattica che li faccia cooperare fra loro e non gareggiare. Prendere dei voti numerici spesso consiste nel fare gara a chi prende il voto più alto. Quello che gli studenti devono fare è imparare ad aiutarsi l’uno con l’altro. In una didattica alternativa, secondo me, può esserci anche uno scambio diretto di conoscenze, sia fra studente e studente che fra professore e studente. Questa cosa la stiamo vedendo con notevoli risultati anche con il peer to peer (progetto nato l’anno scorso in una commissione paritetica di cui io stesso facevo parte) in cui studenti più grandi fanno ripetizioni a studenti più piccoli e questi migliorano il loro rendimento scolastico; è una cosa da prendere sempre di più in considerazione.
Intervista a cura di Davide Faini e Alessandro Pecis, con la collaborazione redazionale di Mattia Falzarano.