«UNA SCUOLA IN CUI TUTTI STANNO BENE» Intervista al Dirigente Scolastico, prof.ssa Antonella Limonta
Abbiamo intervistato la nostra Preside, chiedendole di parlarci della sua giornata di lavoro, dei progetti in corso, della sua idea di scuola, di didattica e di educazione. Il risultato è una conversazione ricca di spunti che crediamo possa interessare a tutte le persone che hanno a cuore la nostra scuola.
Ringraziandola per la disponibilità e l’accoglienza, vorremmo iniziare chiedendole qual è la sua giornata tipo e quali sono le attività che un Dirigente Scolastico svolge quotidianamente.
La mia giornata tipo comincia con il disbrigo di alcune pratiche amministrative. Arrivo a scuola, accendo il computer, apro le mie varie caselle di posta e rispondo alle persone che mi hanno scritto, oppure prendo in carico i problemi che mi sono stati evidenziati. Controllo poi sul sito del Ministero e dell’Ufficio Scolastico della Lombardia e di Monza se ci sono comunicazioni o circolari nuove, le leggo e capisco cosa comportano. Dopodiché comincio a lavorare attorno a quei problemi.
Questa è la prima parte della mia giornata che, di solito, mi occupa 2-3 ore, variabili in base alla quantità di problemi e di adempimenti. In seguito ho generalmente appuntamenti con i genitori, gli studenti, gli insegnanti o il personale ATA.
Il pomeriggio è dedicato normalmente alle riunioni collegiali: incontri con lo staff che servono per valutare l’organizzazione generale dell’Istituto e cercare soluzioni ad aspetti o problemi non ancora risolti; Consigli di Classe e Collegio Docenti che fanno il punto sulla didattica; GLI (Gruppo di Lavoro sull’Inclusione) che si occupa di verificare se con i ragazzi che hanno difficoltà le attività proseguono positivamente, e così via. Ci sono poi da tenere i rapporti con il territorio e con gli uffici scolastici superiori.
Tra i progetti futuri dell’Einstein c’è l’attivazione del Liceo Artistico. Come è nata questa idea? Come si collocherà il nuovo indirizzo all’interno dell’Istituto?
L’idea è nata da un pensiero: più indirizzi ci sono in una scuola e più quella scuola è ricca di esperienze, professionalità, ragazzi che fanno cose diverse e che insieme possono fare qualcosa di “inter-pluri-trans-disciplinare”. Infatti, uno dei nostri obiettivi è che il sapere non sia confinato dentro i limiti angusti della disciplina, ma sia invece un sapere vasto, che porti ad avere una cultura diversificata. Quindi il Liceo Artistico in quanto liceo può affiancarsi al Liceo Scientifico delle Scienze Applicate, ma anche all’Istituto Tecnico per la parte più tecnologica.
Qual è la sua idea di scuola?
La mia idea di scuola prevede innanzitutto una scuola in cui tutti coloro che ci stanno, a partire dagli studenti, stanno bene. Questo non significa che i ragazzi vengono a scuola per non far nulla, perché questo sarebbe un temporaneo star bene per poi star male nel futuro, non avendo sufficienti strumenti per affrontare il mondo, che è sempre più complesso.
In questa idea di scuola gli studenti sono una parte molto attiva, una componente che dovrebbe lavorare con noi dirigenti per proporre attività e organizzare la scuola in modo diverso. Gli studenti, infatti, sono una parte propulsiva: se alcuni cambiamenti non arrivano da loro, difficilmente la scuola potrà cambiare in modo sostanziale.
In questa scuola, accanto alla dimensione dello star bene, della relazione con gli altri, delle attività di tipo opzionale, ci deve essere una componente di preparazione culturale e professionale molto forte. Il mondo d’oggi, come dicevo, è complesso: non avere quel tipo di formazione significa affrontare il mondo senza sufficienti competenze per poter anche solo ricoprire un ruolo che è in linea col profilo in uscita del vostro indirizzo di studi.
Si parla spesso di didattica innovativa. Cos’è per lei? È tra i suoi obiettivi far sì che tale didattica venga svolta nella nostra scuola?
L’obiettivo in realtà non è la didattica innovativa: il vero traguardo è il successo scolastico degli studenti. Per fare in modo che potenzialmente tutti gli studenti imparino a un livello almeno sufficiente, se non ottimale, occorre che noi rinfocoliamo la motivazione degli studenti. Più persone che parlano per sei ore in una giornata attraverso lezioni frontali non rappresentano una modalità motivante per imparare.
Per fare una didattica innovativa bastano semplicemente un’aula e degli studenti. Questi ultimi possono ricercare notizie, lavorare in gruppi o utilizzare la didattica ribaltata, che va tanto di moda adesso, in cui a casa si prepara una parte del lavoro e a scuola si spiega, si espone, si approfondiscono alcuni aspetti…
La tecnologia è uno degli strumenti che si possono utilizzare per applicare questa didattica. Per esempio, se ho bisogno di cercare notizie, un mezzo come internet è importante. In questo caso dalla tecnologia ho qualcosa in più, ma questa, da sola, non cambia la didattica. Se ho la LIM la didattica non è diversa. È l’uso che faccio della LIM e le metodologie che metto in campo che danno una didattica innovativa.
L’ultima domanda riguarda la funzione educativa della scuola che, oltre ad essere ambiente di studio, è anche un ambiente educativo. Come vede lei questa funzione?
Quella dell’educazione e dell’istruzione sono due funzioni inscindibili. C’è un bellissimo libro di Riccardo Massa, un famoso pedagogista che ha scritto molti testi sulla scuola, che si intitola “Educare o istruire?”. Massa conclude quel libro dicendo una cosa che condivido completamente: «La scuola non è finalizzata solo all’educazione o solo all’istruzione, ma deve assolutamente rendere complementari queste due dimensioni».
Tant’è che, a fronte dell’istruzione, che significa sviluppo delle competenze in ambiti disciplinari specifici, è nostro compito sviluppare le Competenze di cittadinanza, che sono appunto saper comunicare, saper lavorare con gli altri, saper socializzare, eccetera. Queste sono competenze di tipo educativo importanti come quelle didattiche. Una persona non è divisa fra quello che sa e come si comporta; una persona è una globalità e noi puntiamo a quella globalità.
Intervista a cura di Davide Faini e Alessandro Pecis, con la collaborazione redazionale di Mattia Falzarano.