UN MISTERO SVELATO. Secondo classificato del concorso “Un giallo… di classe!”
Pubblichiamo il racconto classificato al secondo posto nel concorso letterario “Un giallo… di classe!”, scritto da Lorenzo Arioli, Stefano Ravasi e Nicholas Crespi della 1^D Informatica e telecomunicazioni. Buona lettura!
Erano le sette e trentacinque di un venerdì mattina quando Luciano del Centro sistemi entrò nel deposito per ritirare la merce da lui ordinata: “Dodici confezioni di mouse e tastiere, tre di penne per la LIM e un ricevitore”, disse tra sé e sé. Girandosi per uscire dall’aula notò un armadietto socchiuso, così si avvicinò. Non appena lo aprì, un cadavere gli crollò sui piedi. Dopo lo spavento iniziale corse a chiedere aiuto. Trovò la bidella Angela e le disse di telefonare immediatamente alla polizia.
Le autorità locali fecero un sopralluogo nell’istituto e visitarono il luogo del delitto: una stanza di modeste dimensioni riempita di armadi traboccanti di oggetti scolastici e di scatoloni sparsi in modo disordinato qua e là per l’aula. Nel frattempo la Preside si occupava di far tornare a casa gli studenti. La polizia trovò una boccetta di un pericoloso veleno vuota per terra e un bigliettino con una frase intimidatoria all’interno della tasca della vittima.
Durante le indagini, di cui si stava occupando l’agente Alessandrini, un giovane ispettore noto per le sue capacità deduttive e per la sua facilità nel risolvere i casi (anche quelli più complicati), vennero interrogati tutti i presenti a scuola durante l’orario scolastico. Nel frattempo, il cadavere venne identificato dalla polizia scientifica: si trattava di Anna, l’assistente del professor Semeraro del laboratorio di chimica. L’ora del decesso risaliva alle diciotto del giorno prima; ciò voleva dire che il cadavere aveva trascorso l’intera notte nell’armadio del deposito.
L’agente della polizia cercò di capirne di più sulla sostanza scomparsa dal laboratorio con l’ausilio della professoressa Sala, specializzata in medicina. Dopo approfondite ricerche, scoprirono l’identità del veleno: cianuro. Quasi tutti gli interrogatori sembrarono inutili allo svolgimento delle indagini; malgrado ciò, l’ispettore Alessandrini, in quanto molto scrupoloso e attento, si annotò ogni singolo dettaglio sul suo taccuino. Erano passate circa due ore dal primo interrogatorio quando si presentò l’ultimo possibile sospettato, nonché l’ultima persona ad uscire dall’istituto il giorno precedente: “Ha notato qualcosa ieri prima di lasciare l’edificio?”, chiese Alessandrini.
“Ho notato Anna dirigersi verso il laboratorio, poi me ne sono andato”, disse l’interrogato.
L’ispettore continuò l’interrogatorio chiedendo per quale motivo si trovasse a scuola a quell’ora. “Ero qua per un’assemblea straordinaria per la sospensione di un mio alunno”.
Alessandrini aggiunse la dichiarazione alla lista dei possibili indizi. L’ispettore chiese chi fosse presente a quell’assemblea. La professoressa Luciano, l’interrogata, rispose: “Erano presenti tutti i docenti della classe 1^D, eccetto il prof. Cosentino, nonostante io lo abbia visto all’esterno della scuola a fumare poco dopo la fine dell’assemblea. Erano presenti anche i due rappresentanti di classe e lo studente da sospendere, di nome La Malfa, accompagnato dalla madre”.
Ancora una volta il detective si segnò tutto e congedò la professoressa con un saluto cordiale. Facendo un resoconto, Alessandrini segnò come principale sospettato il professor Cosentino in quanto presente a scuola, ma assente all’assemblea dove avrebbe dovuto essere.
Il giorno seguente, Alessandrini si recò a casa del professor Cosentino per interrogarlo in quanto principale sospettato. “Per quale motivo era presente a scuola e non all’assemblea?”, chiese l’ispettore con tono minaccioso.
“Chi ha detto che non ero presente, io mi sono recato a scuola e ho anche partecipato all’assemblea!”, rispose Cosentino in maniera impulsiva, anche se ciò che aveva appena affermato era falso.
L’agente annuì e ringraziò l’indagato. Non appena uscì dall’abitazione e sedette in macchina, chiamò il suo fidato collega Crippa dicendogli di tenere sotto controllo tutti i movimenti del professor Cosentino: “Il sospettato è un uomo di circa quarant’anni, di media statura e peso con capelli lunghi neri e barba.”
Finita la chiamata si diresse dal secondo sospettato, ovvero l’alunno che doveva essere sospeso. Entrato in casa, il detective salutò cordialmente il ragazzo e la madre e iniziò a porre loro qualche domanda per l’interrogatorio: “Cosa avete fatto alla fine dell’assemblea?”
“Naturalmente siamo tornati a casa” rispose la madre in maniera sicura. Alessandrini, munito come al solito del suo taccuino, trascrisse le parole dell’interrogata e ripose la domanda a La Malfa, un ragazzo sveglio, alto circa un metro e settantacinque con capelli corti castani, che confermò quanto detto dalla madre prima.
L’interrogatorio fu interrotto dallo squillare del telefono dell’ispettore: era Crippa. Il detective pensò che si potesse trattare di qualcosa di importante e terminò l’interrogatorio lasciando l’abitazione in maniera repentina. “Ho scoperto che il professore ha partecipato ad uno studio su alcune sostanze chimiche, torna a casa sua immediatamente!”.
A queste parole, Alessandrini tornò dal prof. Cosentino dopo neanche un’ora per chiedergli spiegazioni su quanto riferito dal collega. Il prof. disse che quegli studi erano stati effettuati quando ancora era membro di un’associazione per la salvaguardia dell’ambiente e gli mostrò gli appunti presi in merito all’inquinamento di un fiume in seguito alla dispersione di alcune sostanze al suo interno. Il detective, dopo aver esaminato accuratamente gli appunti che gli erano stati mostrati, si scusò con il professore per le accuse infondate. Dopo essere uscito di casa telefonò a Crippa per ringraziarlo del lavoro svolto e per sollecitarlo a continuare le ricerche.
A quel punto Alessandrini decise di fare una pausa di riflessione e di sospendere gli interrogatori che, fin qui, si erano rivelati proficui allo svolgimento dell’indagine. Dopo essere entrato in un bar e aver ordinato una tazza di caffè, si mise a ragionare con l’aiuto dei suoi appunti: “Abbiamo due soli sospettati, un professore che non era presente a un’assemblea pur essendo a scuola e un alunno che è stato proposto per la sospensione e una vittima, una donna di mezza età che lavorava all’istituto come assistente nel laboratorio di chimica, uccisa senza un apparente motivo”.
Uscito dal locale, l’ispettore notò un messaggio appena ricevuto da parte della Preside in cui veniva incitato a recarsi immediatamente a scuola. Quando arrivò, la Preside era già all’esterno dell’edificio: “Credo di aver qualcosa che le può interessare, ispettore”, disse la Preside.
Alessandrini tirò fuori dal taschino il taccuino e le fece cenno di continuare: “All’esterno della scuola sono state installate di recente delle telecamere nascoste per tenere sotto controllo l’istituto. Così ho pensato di dargli un’occhiata e ho notato qualcosa di strano: il professor Cosentino è rimasto all’esterno a fumare per tutta la durata dell’assemblea”, disse la donna, che successivamente fece accomodare Alessandrini in presidenza per visionare i video di sicurezza. Le immagini erano un alibi del professor Cosentino e anche la certezza che l’autore dell’omicidio era La Malfa.
Il detective iniziò a dimostrare tutta la sua bravura quando formulò il suo verdetto: l’assassino si era diretto nel laboratorio di chimica per rubare la boccetta contenente il veleno che gli serviva per uccidere una persona che aveva stimolato il suo astio; nel caso di La Malfa, la prof Luciano, da lui odiata per le numerose note disciplinari e per avergli causato una sospensione. Era però ancora da chiarire la morte di Anna, che sembrava non aver avuto problemi con nessuno.
Nel giro di un giorno, Alessandrini aveva già formulato un tranello per incastrare definitivamente il colpevole: la prof Luciano sarebbe servita come esca in quanto avrebbe dovuto attirare La Malfa con la scusa della consegna della lettera di sospensione. Fece installare due telecamere nascoste nell’aula dove doveva avvenire l’incontro tra i due, ovvero la classe 4G, la stessa in cui si era svolta l’assemblea qualche giorno prima.
Quando La Malfa arrivò, trovò la Luciano ad aspettarlo mentre prendeva un caffè alle macchinette. I due si salutarono con un “buongiorno” e si diressero verso l’aula. La prof andò a prendere la lettera in sala professori lasciando la bevanda incustodita sulla cattedra. In men che non si dica, il colpevole versò qualche goccia di cianuro nel bicchierino e poi si sedette su una delle sedie in prima fila aspettando l’arrivo della vittima. Rimase sorpreso quando, all’apertura della porta, non trovò la professoressa, ma Alessandrini e la sua squadra.
Una volta messo in manette, il ragazzo confessò tutto e disse che aveva ucciso Anna perché lo aveva colto mentre stava rubando il cianuro nel deposito e, sentendo delle voci e dei passi avvicinarsi, aveva nascosto di fretta il corpo della vittima. Il detective Alessandrini aveva dimostrato ancora una volta la sua bravura e la sua passione per il mestiere.
Lorenzo Arioli, Stefano Ravasi e Nicholas Crespi