UN FIABESCO RACCONTO DELLA REALTÀ. Quando le fiabe che leggiamo diventano realtà e viceversa
Sapete definire il confine tra realtà e finzione? Tra la nostra esistenza e una favola? La maggior parte delle risposte sancisce una linea netta tra le due dimensioni, distinguendole come due insiemi totalmente separati. Purtroppo, o per fortuna, in realtà questi due gruppi si intersecano e si mescolano dando risultati ai quali siamo ormai abituati, rendendoci incapaci di discernere esaurientemente le due facce della stessa medaglia. Un esempio? La Russa della Prima Guerra Mondiale e quella odierna.
Un passo alla volta, però…
Siamo nel 1917, l’impero zarista decade, i bolscevichi salgono al potere e da quel momento l’URSS cade in una profonda fiaba (o dittatura, si considerano sinonimi) frutto di propaganda e terrore, parate e gulag, premi alla produzione e omicidi. Quasi ironicamente questa storia è raccontata da una favola, apparentemente di quelle che si leggono ai bambini prima di andare a letto, di quelle con animali che parlano e si comportano come esseri umani. Stiamo parlando de “La fattoria degli animali” di George Orwell.
La vicenda prende luogo in una masseria gestita da un fattore (gli zar) che finge di non avere abbastanza cibo e soldi per sfamare gli animali (il popolo) i quali, stanchi della situazione e sotto consiglio del “Vecchio maggiore” (Marx o Lenin), attuano la rivoluzione, facendo scappare l’uomo. A raccogliere l’eredità lasciata dall’anziano leader sono due maiali: Palla di neve (Trotskij) e Napoleon (Stalin). Il primo interpreta la filosofia (il comunismo) del predecessore in modo autentico e puro, ponendo tutti sullo stesso livello, fissando regole eque. Il secondo è assetato di potere, costituisce un gruppo di segugi al suo servizio (la polizia segreta), boicotta il compagno, si arroga meriti non suoi, uccide chi si oppone e infine prende il posto vacante del fattore. Il resto fa parte della triste cronaca sovietica. Un periodo storico che, come descritto precedentemente, fa della realtà una favola nella quale il partito è buono, lo stato è forte e potente, l’economia è in crescita e gli occidentali sono i cattivi che cercando di boicottare chi vive nella giustizia e nell’equità.
Non vi pare qualcosa di famigliare? In queste parole non percepite qualcosa di già sentito? Un déjà-vu? Siamo sempre in Russia, il periodo sono gli ultimi vent’anni, l’impero sovietico decade e, dopo uomini deboli, al potere sale un uomo carismatico, capace e con molti agganci (e più di uno scheletro nel cassetto): Vladimir Putin. Da quel momento la nazione cade in una profonda fiaba, fatta di propaganda e terrore, parate e prigioni, premi e omicidi. Anche questa volta la realtà si intreccia con la fantasia e tutto diventa il contrario di tutto. Una sanguinosa guerra a una nazione vicina? Un’operazione militare speciale. Una democrazia attratta nell’orbita del mondo occidentale? Uno stato da denazificare. Un crudele dittatore che tra armi atomiche e depositi di gas tiene in scacco mezzo mondo? Un liberatore, un salvatore.
Cosa dovremmo imparare da queste vicende? Che i russi sono “brutti e cattivi”? Che Putin è un dittatore? No, dovremmo invece iniziare a leggere.
Perché la storia, se quantomeno la studiassimo, sapremmo che è un continuo ripetersi di eventi. Stalin e Putin, invasione russa sotto Napoleone fermata dal “generale inverno” e poi invasione tedesca arenatasi allo stesso modo. O, molto più semplicemente, aprendo i libri potremmo carpire informazioni che, ampliando il nostro bagaglio culturale, ci permetterebbero di analizzare in profondità ciò che ascoltiamo, siano essi discorsi politici che notizie dal fronte.
Poi, un giorno, dopo aver finito un libro, accendendo la tv, vedremo e sentiremo qualcuno che cercherà di venderci una favola. E a quel punto capiremo… Capiremo che quelle parole lette nei libri ci sono servite: ci avranno aiutato a smascherare una bugia, ci avranno permesso comprendere la realtà. A quel punto potremmo sentire qualcosa di strano, un sentimento particolare, non descrivibile, qualcosa che si prova soltanto leggendo.
Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.
Francesco Cagliero Ercole