TUTT’UNO CON LA TECNOLOGIA
Un racconto che, in tempi di didattica a distanza e di sovraesposizione alla tecnologia, ci mostra i rischi di un’eccessiva integrazione degli strumenti tecnologici nelle nostre vite. Per non dimenticare, soprattutto ora, di restare umani.
Apro gli occhi. Il dispositivo impostato ieri sera nel mio cervello mi ha fatto aprire le palpebre alle 06.30 esatte. Siccome è collegato alla mia custodia, il coperchio si è aperto e, automaticamente, la mia schiena si alza. Rimuovo la spina del sonno, va collegata e scollegata a una presa sulla mia spalla e mi permette di far riposare tutti gli elementi del mio corpo, senza morire.
Scendo con un ascensore fino in cucina. Nuovo spazio. “Spazio nuovo: cucina. Selezionare prossima azione”, dice il computer che ho nel polso; mostra la schermata con le azioni che ho a disposizione in cucina. Le azioni sono limitate e già scelte: così non si possono commettere reati. Nel caso servisse aggiungere nuove azioni, bisogna recarsi in municipio e presentare un modulo di richiesta, poi un programmatore le aggiunge sul computer del soggetto richiedente, ma solo se le azioni vengono approvate.
L’azione “Parla” è presente nella maggior parte degli spazi. Questa è la riforma migliore che l’uomo abbia mai fatto! Nel mio caso, in cucina ho due opzioni: “Colazione” e “No colazione”. Scelgo “Colazione”: pile per ricaricarmi.
Noto che si illumina una lucina sulla mia gola. Non l’ho mai vista prima ma non mi preoccupo. Non posso perché questa emozione è stata disattivata dal governo; le uniche emozioni che possiamo provare sono felicità e apprezzamento. Il governo dice che questo serve per far funzionare con più facilità e serenità le leggi e la società. Fantastico pure questo!
Mio padre si avvicina. Seleziona “Parla” sulla sua schermata. “Ivo – al giorno d’oggi si usano nomi corti, sono più veloci da scrivere -, qualcosa non funziona nella tua gola”. Con un gesto apre la mia schermata con tutti i miei dati. In ordine seleziona “Dati fisici”, “Attuali”, “Salute”, poi apre le notifiche sotto l’ultima voce “Mal di gola”.
Sorride. Gli capita spesso di pensare che la nostra salute non sia abbastanza tutelata. Dice che forse non è bastato eliminare tutti i mari, gli oceani, i laghi, i fiumi e distruggere i satelliti per evitare che la tecnologia del nostro corpo si danneggiasse o che qualcosa interferisse con essa. So che quei satelliti erano stati creati quando c’erano ancora Stati come l’antica Italia o l’antico Canada (ora siamo tutti in un unico continente, la Pangea divisa, e sotto un unico Capo). E lui ama il nostro Stato.
Apre la cella frigorifera, mi disattiva e mi smonta la gola sostituendola con una nuova. Sulla mia schermata appare “Inserita nuova gola, accettare?”, preme “Sì”. Non servono codici o password di sicurezza per fare ciò che lui ha appena fatto. Certe azioni vengono aggiunte quando si diventa genitore. Mi riattiva.
Ora sto molto meglio. Ogni singolo macchinario del nostro corpo è collegato al cuore, ciò significa che di ogni malfunzionamento ne risente il cuore. Se una funzione si spegne completamente, si muore. Per questo non ci si può togliere nessun macchinario.
“Stai attento alla tua nuova gola, è faticoso curarti”.
Premo “Parla”, alzo il volume e rispondo: “Hai ragione, scusa”.
Suona l’allarme: devo andare a scuola. Mi alzo e automaticamente mi guido alla fermata del muovi-studenti.
Il muovi-studenti arriva, salgo e sono subito davanti alla mia scuola. Firmo priva di entrare, serve per essere sicuri che sono andato a scuola. Tocco la mia firma e con il dito la mando ai miei genitori, così ne sono sicuri pure loro.
Qui non mi chiamo Ivo, qui sono 12.1D, cioè il numero sull’elenco di classe e la mia classe. Non so come si chiamino i miei compagni. Quando siamo a scuola dobbiamo selezionare “Ascolta” per due ore e poi possiamo usare un timer che conta dieci minuti, ovvero il tempo che abbiamo per disattivarci. Poi, quando scade la pausa, scatta l’azione “Ascolta” per altre due ore.
Avendo a disposizione solo queste azioni non possiamo socializzare, se così si dice: è una cosa che si faceva fino al ventitreesimo secolo, è da vecchi. Tutto ciò non ci pesa, ci rende felici anzi, siamo spensierati e apprezziamo. D’altronde sono le sole emozioni che ci sono concesse, ricordate, no?
Mi capita di pensare ai popoli antichi che dovevano accendere un cellulare e scrivere messaggi, selezionare a chi scrivere… Sono così fortunato a essere stato creato in questo periodo. Inoltre, penso a quanto in passato fossero esposti a pericoli e a emozioni inutili come il dissenso (credo si definisca così). I loro corpi erano scoperti, erano solo carne e ossa e avevano un modo di emanare le leggi e di farle eseguire davvero arcaico e scadente. Ora le leggi sono programmate in noi alla nascita, si può ripassarle quando si vuole aprendo la propria schermata, sotto la voce “Ordini”. Le si legge e poi, per la voce selezionata esce la pagina delle opzioni, con una sola opzione: “Accetta”.
Naturalmente queste cose ci vengono ripetute anche a scuola, dove la maggior parte delle lezioni sono teoriche. Impariamo a usare i meccanismi del nostro corpo, studiamo la storia, matematica e facciamo anche alcune ore pratiche in cui ci viene insegnato a usare programmi e altre tecnologie non appartenenti al nostro corpo. A casa dobbiamo fare poi delle relazioni su quanto imparato di un argomento. Né nostri genitori né nessun altro può aiutarci, le azioni inerenti ai compiti possono essere svolte solo dagli alunni, e ognuno può agire su un solo compito.
Ora devo concentrarmi e selezionare “Ascolta”, la lezione sta per cominciare. Sono contento della della mia scuola e penso che il metodo di istruzione adottato sia molto efficace e innovativo. C’è solo un modo per eseguire i compiti e per studiare, mi piace molto perché così sono sicuro di non sbagliarmi su nulla.
A scuola ci parlano anche degli usi delle civiltà dei secoli passati. In quegli anni forse erano più creativi, ma di sicuro comettevano più errori e avevano dei metodi più lenti e arretrati. Immagino a chissà quante cose pensavano, a quante cose inutili!
Fortunatamente oggi abbiamo degli obiettivi ben precisi. Finalmente siamo completamente integrati con l’invenzione più grande dell’umanità, finalmente oggi siamo tutt’uno con la tecnologia e con lei portiamo avanti la nostra società.
Oggi chiunque è fiero di affermare di essere, finalmente, a tutti gli effetti, una macchina.
Laura Vanzulli