Stanley Kubrick. Il cinema che non finisce mai
Stanley Kubrick è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense. Da molti (me compreso) considerato uno dei migliori registi della storia del cinema, è stato anche direttore di fotografia, montatore, scenografo, creatore di effetti speciali, scrittore e fotografo. I suoi film sono considerati da vari critici cinematografici, come Michel Ciment, i più importanti contributi alla cinematografia mondiale del ventesimo secolo.
È conosciuto per aver affrontato un numero molto ampio di generi cinematografici, tutti con grande successo di critica e pubblico: il film di guerra con Orizzonti di gloria e Full Metal Jacket, il noir con Il bacio dell’assassino e Rapina a mano armata, il peplum con Spartacus, il dramma con Lolita, la satira politica con Il dottor Stranamore, la fantascienza spaziale con 2001: Odissea nello spazio e quella sociologica con Arancia meccanica, il film storico con Barry Lyndon, l’horror psicologico con Shining e il thriller erotico con Eyes Wide Shut.
A 25 anni dalla sua morte (7 marzo 1999), viene ancora considerato come uno dei più grandi cineasti di sempre, avendo lasciato un’impronta indelebile nel cinema e una visione artistica nella regia superba e innovativa.
La tecnica di Kubrick
Per iniziare a parlare della tecnica e della bravura di Kubrick, vi basti pensare che qualcuno era convinto che proprio lui fosse stato capace di simulare l’allunaggio; prima degli anni 2000 era infatti molto diffusa la voce che non fosse mai avvenuto lo sbarco sulla luna e che il governo americano avesse ordito un complotto per scoraggiare i russi e dichiararsi proprietario della Luna.
Tra le principali tecniche adoperate da Kubrick ci sono i piani sequenza, lunghe scene girate senza tagli, dove la bravura del regista e dell’attore la fanno da padrone. Tra i più famosi si ricordano quelli di Arancia Meccanica, Shining, Full Metal Jacket e in particolar modo Orizzonti di gloria, un film ambientato durante la prima guerra mondiale, con un piano sequenza di quasi due minuti ininterrotti ove il caporale augura buona fortuna ai soldati in trincea mentre la battaglia impazza.
La sottrazione è un’altra delle tecniche che Kubrick aveva fatto sue; consiste nel inquadrare una scena e subito dopo mostrare il volto del personaggio che reagisce a tale scena. La grandezza di Kubrick stava nel mostrare solamente la reazione, tanto bene da far capire cosa stesse guardando il personaggio. Una delle scene più famose è il taglio dei capelli di Full Metal Jacket.
Kubrick padroneggiava pure l’arte delle scene lente, quasi tutti i suoi film ne contengono parecchie, ma non sono mai state ritenute noiose, anzi piene di spunti riflessivi e molto affascinanti.
Un’altra tecnica molto famosa è il match-cut, un montaggio che associa due immagini mettendole una dopo l’altra, di cui Kubrick girò il più noto e efficace di sempre: è quello di 2001: Odissea nello spazio, dove con solo due immagini riesce a rappresentare milioni di anni di evoluzione.
E oltre a queste tecniche di regia e montaggio Kubrick, è conosciuto per la sua meticolosità, come il girare scene a volte anche più di 100 volte fino a che non era completamente soddisfatto. Si dice che per Shining la pellicola misurava quasi 300 chilometri, e alla fine solo l’1 per cento delle scene girate vennero usate; con il suo ultimo progetto, Eyes Wide Shut, fece durare le riprese ben 46 settimane.
Infine vorrei parlare del suo rapporto con la musica; sua moglie Christiane disse addirittura che Kubrick era “dipendente dalla musica”.
Quasi sempre, nei suoi ultimi sei film, scelse musica preesistente, molte volte classica. Si dice che per una singola scena passò venti giorni ascoltando ogni registrazione possibile della musica fatta nel Diciassettesimo e Diciottesimo secolo. Kubrick amava la musica, e amava che fosse strettamente collegata con il suo lavoro. Come disse una volta: «Un film dovrebbe essere più musica che romanzo. Dovrebbe essere una progressione di umori e sentimenti. Il tema, quello che sta dietro le emozioni, il significato; tutto questo arriva dopo». Il regista Paul Thomas Anderson ha detto: «È difficile fare qualcosa che non abbia già fatto Kubrick, quando metti musica in un film».
I lungometraggi – I primi esperimenti
Stanley Kubrick conta ben 13 lungometraggi tra i suoi lavori, di cui quasi tutti considerati capolavori senza tempo. Ma prima di diventare un nome noto e a tratti leggendario, Kubrick dovette iniziare a fare cinema con opere che, pur essendo meno conosciute, mostrano già i segni distintivi del suo stile: l’attenzione maniacale alla composizione visiva e l’esplorazione di temi complessi. I film sono:
Fear and Desire (1953)
Un lungometraggio sperimentale, spesso definito da Kubrick stesso “un lavoro immaturo”; è un’allegoria filosofica sulla guerra e sulla condizione umana. Nonostante le sue imperfezioni, il film contiene intuizioni visive e narrative che preannunciano il genio del regista.
Killer’s Kiss (1955)
Un noir che esplora la solitudine urbana e le tensioni emotive. Con un budget ridotto, Kubrick creò un film visivamente ricco, usando tecniche innovative come riprese in esterni con luce naturale.
Queste opere, seppur meno note, hanno aiutato Kubrick a definire il suo stile e a riuscire a rappresentare al meglio i suoi pensieri tramite la cinepresa.
Le opere più iconiche
2001: Odissea nello Spazio (1968)
Una pietra miliare del cinema di fantascienza, che ha rivoluzionato il genere non solo dal punto di vista visivo ma anche filosofico. Kubrick ha trasformato un racconto di Arthur C. Clarke in un’epopea esistenziale sull’evoluzione umana, la tecnologia e l’ignoto. Con effetti speciali pionieristici e una colonna sonora iconica, il film è un viaggio viscerale che invita a riflettere sul nostro posto nell’universo.
Arancia Meccanica (1971)
Una provocatoria esplorazione della violenza, del libero arbitrio e del controllo sociale. Ambientato in un futuro distopico, il film segue Alex DeLarge e il suo complesso rapporto con la società, la cultura e la moralità. Con un’estetica strampalata e sequenze disturbanti, Kubrick spinge il pubblico a interrogarsi sui confini tra natura umana e manipolazione istituzionale.
Shining (1980)
Considerato uno dei migliori film horror mai realizzati, Shining è una lezione di tensione psicologica e simbolismo. Kubrick utilizza l’hotel Overlook come metafora della follia e della disgregazione familiare, spingendo Jack Nicholson a una performance memorabile.
Full Metal Jacket (1987)
Un ritratto della guerra del Vietnam che mostra l’addestramento disumanizzante dei marines e l’assurdità del conflitto sul campo. Con una narrazione divisa in due atti distinti e una fotografia cruda, Kubrick critica la brutalità della guerra e il suo impatto sull’animo umano, evitando ogni glorificazione.
L’opera incompiuta
Eyes Wide Shut (1999)
L’ultimo film di Kubrick è un thriller psicologico che esplora il desiderio, l’infedeltà e i segreti più oscuri delle relazioni umane. Ambientato in una New York rarefatta e surreale, il film è una meditazione sulla fragilità e sul desiderio umano. Kubrick è morto pochi giorni dopo aver completato la sua versione del montaggio, lasciando un’aura di mistero attorno alla sua ultima opera.
Questi film rappresentano le tappe fondamentali di un percorso artistico che ha ridefinito il cinema, portandolo oltre i limiti convenzionali e trasformandolo in un mezzo di riflessione profonda, concludendo così una carriera visionaria.
L’eredità di Kubrick
Stanley Kubrick ha influenzato profondamente il cinema e l’arte contemporanea, ispirando numerosi registi con il suo approccio innovativo e la sua ossessione per i dettagli. Registi del calibro di Steven Spielberg, Christopher Nolan, David Fincher, Paul Thomas Anderson e Denis Villeneuve, hanno tutti preso come riferimento e incorporato nei loro film elementi kubrickiani come l’attenzione ai dettagli e le tecniche di regia più memorabili.
Citazioni, omaggi e critiche
Kubrick è molto citato anche nello scenario pop, come nei libri, nella musica e in molte serie di successo, tra cui I Simpson, che citano ripetutamente Kubrick in episodi iconici. Ma la sua influenza si estende pure al mondo della moda e quello dei videogiochi, con continui rimandi alla sua estetica e ai temi utilizzati nei suoi lungometraggi.
Certo, nemmeno una persona come Kubrick è stata esente da controversie, ma anzi proprio per il pensiero eccessivamente perfezionista, i temi trattati e la “freddezza” con cui venivano messi in scena i suoi film, suscitò molti dibattiti sul suo modo di esprimersi attraverso la settima arte.
Io penso invece che questo approccio distaccato abbia permesso una lettura più ampia e filosofica dei suoi film, rendendoli senza tempo.
Perché ad oggi continua a parlare a noi
I temi affrontati da Kubrick sono questioni fondamentali che rimangono centrali nel mondo contemporaneo, come lo erano 30 o 40 anni fa.
La condizione umana e l’animo, esplorati tramite la grande espressività e la forza di molte scene, trasmettendo al pubblico i pensieri dei personaggi.
Il rapporto tra l’uomo e la tecnologia, in opere come 2001: Odissea nello Spazio, infatti è uno dei temi più dibattuti dei giorni nostri in merito all’intelligenza artificiale e alla robotica.
Il potere e la moralità, portati alla mercé di tutti gli spettatori tramite i suoi film come Arancia Meccanica e Full Metal Jacket.
In più Kubrick non lascia mai soluzioni e finali di facile lettura o con la solita e ripetuta morale. Il cinema di Kubrick era astratto, ma rimaneva sempre il più possibile veritiero e vicino alla realtà. I suoi film sono studi di ambiguità, che spingono lo spettatore a confrontarsi internamente con le proprie convinzioni e la propria morale. Questo approccio mantiene la sua opera straordinariamente attuale e aperta a sempre nuove interpretazioni.
In conclusione, Kubrick è stato molto più di un semplice regista: è stato ed è tuttora un’icona culturale, un artista che ha fatto suo il cinema trasformandolo e adattandolo al suo pensiero e alle sue necessità, in un mezzo per esplorare le grandi domande della vita. A 25 anni dalla sua scomparsa, le sue opere continuano a risuonare, a provocare e a ispirare. La sua capacità di attraversare generi, di sfidare convenzioni e di esplorare le complessità dell’esistenza lo rende un autore senza tempo, il cui impatto resterà indelebile per le generazioni future.
Infine vorrei chiudere questo articolo con due frasi di Kubrick che riassumono perfettamente il suo pensiero di regista e il suo modo di fare:
“Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato.”
“Il miglior modo per imparare a fare un film è farne uno.”
Queste due frasi penso che descrivano al meglio la filosofia di Kubrick e diano un grande spunto per qualcuno che è ancora indeciso sulla propria vita; se hai un pensiero, un’idea o un sogno, il modo migliore per realizzare tutto ciò è provarci, migliorando costantemente.
Concludo così i miei pensieri su un regista che è stato capace di eccellere in ogni ambito e genere riferito alla settima arte, cambiandola e lasciando per sempre un segno indelebile del suo passaggio.
Francesco Morandi