SPLIT. Recensione di Mattia Falzarano, vincitore del bando per la giuria specializzata Piccolo Grande Cinema
Con questa recensione del film SPLIT (USA, 2016, M. Night Shyamalan), Mattia Falzarano, della 3^B dell’Einstein, ha vinto il concorso che gli permetterà di partecipare come giurato al festival “Piccolo grande cinema” organizzato dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano. La giuria, composta da più di 70 studenti provenienti dalle scuole di tutta la regione, lavorerà dal 4 all’11 novembre visionando e valutando le pellicole del festival e parteciperà a workshop, laboratori, conferenze e open-day in un percorso di orientamento professionale nel mondo del cinema valido per l’Alternanza Scuola-Lavoro. Con Mattia, anche Nicolò Scalesi, sempre della 3^B, vincitore del bando con una recensione di The Matrix.
Tre ragazze adolescenti, un uomo che le rapisce e le chiude in uno scantinato: situazione apparentemente classica per qualcuno che sa di star andando a vedere un thriller al cinema. Vero? Tuttavia il film non è così scontato come sembra a prima vista. Infatti, il rapitore non è l’unica persona a risiedere nel proprio corpo; o meglio, non è l’unica personalità.
M. Night Shyamalan, regista de Il sesto senso (1999) e Unbreakable – Il predestinato (2000), torna nelle sale con questa pellicola che trova la sua colonna portante nella psiche traviata del rapitore, Kevin, interpretato dallo scozzese James McAvoy, già conosciuto nelle sale per la sua partecipazione nella saga cinematografica degli eroi Marvel X-Men. Kevin è affetto da un Disturbo Dissociativo dell’Identità che lo porta ad avere 23 personalità diverse albergate nella sua mente, ognuna con caratteristiche uniche. Il film si sviluppa mettendo sempre di più a nudo le dinamiche paradossali che si innescano nella mente di Kevin, senza però lasciarlo solo al centro della scena. Infatti viene concesso dello spazio anche a Casey (interpretata da Anya Taylor-Joy), la più “problematica” fra le tre ragazze rapite. La trama di Split è un puzzle frammentato che, con la continua aggiunta di nuovi tasselli, costruisce un crescendo nell’interesse dello spettatore. Il tutto viene condito dall’uso di pochi luoghi e la preferenza di spazi angusti che rafforzano l’atmosfera tesa e senza respiro che circonda le tre malcapitate, destinate a qualcosa di oscuro premeditato da una 24esima personalità nascosta di Kevin, punto centrale del mistero che circonda il film.
Quest’ultimo lavoro di Shyamalan è considerabile come un buon thriller con qualche tratto horror che con pochi ma ben studiati personaggi sa come suscitare l’interesse dello spettatore. Un omaggio, infine, va all’interpretazione di McAvoy del suo particolare e unico personaggio.
Mattia Falzarano