SOLARIS e 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO, quando la fantascienza incontra la filosofia
Altri due consigli di lettura per questi tempi difficili: come guardare al futuro per guardare, in realtà, nelle profondità più recondite dell’essere umano.
Solaris e 2001 Odissea nello spazio, rispettivamente scritti da Stanislaw Lem e Arthur Charles Clarke, rappresentano la massima espressione umana della fantascienza filosofica letteraria. Due viaggi nello spazio infinito della mente umana e del cosmo astrale, capaci di annichilire tutti i pre-concetti e le sicurezze dell’uomo nei confronti di se stesso e del mondo circostante. Due opere che hanno nutrito l’immaginario cinematografico e da cui sono stati tratti due grandissimi film, rispettivamente di Andrej Tarkovskij (1972) e Stanley Kubrick (1968).
Probabilmente è non solo impossibile, ma senza scopo, cercare di definire quale dei due romanzi sia il più utopico nella sua realizzazione, poiché entrambi creano degli archetipi fondamentali, attraverso una magistrale fusione tra forma e concetto, utilizzando lo spazio e l’ignoto come uno specchio in cui l’umano scopre se stesso. Un riflesso non donato, ma costruito e concesso dalle ambizioni e fatiche dei protagonisti.
I due romanzi si differenziano principalmente per il contesto in cui sono ambientati (Solaris intorno a un misterioso pianeta-oceano-forma vivente, 2001 nello spazio profondo) e per i diversi metodi adottati dagli scrittori per veicolare il proprio pensiero.
2001 Odissea nello spazio presenta le entità classiche del racconto fantascientifico: il viaggio spaziale e il contatto con civiltà più avanzate di quella umana. Un contesto più materialista e basato sull’intreccio, rispetto alla narrazione di Solaris costruita su idee e riflessioni; il monolito nero presentato nella prima parte di 2001 è senz’altro una figura criptica, ma la caratteristica di essere attiva e le azioni compiute la rendono, pur in minima parte, comprensibile da parte del lettore.
Nonostante il monolito rappresenti la vita e coscienza universale, dalle sue azioni riusciamo a dargli un significato, a renderlo simile a noi per poterlo comprendere. 2001 Odissea nello spazio ci fa conoscere la complessità che la vita può raggiungere, come l’uomo e l’evoluzione possano trascendere la realtà, attualmente considerata immutabile.
Solaris utilizza una dimensione molto più astratta: si potrebbe dire che il protagonista del romanzo è la mente umana, madre dei fantasmi che infestano la stazione spaziale e il cui padre, il pianeta Solaris, rimarrà sempre del tutto incomprensibile per via dei limiti della coscienza umana. Solaris rappresenta l’annichilimento delle certezze umane, rendendo senza alcun senso il significato della coscienza e, attraverso i fantasmi, potrebbe rappresentare le incertezze e paure dell’uomo, rendendoci consapevoli che l’ignoto non è soltanto all’esterno della comprensione.
L’uomo affronta lo spazio per scoprire Solaris, che non ci porge però nuova conoscenza, ma uno specchio in cui vediamo noi stessi, e ci rendiamo conto di non conoscere assolutamente nulla su di noi e sull’universo.
In definitiva Solaris rappresenta, tra i due, un romanzo di fantascienza filosofica, in cui l’uomo e la sua psiche sono in primo piano, un viaggio dentro se stessi piuttosto che nella profondità dello spazio.
Interessante lo sviluppo opposto dei due romanzi. Solaris parte dalla piccola realtà dell’uomo per esprimere concetti più grandi (la coscienza delle creature, lo scopo della vita e le sue forme) mentre 2001 Odissea nello spazio fa l’inverso, parte dal monolito nero e dall’immensità del cosmo per esprimere l’uomo, le sue origini, il suo futuro.
Nicolò Scalesi