SHUTTER ISLAND Recensione di Luca Costantino, vincitore del concorso Piccolo Grande Cinema
Con questa recensione di SHUTTER ISLAND (USA, 2010, Martin Scorsese), Luca Costantino della 4^B dell’Einstein ha vinto il concorso che gli permetterà di partecipare come giurato al festival “Piccolo grande cinema” organizzato dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano.
Quanto pensiamo di conoscer bene la nostra mente? È una parte di noi che ci accompagna per tutta la durata della vita e dovremmo sapere come funziona, ma purtroppo non sempre è così: può sfuggire al nostro controllo fino a trasformarci nei suoi inconsapevoli schiavi.
Proprio sulla mente e sulla sua presunta “sanità” si basa Shutter Island, tratto dal romanzo di Dennis Lehane L’isola della paura. I temi principali di questo thriller psicologico sono la naturale violenza dell’uomo e la sua relazione con il senso di colpa, argomenti che attraversano da sempre la filmografia di Martin Scorsese.
Una strana isola, una donna scomparsa da un centro psichiatrico e una verità manomessa: l’intero film è una bugia, una realtà sotto mentite spoglie, a metà tra il vero e il falso. Scorsese è riuscito a creare un’atmosfera di labirintico ed enigmatico mistero, dominato da rivelazioni e scoperte, paura e confusione, immerso in un’aria tesa e insicura. Lo spettatore stesso rischia di cadere in un conflitto psicologico, non riuscendo più a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è: realtà e immaginazione si intrecciano perfettamente.
In Shutter Island a ogni risposta segue una nuova domanda, facendo apparire la soluzione dell’intreccio sempre più distante e irraggiungibile. Si parla di complotti, segreti, esperimenti, ma tutto è tanto vero quanto falso. La paura e la pazzia, la colpa e il passato: ecco cosa domina la mente “dell’eroico protagonista”.
Il film mostra alcune delle debolezze umane, le stesse che portano i personaggi a compiere gesti insensati o impulsivi e li spingono verso un temibile baratro. Mostra e riprende anche alcune delle barbarie che l’uomo ha prodotto, ma al contempo le pone su un piano nuovo, illuminando anche ciò che possiamo fare per sopravvivere e preservare ciò che siamo, nel bene o nel male. Ma come si è domandato il protagonista: “è meglio vivere da mostri o morire da uomini per bene?”
Luca Costantino