Pusha T: quando l’artista non esiste
In questo articolo non vi parlerò di un artista emergente come ho già fatto in altre occasioni, bensì di un artista presente sulla scena musicale da anni, con alle spalle vari album e collaborazioni, ma non molto conosciuto dagli ascoltatori più giovani: il rapper statunitense Pusha T.
Pusha T (al secolo Terrence Thornton) nasce nel Bronx nel 1977, anno che segnò il culmine di un periodo storico molto buio per quel quartiere: infatti, la sua famiglia si è presto trasferita in Virginia. Una figura che ha affiancato per molti anni Pusha T, prima nel crimine e poi nella musica, è suo fratello maggiore Gene (anche lui rapper, in arte Malice); verso la fine degli anni ‘90 fondano il duo Clipse, grazie a Pharrell Williams, che si offre di produrre il loro primo demo. Da questo momento inizia la scalata al successo dei Clipse, arrivano i primi contratti e le prime collaborazioni con artisti del mondo del pop, come i Backstreet Boys o Justin Timberlake. Il loro primo album ufficiale arriva nel 2002 e si chiama “Lord Willin’”; il disco contiene numerose hit, ma la più importante è “Grindin’”, che permetterà al duo di emergere a livello mainstream. Le rime dei Clipse sono molto crude e provocanti e i testi parlano soprattutto di vita di strada, spaccio e soldi. Tra il 2006 e il 2009 vengono pubblicati altri due album sotto il nome Clipse, ma la consacrazione di Pusha T come uno dei migliori liricisti del panorama hip hop arriva con la sua carriera da solista, durante il decennio attualmente in corso.
I due eventi che rappresenteranno un grande passo avanti per la carriera di Pusha sono il contratto firmato con la GOOD Music (etichetta fondata da Kanye West, della quale Pusha diventerà anche presidente nel 2015) e la pubblicazione della traccia “Runaway”, brano iconico di Kanye West uscito nel 2010 nel quale è appunto presente una strofa di Pusha T.
Da questo momento in poi vengono pubblicati una serie di album che gli hanno permesso di distinguersi all’interno della scena e che sono sempre stati apprezzati dagli appassionati per via soprattutto dei testi, i quali raccontano in modo violento e molto diretto la società americana sotto vari aspetti.
L’ultima fatica del rapper è “Daytona”, album uscito l’anno scorso che nella sua apparente semplicità ha fatto letteralmente esaltare gli appassionati del genere in ogni parte del mondo. L’album è davvero corto (7 tracce, in tutto circa 23 minuti), ma è un concentrato di adrenalina e violenza verbale su delle strumentali curate nei minimi dettagli, tutte realizzate da Kanye West. L’album ha anche ricevuto una nomination ai Grammy Awards nella categoria “Best hip hop album”; il premio è stato poi vinto dalla rapper Cardi B, scelta che ha fatto indignare molti appassionati del genere. Nell’album sono inoltre presenti anche delle provocazioni al rapper canadese Drake, dando una svolta alla faida che era già aperta da qualche anno; successivamente Drake ha risposto con la traccia “Duppy Freestyle” e Pusha T con “The story of Adidon”, traccia nella quale quest’ultimo sostiene che Drake stia nascondendo al pubblico di aver avuto un figlio con una pornostar.
Il tour dell’album, iniziato circa dieci giorni dopo il suo matrimonio, ha addirittura fatto tappa in Italia, lo scorso ottobre, al Fabrique di Milano. Sul palco erano presenti solo lui, il dj (quasi invisibile perché la consolle era posizionata in un angolo buio del palco) e delle luci.
Il locale non era pieno, anzi, ma Pusha si è comunque presentato e ha eseguito un’ora di show da brividi, senza mai fermarsi tra una traccia e l’altra, nemmeno per dissetarsi, parlare con il dj o cambiare outfit. In questo modo, il pubblico ha potuto concentrarsi esclusivamente sulla sua musica, le sue parole e le sue doti live.
All’evento erano presenti come spettatori diversi esponenti della scena rap italiana, tra cui anche Marracash, che non hanno voluto perdersi un evento così raro e unico, considerando che in Italia gli esponenti della scena hip hop americana non vengono quasi mai per esibirsi.
Nelle ultime settimane sono stati pubblicati due singoli, sempre con strumentali prodotte da Kanye West, molto probabilmente estratti dal suo acclamato prossimo album; il primo si chiama “Soctiopath”, e il secondo, in collaborazione con Lauryn Hill, è intitolato “Coming home”.
Inoltre, dopo anni in cui i due non hanno più collaborato insieme, Pusha T e Malice appaiono sotto il nome “Clipse” nella traccia “Use this gospel”, contenuta in “Jesus Is King”, album di Kanye West pubblicato lo scorso 25 ottobre.
Pusha T è l’esempio di come si possa continuare a essere apprezzati da un numero sempre più grande di persone impegnandosi costantemente a fare la propria arte senza seguire le mode e senza tener conto dei fenomeni del momento.
“I don’t ever want anyone to hear my music and look at it as just gratuitous violence, or hustling and money-getting – I try to tell the perspective of the woman, the man, the mind, why.”
Luca Casiraghi