PERSISTENZA, un racconto di Nicoló Scalesi
Le ombre di un passato che riemerge. Un’oscura minaccia. Un funerale. Un inseguimento: le colpe dei padri ricadono sui figli? Una riscrittura a partire da “Il colombre” di Dino Buzzati. Un racconto originale di Nicolò Scalesi.
Era un mattino soleggiato. Federico era riunito con la sua famiglia nella Basilica di San Lorenzo, a celebrare il funerale di suo padre. La cerimonia si era svolta con tranquillità. Visto che la famiglia non aveva molti parenti, i presenti erano pochi e probabilmente la maggior parte non vedeva l’ora di andarsene. Federico aveva passato tutto il tempo con lo sguardo fisso davanti a sé, con una certa indifferenza.
Il viaggio in macchina verso casa avvenne nella stessa atmosfera. Appena entrato in casa, Federico si diresse in camera sua. Voleva sdraiarsi sul letto a pensare a come si sarebbe svolta la sua vita da quel giorno in poi: sarebbe stato più felice o si sarebbe portato dietro di sé alcuni ricordi che era meglio dimenticare? Dopo quei lunghi interrogativi si addormentò.
Più tardi si mise a sedere davanti alla sua scrivania. Davanti a sé trovò riposto un foglio bianco con sopra scritto:
“Sarai tu a pagare per gli errori commessi da tuo padre”
All’inizio pensò che fosse tutto frutto della sua immaginazione. Però il messaggio era lì, poteva sentirlo. Chi mai avrebbe potuto scriverlo? E perché indirizzarlo a lui? “Vogliono qualcosa da me, – pensò – da mio padre non possono avere più nulla, allora vengono da me. Sarà meglio andare dalla polizia” .
Si mise la giacca e uscì di casa. Il sole stava calando. La caserma era distante 10 minuti a piedi. Mentre camminava, pensò a cosa sarebbe accaduto in seguito: avrebbero continuato a minacciarlo? Sarebbero andati anche da sua madre, da sua sorella?
Era a metà strada quando da un vicolo spuntò un individuo vestito di scuro. Si fermò davanti a lui: “Eccolo, – pensò – è venuto a prendermi. Devo provare a scappare, sperando che non sia più veloce di me”.
Federico si girò e si mise a correre il più velocemente possibile. Voltò la testa per vedere dove fosse il suo inseguitore: era dietro di lui e non dava segni di cedimento.
Corse per qualche minuto, girando angoli e passando per vie strette. Ogni volta che credeva di averlo seminato, l’uomo spuntava sempre fuori, in maniera inverosimile. Federico non sapeva dove si stesse dirigendo, pensava solo a correre usando tutta la forza che aveva in corpo.
Finì in un vicolo cieco: l’uomo bloccava ogni via d’uscita. Avanzò verso Federico. Un debole raggio di luce gli illuminò il volto… Era suo padre, un ricordo da cui non sarebbe più potuto scappare.
Nicolò Scalesi