OLTRE LA CONDANNA, incontro con Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute
Il dott. Mauro Palma racconta agli studenti dell’Einstein quali sono i diritti dei detenuti e parla delle realtà carcerarie italiane facendo emergere problematiche poco note o sottovalutate.
Secondo i dati del Rapporto Antigone 2016, sono ben 54.072 i detenuti carcerari in Italia. Il 1 febbraio scorso il dott. Mauro Palma ci ha proiettati in questa realtà descrivendone alcuni aspetti e parlando di quei diritti che spesso sono violati all’interno degli istituti di detenzione.
Introdotto dalla prof.ssa Bonati e dal Presidente dell’associazione Minerva, Marco Stucchi, il dott. Palma ha subito chiarito che il significato di violazione di libertà personale non si circoscrive solo ai detenuti carcerari, ma anche alle persone sfruttate, alle comunità chiuse e a molti istituti privati di cura (ospedali psichiatrici, comunità di accoglienza, ecc.).
Il Garante si è poi concentrato sull’articolo 27 della Costituzione: «La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte». Tre i punti da lui messi in rilievo: il primo è che un detenuto non deve solo essere incarcerato, ma dovrebbe avere l’opportunità di usufruire di misure alternative (lavori socialmente utili, retribuzione pecuniaria, ecc.), il secondo è che bisogna avere chiara la differenza tra diritti del cittadino e diritti dell’uomo («Puoi limitare il diritto del cittadino ma non puoi limitare il diritto dell’uomo»), il terzo è che una pena deve tendere alla rieducazione del detenuto (visione europea, utilitaristica) e non alla vendetta (visione americana, retributiva).
Il dott. Palma ha poi ricordato che l’Europa ha adottato la “Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo”, basata sulla tutela alla vita, il divieto di maltrattamento dell’uomo, il divieto del lavoro forzato e il principio di legalità, secondo cui non esiste pena se non c’è una legge che lo stabilisce.
Il Garante infine ha toccato un tema fondamentale: quello dei punti di forza e debolezza delle carceri italiane. Tra quelli negativi troviamo il sovraffollamento degli istituti di detenzione, l’inattività e l’infantilizzazione dei detenuti, ovvero la tendenza alla loro deresponsabilizzazione; tra quelli positivi invece troviamo l’elevata presenza di volontariato dalla parte dei cittadini liberi e l’alta professionalità degli operatori carcerari.
Alla fine della conferenza il Garante ha risposto alle domande degli studenti, che si concentravano soprattutto su come sia possibile migliorare prendendo spunto dagli altri Paesi, su come gestire corruzione, educazione e immigrazione e infine su come riparare ai crimini più violenti. Secondo l’esperienza del dott. Palma, l’educazione sta alla base della risoluzione dei problemi posti perché, guardando al futuro, una minor quantità di detenuti, con consistente risparmio per lo Stato, potrà essere effetto solo di una diminuzione dei crimini che passa, giocoforza, per l’educazione.
Perché, quindi, non investire nelle carceri al fine ottenere un abbassamento del tasso di criminalità e un conseguente risparmio per lo Stato? A parere del dott. Palma non siamo abituati a uno sguardo teso all’avvenire, ma siamo troppo legati al presente e ai problemi attuali. Finché non ci abitueremo a guardare avanti, non riusciremo mai a progredire e a migliorare una delle realtà di cui sentiamo così spesso parlare solo in negativo.
Gioele Bestetti