MIA E IL LEONE BIANCO. Sensibilizzare contro la caccia in scatola
Mia Owen è una ragazzina di undici anni che vive in Sudafrica nell’allevamento di leoni dove lavorano i genitori. Un giorno la vita di Mia, malinconica per aver lasciato Londra ed essersi trasferita lontano, cambia radicalmente: nell’allevamento arriva un piccolo cucciolo di leone bianco che lei chiamerà Charlie.
Mia e Charlie con il passare del tempo diventano inseparabili, ma c’è un problema che preoccupa soprattutto i genitori… I leone da cucciolo poco più grande di un gatto comincia a diventare grande, ad avere unghie e denti che potrebbero ferire Mia e non solo. Il padre quindi decide di venderlo al miglior acquirente, un uomo con un “allevamento” di leoni. Quando Mia scopre non solo della vendita del suo amico, ma anche di quale terribile destino lo attende, diventare un trofeo di Canned Haunting per qualcuno, parte una lunga avventura che condurrà Mia e Charlie a una riserva naturale che potrà dargli la protezione e il destino che merita.
Questo film fin dall’inizio cerca di sensibilizzare su un tema sicuramente poco conosciuto, il “Canned Hunting”, detto anche caccia in scatola, uno sport legale in Sudafrica e non solo che prevede l’uccisione di un leone o un altro animale al solo scopo di divertimento, per ottenere un trofeo da appendere e guardarsi compiaciuti nel tempo. Una stima fornita dalla fondazione Kevin Richardson (gestita dallo stesso zoologo che ha aiutato nelle riprese del film, accertandosi del benessere del leone) dice che in 80 anni la popolazione mondiale dei leoni selvaggi è passata da 450 mila a circa 15-20 mila. Da qui si deduce che nei prossimi 20 anni tutti i leoni saranno estinti. Il Canned Hunting in Sudafrica è una delle principali fonti di turismo: già dalla nascita i cuccioli di leone vengono usati come attrazione per le numerose famiglie e persone desiderose di coccolare e dar da mangiare a dei cuccioli; non appena più grandi passano alle “lion walk” (passeggiate con i leoni) spacciate per salutari per l’animale e divertenti per i turisti; da qui in poi il loro destino è solo uno, appunto il “Canned Hunting”, dove ingenui leoni adulti, ormai a stretto contatto con le persone, non distinguono un fucile da una carezza e, ignari di questa differenza, vengono uccisi I loro resti, non portati a casa come souvenir dopo questo atto brutale, vengono rivenduti al mercato asiatico.
“Mia e il leone bianco” quindi ha proprio lo scopo di sensibilizzare sulla terribile caccia in scatola e su quanto crudele possa essere la violenza sugli animali. Ad oggi, anche grazie a documentari come “Blood lions” di Ian Michler (fotoreporter e guida sull’Africa), il primo vero film che riprende le terribili condizioni dei leoni dietro le sbarre, molte persone hanno potuto capire e prendere a cuore questa terribile situazione non solo del Sudafrica, tanto che è stata istituita una giornata mondiale per i leoni, il 10 agosto e negli anni passati ci sono state molte manifestazioni fra cui la “Global March for lions” che appunto promuoveva i diritti dei leoni.
Quindi per finire Mia e il leone bianco è un film molto interessante, soprattutto per il contenuto e per il messaggio che porta. Le scene sono scorrevoli e la storia molto bella, con un bellissimo finale che fa sperare che il Canned Hunting un giorno finirà…
Adele Colombo