Meat Is Murder
È il momento di raccontare qualcosa che viene trascurato da tempo, qualcosa del quale quasi nessuno parla seriamente, se non in documentari che molte persone non guardano, anche se dovrebbe essere d’obbligo, o in ricerche o articoli che pochi leggono: gli allevamenti intensivi di animali.
Nei paragrafi seguenti faremo un paragone tra gli allevamenti intensivi degli anni ‘80 e quelli dei nostri giorni, anno 2021. Verranno descritti contenuti sensibili che riguardano la vita degli animali in quei luoghi e questo verrà fatto con lo scopo di portare la notizia a chi è indifferente rispetto a queste pratiche che procedono da anni oramai.
Negli anni ‘80 venne pubblicato un filmato che inquadrava lo stato in cui gli animali vivevano dentro quelle prigioni, che si possono praticamente definire “lager”. Il video venne pubblicato da un gruppo musicale, i The Smiths, che hanno accompagnato le registrazioni di quello scandalo con la loro canzone intitolata “Meat Is Murder”, che tradotto significa “La carne è omicidio”.
Ma andiamo ad approfondire il motivo del titolo con la descrizione di quelle riprese…
L’allenamento intensivo di polli
Notiamo subito un’eccessiva quantità di polli accatastati in gabbie di pochi metri quadrati, dentro alle quali parte dei polli muore, molto probabilmente, a causa di virus e batteri, data la sporcizia del luogo. Cosa ancor più sconvolgente, non vi è nessuno che provveda a rimuovere le carcasse dei pennuti. Viene mostrata una scena nella quale un uomo sta tenendo ben stretta fra le sue mani la testa di uno dei polli e, nonostante la scarsa qualità del video, notiamo l’animale sofferente mentre la punta del suo becco viene staccata con un arnese di metallo. Se si guardano bene tutti i polli, non vi è una di queste creature con il becco integro.
Per queste ragioni si fa caso anche al loro sguardo privo speranza: sembra che gli animali sappiano che stanno per andare incontro a una morte dolorosa. Dato il poco spazio nelle gabbie, i polli tendono a beccarsi fra di loro e la maggior parte di questi non presenta le piume sulla pelle. Questa è un’altra causa delle malattie che girano fra loro in quell’ubicazione.
L’allenamento intensivo di mucche
Quanto ai bovini, si vede la registrazione di un uomo che sta attaccando con forza un numero all’orecchio di una mucca. Quest’ultimo sanguina parecchio e si evince che molto probabilmente anche le mucche sono soggette a infezioni non trascurabili. Un’altra scena mostra una mucca che viene marchiata a fuoco con del metallo incandescente, il che è paragonabile a una tortura per l’animale. La registrazione successiva inquadra un’altra di queste bestie che viene appesa per una zampa a testa in giù: chiaramente la mucca si dimena per tentare di liberarsi, con vani sforzi. Il loro modo di camminare non è stabile, di fatti non vi è una mucca che non zoppichi con lo sguardo stravolto da quell’orrore.
La scena più travolgente che molto probabilmente ha fatto più scandalo ai tempi, mostra una mucca nuovamente appesa a testa in giù e con un uomo che è intento a tagliarle la gola. Nel frattempo la mucca muore dissanguata molto lentamente, patendo un immenso dolore.
L’allenamento intensivo di maiali
Viene mostrata, inoltre, la vicenda di un maiale accasciato su di un lato, con le zampe fragili che addirittura non cercano nemmeno di reggerlo in piedi e che sembra rassegnato a rimanere in quella posa. L’immagine di questo maiale viene zoomata sulle sue ginocchia, le quali presentano gravi lesioni. Per finire, nell’ultima parte del video è inquadrato un altro maiale sdraiato per terra mentre tenta di dimenarsi dato che qualcosa (o più probabilmente qualcuno in piedi) è posto sopra al maiale. Gran parte di loro non è più in grado di reggersi in piedi.
Meat is Murder: la parafrasi tradotta
Mentre questi video vengono mostrati, la canzone degli Smith riecheggia e narra il fatto che queste bellissime creature sono destinate a morire in modo orrendo, affermando che si tratta di morte senza ragione e la morte senza ragione è omicidio: di fatti la parola omicidio, murder, viene ripetuta ed evidenziata, anche col tono della voce molto enfatizzato. Il sapore che si sente quando si gusta la carne, non è quel sapore succulento e squisito del cibo in natura: la voce di Morrissey riafferma che si tratta del sapore della morte, del sapore del sangue, dell’aroma dell’omicidio. Dice che non è naturale o normale il fatto di trattare gli animali in questo modo, non è giusto che la carne assaporata dal nostro palato sia frutto di una tortura. E infine chiede se riusciamo a sentire gli animali piangere quando li stiamo degustando. Riusciamo davvero a sentire quanto abbiano sofferto? La risposta è no, perché non molti sanno quale sia la storia di quelle povere bestie.
Gli allevamenti, oggi
Ma cambiamo data e andiamo a parlare di un documentario che di recente è stato trasmesso in televisione, su Rai 3, da PresaDiretta: https://www.raiplay.it/video/2021/03/Allevamenti-intensivi-per-le-future-pandemie—PresaDiretta-29032021-93078a4f-eb6b-4c8f-af09-cc450825d68a.html L’argomento principale è quello, in tempo di COVID-19, della nascita dei virus e in questa trasmissione si parla di H1N1, un virus che nel 2009 ha spaventato il mondo e ha provocato numerosi decessi. Quello che interessa sapere a noi in questo caso è come sia nato questo virus e, guardando il documentario, si viene a scoprire che gli allevamenti intensivi ne sono la causa.
Per provare ciò, nel mezzo della notte un gruppo di giornalisti, attrezzati con torce e telecamere, hanno fatto ingresso in alcuni allevamenti intensivi per raccontarci quello che avviene lì dentro.
L’allevamento intensivo dei maiali: Italia.
Il giornalista racconta che l’allevamento intensivo che stanno andando ad esaminare contiene tra i dieci e i quindicimila maiali all’ingrasso. In un recinto ristretto vi è presente una quantità altamente elevata di maiali che razzolano appiccicati fra loro. Per terra si intravedono gli escrementi dei maiali che nessuno si preoccupa di pulire e già questa è una prova di sporcizia all’interno degli edifici.
Andando avanti, si vede che questi animali si procurano ferite. L’uomo indica nel recinto il cadavere di uno di questi maiali e racconta di come il suo fianco sia gonfio, afferma che la carcassa risale a diverse ore, se non giorni, ed è ancora a contatto con gli altri suoi simili. Ci dice, inoltre, che gli altri maiali presto cominceranno a compiere un atto di cannibalismo nutrendosi del cadavere del maiale perito. Infatti, poco più avanti, uno dei maiali comincia a nutrirsi del suo simile.
Il giornalista fa notare poi che uno di quei maiali non è in buone condizioni, ha dei problemi alle zampe posteriori. Un altro sta sviluppando un tumore all’orecchio, e si può infatti vedere che questo è più gonfio e malformato rispetto all’altro.
I maiali quando sono posti all’interno di questi recinti non sono abituati a gesti d’affetto da parte degli umani. Quando le telecamere escono dalla struttura, inquadrano fra l’erba una carcassa di maiale che era già stata mangiata dai suoi simili e molto probabilmente anche da altri animali situati al di fuori dell’allevamento. Questo prova che altri animali sono in contatto con questi luoghi e possono portare in giro malattie e virus. Per finire, viene mostrata la registrazione della cella frigorifera: questa non è alimentata adeguatamente e i cadaveri dei maiali sono soggetti a una carica batterica incredibile.
L’allevamento intensivo di polli: Italia.
Esistono altre riprese di allevamenti intensivi di polli oggi: la situazione è ancora la stessa degli anni ’80, se non peggiore. Queste creature, sin da quando sono pulcini, vengono geneticamente modificate o alimentate con degli ormoni, in modo da ricavare da loro un petto più gonfio rispetto al normale. Questo fa sí che quando i polli sono in crescita fanno fatica a mantenere l’equilibrio, dato il peso del loro petto diventato ormai smisurato: difatti esistono filmati nei quali si intravedono questi animali caduti in avanti per lo squilibrio del loro corpo e nessuno che li aiuti a rimettersi in piedi. Molti muoiono in questo modo, purtroppo.
Tutto questo avviene per una questione di interessi economici: il petto di pollo che si trova al supermercato e che proviene da questi allevamenti intensivi è venduto in maggior quantità e a basso prezzo. Per questo motivo, quando giriamo per i vari frigoriferi del supermercato ci sembra tutto così economico, ma non andiamo a pensare da dove possano provenire quei grossi petti di pollo a basso prezzo.
Ma tutto questo è davvero necessario?
La risposta può sembrare ovvia e chiaramente è no, ma il motivo non è poi così evidente. Per prima cosa è necessario sapere che il nostro corpo non richiede una quantità tanto eccessiva di carne. Di fatti è necessario consumare carne due volte a settimana per mantenerci in salute. Conseguentemente, non è assolutamente di prima necessità allevare quell’enorme numero di maiali, mucche e galline. Per di più, non in quello straziante e pietoso stato.
Farli soffrire con così tanta crudeltà per ottenere sempre più carne non è di vitale importanza. Quindi sarebbe meglio richiedere in maniera insistente di farla finita di trattare altri esseri viventi in questo modo assurdo, perché potranno anche esserci tutti gli scopi economici possibili, ma non è ammissibile uno scempio del genere. Inoltre, ci facciamo del male da soli così facendo: come dimostrato dalle descrizioni delle condizioni di vita degli animali in queste strutture, in questo modo si alimentano ogni giorno diverse specie di virus, che si trasformano e attaccano anche il nostro organismo, oltre a quello degli animali.
Per finire, è molto importante citare quest’ultimo fatto: la natura prevede che gli esseri viventi si uccidano reciprocamente per nutrirsi e sopravvivere, ma non sprona assolutamente a trattare le altre categorie di esseri viventi in maniera tanto sconcertante. È ora di finirla, perché stiamo solo dimostrando di non star cambiando minimamente rispetto a ciò che accadeva anni fa.
Giorgia Edgecombe