L’IMMORTALE
Un racconto inquietante, un mito che scardina le nostre convinzioni e ci conduce verso un finale a sorpresa. Un incontro con la famelica brama di vita che anima l’Immortale
La porta si aprì. Luca e Paolo entrarono e appoggiarono i loro zaini a terra e, tutti contenti, corsero dal nonno: gli volevano molto bene e appena lo videro gli saltarono addosso per salutarlo e per raccontargli della splendida lezione che quel pomeriggio avevano fatto a scuola.
Tutto contento, il nonno chiese loro che lezione avessero svolto a scuola quel pomeriggio e Luca rispose che la lezione si era concentrata sulle leggende di antichi mostri. Il nonno girò lo sguardo e vide la faccia incredula di Paolo e gli chiese: “Paolo, c’è qualcosa che non va?”.
Paolo fece un respiro e disse al nonno che non credeva affatto in quelle vecchie leggende di mostri, che erano tutte fasulle e che si raccontavano per far spaventare la gente. Il nonno, sorpreso dopo aver sentito il parere di Paolo, propose a lui e Luca di sedersi per ascoltare una storia sul mostro che custodiva il segreto dell’immortalità. I due bambini sorpresi accettarono subito e si sedettero pronti ad ascoltare la storia del nonno.
Il nonno prese un bel respiro e disse: “Sono sicuro che a scuola vi abbiano già raccontato storie sui titani, troll, gremlin e tanti altri mostri che si suppone non siano mai esistiti, ma quella che vi sto per raccontare è la storia del mostro più antico che sia mai esistito. Si dice che viva ancora tra di noi e che custodisca il segreto dell’immortalità. Dovete sapere che in molti manoscritti vengono raccontate le origini di questo essere mostruoso, ma quella che vi sto per raccontare è la storia originale.
Si narra che questo mostro sia stato partorito da una donna umana, anche se non avrebbe mai potuto immaginare che suo figlio avrebbe avuto un’età di settant’anni subito dopo il parto. Il mostro non sapeva ancora parlare e camminare, ma aveva già compreso i suoi enormi poteri: infatti subito dopo essere nato rubò l’essenza vitale della madre, facendola morire.
L’anziano neonato allora incominciò stranamente a ringiovanire e ad acquisire l’uso della parola. Poi fuggì lasciando il corpo della madre steso a terra. Acquisito l’aspetto di un bel ragazzo dai folti capelli biondi, si diresse verso il bosco più vicino cercando di sparire tra la folta boscaglia, in modo che gli altri non potessero più rintracciarlo. Per anni esercitò il suo potere sugli animali della foresta acquisendo sempre più dimestichezza con le sue facoltà, ma con il progredire della tecnologia e per paura di essere scoperto preferì nascondersi tra la gente, di città in città”.
Finita la storia, il nonno chiese ai bambini se fosse piaciuta loro, ma i due bambini si misero a ridere a crepapelle dicendo al nonno che quella era la storia più ridicola che avessero mai sentito.
Poi, all’improvviso, il nonno incominciò a sentirsi male, quindi si sedette sulla poltrona e i due nipoti si precipitarono subito da lui per aiutarlo. Appena i due nipoti si avvicinarono, incominciarono a sentirsi male, mentre il nonno ridendo si alzò dalla poltrona con un balzo fulmineo e ridendo disse: “Ora ci credete a questa storia, eh!”.
Appena i corpi dei due nipoti si accasciarono a terra, il vecchio nonno assunse una forma più giovane, prese una valigia e la riempì di vestiti. Poi si diresse alla porta e, dopo averla aperta, si voltò verso i corpi dei due nipoti dicendo: “Temo sia arrivato il tempo di traslocare”.
Andrea Valtolina