LE PORTE DELLA PERCEZIONE, di Aldous Huxley… Viaggio attraverso la mente
Un altro consiglio di lettura per questi tempi difficili. Laddove è impossibile viaggiare per mezzo del corpo, con la lettura resta almeno possibile viaggiare attraverso la mente umana.
Mi piace leggere, mi piace ascoltare, mi piace anche valutare e criticare. È per questo che oggi vorrei parlare di un capolavoro di Aldous Huxley, “Le porte della percezione”, un saggio su un’esperienza mistica favorita dall’assunzione di mescalina, una sostanza psicoattiva di origine naturale.
Molti di voi potrebbero pensare che un saggio sia un testo noioso, invece “Le porte della percezione” è un viaggio onirico alla scoperta dell’anima. Nella prima parte del saggio, Huxley entra subito nel vivo introducendo la mescalina e descrivendola da ogni punto di vista, sia chimico che spirituale.
La sua esperienza ha inizio da un incontro con un ricercatore che gli chiede di svolgere un esperimento: assumere mescalina al fine di ottenere dati sui suoi effetti. Huxley accetta, e da lì comincia il racconto e la descrizione dettagliata di quello che succede fuori e dentro di lui.
“Le porte della percezione” è un testo certamente impegnativo, ma anche molto emozionante se lo si comprende. Proprio per questo ho personalmente adottato una strategia di lettura: leggere un capoverso e passare al successivo solo dopo averlo compreso a fondo. In caso contrario lo rileggevo. Spesso, dopo aver affrontato lunghi periodi, mi veniva da pensare “wow”. Ciò che leggevo era veramente incredibile!
Huxley riesce a trasportarti nel suo mondo e le sue descrizioni accurate mettono i brividi. Sono di una poetica unica e avvolgente: sembra quasi di essere sotto effetto di mescalina. “Quando mi alzai e presi a camminare, potei farlo del tutto normalmente, senza falsare i contorni degli oggetti. Lo spazio era sempre là, ma aveva cessato di predominare. La mente si interessava, soprattutto, non di misure e collocazioni, ma di essere e significato. E con l’indifferenza per lo spazio venne una indifferenza ancora più completa per il tempo”.
Dopo diverse ore, l’effetto della mescalina svanisce in questo modo: “Un’ora dopo […] facemmo ritorno a casa, e io ero ritornato a quello stato rassicurante ma di profonda insoddisfazione, conosciuto come ‘avere la testa a posto’”.
Terminata l’esperienza psichedelica, nell’ultima parte del saggio Huxley scrive una serie di considerazioni relative alla realtà suggeritegli dall’assunzione di mescalina.
Credo che non ci sia altro da dire, se non che questo è un capolavoro capace di condurre la mente umana oltre i propri limiti.
“Noi viviamo insieme, agiamo e reagiamo gli uni agli altri; ma sempre, in tutte le circostanze, siamo soli”.
Mattia Bighi