L’autenticità di FREDDIE GIBBS, il fuoriclasse del rap
Freddie Gibbs, all’anagrafe Fredrick Jamel Tipton (classe 1982), è il fuoriclasse del rap americano di cui la critica sta molto parlando negli ultimi anni e l’artista che ha pubblicato il miglior album dell’anno passato.
Dopo svariati progetti da solista e la fondazione dell’etichetta ESGN, nel 2014 Gibbs pubblica il suo primo album concepito in collaborazione Madlib (storico geniale producer americano che ha rivoluzionato il mondo dell’hip hop nei primi anni 2000), Piñata.
Questo album è stato molto apprezzato dalla critica per il modo in cui la voce e il flow di Freddie riescono a sposarsi perfettamente con le basi poliedriche di Madlib; lo stile rimanda molto al g-funk della west coast degli anni ‘90 e i featuring sono impeccabili, dagli allora emergenti AB-Soul, Mac Miller e Casey Veggies a mostri sacri come Raekwon.
Le tematiche toccate da Freddie sono le piú svariate, dalla violenta vita di strada alle sostanze stupefacenti e a tutte le sue esperienze di vita, ma riesce a non scadere mai nel banale e tende ad allontanarsi da qualsiasi cliché appartenente al mondo dell’hip hop odierno.
Cresciuto ad Indiana, prima della carriera musicale, dopo vari licenziamenti nel mondo dell’industria, l’espulsione dal college e il fallimento della carriera militare (per trascorrere meno tempo in prigione aveva partecipato a una selezione), Gibbs si dedica nuovamente alla vita da gangster, vivendo le esperienze che successivamente racconterá nei suoi brani.
Negli anni, Freddie ha inoltre collaborato alla realizzazione delle colonne sonore di alcuni videogiochi, tra cui i classici Grand Theft Auto V e Max Payne 3.
Nonostante le accuse di abusi sessuali ricevute nel 2016 e il cancellamento di alcune date europee, Freddie è molto attivo negli ultimi anni; la sua ultima fatica è l’album Bandana, secondo album realizzato insieme a Madlib, pubblicato il 28 giugno 2019.
Bandana è il risultato della perfetta combinazione tra i testi crudi (prevalentemente gangsta) di Gibbs, il suo flow e le strumentali molto sperimentali e variegate, ma sempre vicine al jazz, di Madlib.
Anche gli ospiti presenti nel disco hanno creato delle strofe potenti che si abbinano bene alle atmosfere create da Gibbs e Madlib, primo su tutti Pusha T (di cui abbiamo già parlato), presente nella traccia “Palmolive” insieme a Killer Mike (storico esponente della scena di Atlanta, ora facente parte del duo “Run the jewels”, un altro gruppo molto interessante che negli ultimi anni si è distinto grazie all’attitudine e la sperimentazione dimostrata nei brani).
Nonostante i vari progetti che ha rilasciato negli anni anche da solista (tra cui “You only live 2wice”, secondo me il più interessante), credo che Bandana sia quello più completo sotto ogni punto di vista.
L’album non ha avuto un grosso successo commerciale, ma ha ricevuto delle critiche generalmente molto positive da critici e appassionati e il “Bandana Tour” ha fatto tappa persino in Italia, a Milano, lo scorso 5 novembre, data alla quale, non si sa perché, la presenza di Madlib purtroppo non era prevista.
Nonostante il pubblico fosse veramente ridotto (circa 300 persone) e si vociferasse che Freddie non fosse particolarmente in forma in quei giorni, lo spettacolo è stato veramente godibile.
Nonostante il palco fosse molto semplice (era presente solo la consolle del dj, Ralph) l’energia di Freddie ci ha trasportato nel suo mondo, tra pezzi a cappella, cori contro la polizia, quasi tutti i brani di “Bandana” e i brani piú importanti di Gibbs.
A fine concerto, Freddie, che ha sicuramente percepito il calore e la felicitá del pubblico di un paese in cui artisti del suo ambiente si esibiscono raramente, sembrava veramente soddisfatto di come si fosse svolto l’evento. Secondo me, infatti, il punto di forza di Freddie Gibbs è proprio la sua semplicitá aggiunta alla sua capacitá di improvvisare: nonostante i suoi numeri siano molto piccoli rispetto alla media e non sia nato e cresciuto in un contesto semplice, attraverso la purezza della sua arte è riuscito a interessare un certo numero, seppur relativamente ridotto, di persone in giro per il mondo, che si sono appassionate al vissuto autentico (accompagnato da suoni e melodie molto ricercate) che racconta nei suoi brani.
“Back when I was younger,
Very ambitious, but often blinded by my hunger.
Some say I dream too big,
And my dream gon’ take me under.”
“Most of my show is just improvisation. It goes with the energy of the crowd.”
“I don’t have to rap in a stadium. As long as I can provide for my family and my art, and live comfortably and live well, then I’m good. And with my talent level and my skill level, I’ll get there.”
Luca Casiraghi