LA STRADA di Cormac McCarthy. Dove portano le strade degli uomini
Cormac McCarthy, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore statunitense, nato nel ‘33, ha pubblicato numerose opere, principalmente narrative e un paio teatrali, insieme a sceneggiature. Come se non bastasse, è stato anche produttore di un film basato su un suo racconto.
McCarthy è famoso soprattutto per alcuni dei suoi libri come “Figlio di Dio”, “Non è un Paese per Vecchi” e “Meridiano di Sangue” e “La strada”, libro vincitore del James Tait Black Memorial Prize per la narrativa nel 2006 e del Premio Pulitzer per la narrativa nel 2007.
Questo romanzo racconta la storia di due personaggi, chiamati semplicemente padre e figlio, costretti a girovagare in un mondo che fin da subito sembra solitario e pericoloso, e che di fatto lo è. Non viene mai detto cosa sia effettivamente successo, anche se ci sono alcuni indizi nel corso della storia che lascerebbero presumere una guerra nucleare. I due si portano sempre dietro due pistole cariche, uno zainetto con gli oggetti più importanti, come i viveri, e sono sempre accompagnati da un carrello nel quale tengono oggetti di valore secondario. La loro idea è, in caso di attacco da parte di predoni o sopravvissuti, lasciare lì il carrello e scappare con soltanto gli zainetti. Sì, perché in questo mondo ostile i pericoli sono tanti, a cominciare dalle persone stesse: lo dimostra anche un episodio nel corso della storia, che mostra atti di cannibalismo da parte di alcuni pericolosi sopravvissuti.
Ma in tutto ciò, qual è l’obiettivo di questi due personaggi? Il loro scopo è sopravvivere, cercare cibo e un riparo dal freddo, e lo fanno spostandosi verso sud, su decisione del padre. Purtroppo la fine del libro è tanto affascinante quanto triste, anche se la trama, che apparentemente può sembrare tipica delle storie da apocalisse, in realtà è molto ben sviluppata.
McCarthy si è decisamente superato con questo racconto, utilizzando comunque il suo solito e personale metodo di scrittura. Di cosa sto parlando? Questo autore adopera un metodo molto particolare che, in base alle situazioni, può catturare l’attenzione del lettore oppure, al contrario, distoglierla, in quanto potrebbe risultare noiosa. Una di queste caratteristiche, che ho riscontrato anche in un suo altro romanzo, “Non è un paese per vecchi”, è il non utilizzo delle virgolette nei dialoghi tra i vari personaggi. In questo modo il distacco tra racconto e dialogo è molto meno comprensibile e il lettore potrebbe metterci un po’ a capire il passaggio; inoltre non è detto che si capisca fin da subito quale sia il personaggio che parla. McCarthy, però, utilizza frasi semplici e spesso brevi nelle conversazioni, ma che sono in grado di colpire il lettore e la maggior parte delle volte nascondono un significato molto preciso. Tutto ciò, se utilizzato nel modo corretto, riesce a dare l’idea di un’atmosfera solitaria, quasi di mistero. E certamente McCarthy la sa utilizzare nel modo corretto.
Un’altra caratteristica de “La strada” sono le continue e immancabili descrizioni, sia di luoghi che di eventi, fatte cercando di scrivere solo l’essenziale, senza disperdersi troppo. È un libro chiaro, diretto, che lascia spazio anche all’immaginazione del lettore. E questo fa sicuramente la differenza tra un libro noioso e uno capace di coinvolgere il pubblico.
Certo, scrivere non è mai facile, ognuno ha il proprio metodo; ma se si scrive per gli altri, per un pubblico di persone, bisogna prestare attenzione ad alcune cose e, in alcuni casi, essere anche disposti ad adattarsi. Il mio consiglio è di leggere il libro di McCarthy: ti fa immergere nella storia, ti fa provare le stesse emozioni che provavo i due protagonisti. Ti fa capire cosa sentono e cosa c’è in gioco. Ti fa pensare. E, se guardi bene, ti può far riflettere sul mondo reale e su cosa è disposto a far l’uomo, sia per proteggere se stesso e i suoi cari che per sopravvivere.
Luca Costantino