La Natura della Guerra
Esistono radici chimiche e biologiche dell’idea guerra? Alla luce del tragico conflitto in corso in Ucraina, si può affermare che la guerra è un dato di natura? Un viaggio attraverso i conflitti che caratterizzano la natura per scoprire che la guerra tra esseri umani non è affatto necessaria. Un articolo di Alessio Sala, autore del romanzo Esra Vores e la Leggenda dello Spirito del Potere, ex studente dell’Einstein attualmente iscritto alla facoltà di Chimica in Università Statale a Milano. Una riflessione da non perdere.
Che cos’è la guerra? La guerra è orrore, è morte; è atrocità ed è ingiustizia. E’ interesse, è arroganza; è violenza e annichilimento. Sì, questi sono aspetti comuni in ogni conflitto che l’umanità abbia mai vissuto, fin dai tempi più antichi in cui le tribù entravano in conflitto l’una con l’altra.
A questo punto pare legittimo chiedersi: la guerra è inscritta nella nostra natura? Sembrerebbe di sì, perché se ci guardiamo attorno non possiamo non accorgerci che malgrado la memoria, malgrado la logica e il senso di umanità, l’uomo non può fare a meno di ricadere sempre in questo baratro. Addirittura, la guerra pare essere uno dei fondamenti alla base anche le più minime porzioni del nostro stesso organismo: delle nostre stesse cellule. Come chimico ho avuto modo di studiare la microbiologia e non ho potuto non accorgermi che quando una stessa specie di batterio si riproduce all’interno di un ambiente favorevole alla vita, inevitabilmente, a un tratto i microrganismi entrano in conflitto l’uno con l’altro, rubandosi il nutrimento a vicenda per assicurare la propria sopravvivenza. Lo stesso schema si ripete per gli esseri superiori: pluricellulari, alghe, semplici celenterati (meduse), le piante, gli animali e sì, noi esseri umani. In pratica, sia tra specie omologhe che differenti, si instaura sempre e comunque una lotta alla sopravvivenza. Di pari passo, d’altro canto, insieme all’evoluzione si sviluppano anche strategie diverse per assicurare il proprio sostentamento: certi viventi, semplicemente, rubano le sostanze agli altri esseri che abitano l’ecosistema, altri parassitano e altri ancora sopprimono i rivali. Insomma: man mano che gli organismi si fanno più complessi, man mano che questi si sviluppano, nascono modi differenti di accaparrarsi le sostanze nutritive. Negli esseri biologici dotati di un sistema nervoso evoluto, la lotta alla sopravvivenza si gioca non solo con denti e artigli, ma anche con astuzia e strategia: le formiche, ad esempio, costruiscono “fortezze”, distruggono le covate, uccidono la prole e, in ultimo, la regina della “fazione” opposta. I leoni uccidono i cuccioli degli altri branchi. I guanaco, una specie di lama, si affrontano e tentano di castrarsi a vicenda per assicurarsi l’harem. Per passare a uno degli animali più vicini a noi, parliamo dei primati: alcune specie adottano scontri violenti tra singoli individui per ottenere il controllo di un territorio e altre arrivano addirittura all’uccisione di esemplari della specie omologa locale. Per tirare le somme: tanto più è sviluppata la capacità intellettuale di una specie, tanto più diventano contorti e crudeli i metodi con cui ci si assicura la propria sopravvivenza.
Noi esseri umani non siamo diversi e, poiché deteniamo il livello intellettuale maggiore sul pianeta, ci è riservato anche il primato della specie più crudele e distruttiva. Crediamo di aver superato gli aspetti che ci legano agli animali grazie alla civiltà e ai progressi tecnologici, ma è chiaro che siamo lungi lontani dall’epurazione del desiderio, e talvolta dalla necessità, del nostro istinto più bestiale: la guerra.
Si potrebbe dedurre dalla precedente argomentazione che il conflitto sia inevitabile e che, irrimediabilmente, conduca a uno scontro violento tra due o più parti. Ed è vero: un impatto tra elementi con una diversa concezione sui valori che costituiscono la propria identità può portare a uno scontro, ma non sempre questo degenera in una lotta, in una guerra. Anche i famosi “fondamenti della vita”, le cellule, sono nate dalla collisione di diversi organismi, ma questi, col tempo, hanno imparato a trarre forza gli uni dagli altri. Come la cellula trae energia dal mitocondrio, il mitocondrio trae il proprio nutrimento dalla cellula; come le leguminose nutrono i batteri che abitano le proprie radici, in particolare il Rhizobium, il batteri vivono grazie alla simbiosi con le leguminose. Ebbene, anche tra esseri umani sono esistiti, ed esistono tutt’oggi, tuttora, dei conflitti, che evolvono in guerra solo se si rinuncia al raziocinio e alla logica che, più di ogni altra cosa, contraddistingue la nostra specie.
Per citare Eraclito, un famoso filosofo Greco: pòlemos-pater, ovvero, “il conflitto (pòlemos) è il padre di tutte le cose, di tutte re”. Vediamo e viviamo questo insegnamento tutti i giorni: quando ci confrontiamo con i nostri genitori, con i nostri fratelli; quando trattiamo e argomentiamo le nostre idee, tra amici, a scuola e in politica. Non per forza le cose devono condurre a uno scontro violento: è possibile cambiare le cose anche con la sola voce, sebbene sia richiesto in cambio un enorme prezzo. Ce lo insegnano i grandi della storia, come Gandhi o Martin Luther King. Un prezzo, dopo tutto, poi così smisurato se confrontato con la morte di migliaia di innocenti?
La guerra è nel nostro sangue, nelle nostre cellule: nei nostri geni. Ma in essi giace anche la possibilità di un mondo migliore, di un equilibrio. Siamo diversi dalle bestie: diamo asilo e supporto a coloro che vivono gli orrori della guerra. Accogliamo chi fugge: chi ha perso tutto a causa di questo malato desiderio di distruzione e di ricerca di profitto. Siamo la specie terrestre più simile a un organismo; vicina a un equilibrio interno a una nazione, dove l’interazione tra le sue parti assicura il sostentamento pacifico dei suoi abitanti.
C’è ancora molta strada da fare, molto su cui lavorare: superstizioni, ignoranze e blocchi grossolani in cui dividere il mondo, o porzioni di esso, appartenenti a una realtà in costante cambiamento e che, ormai, non esiste più; non merita di esistere più. Siamo in molti, ma il potere è nelle mani di pochi, dei più forti. Possiamo solo convincerci che spetti a ognuno di noi dare un vero contributo per proteggere i deboli; spetta a noi il diritto e il dovere di consegnare il potere nelle mani dei più saggi, i soli capaci di portare il dialogo, la diplomazia ed elargire l’uguaglianza e i valori della pace a chi non l’ha mai conosciuta.
Temo per il destino dell’Ucraina, temo rischi di scomparire dalle nostre carte: come terra e come civiltà. Temo per essa e per tutte quelle terre di cui non sappiamo ma che in questo momento stanno soffrendo. Sembra che tutto possa decorrere in maggiore violenza e distruzione, ma mi auguro, come noi tutti, che si possano sgonfiare le tensioni che sono venute a crearsi e che si giunga presto a una linea di arresto. Spero che possano essere risparmiate non solo le vite degli innocenti, ma anche di coloro che lottano per gli interessi dei propri superiori.
“La guerra è una lotta tra persone che non si conoscono, causata da persone che si conoscono ma che non lotteranno mai”
Alessio Sala
Ciao,
Non va bene leggere le dinamiche umane come meccanici riflessi di relazioni suppostamente prevalenti nella natura prima. Gli umani sono emersi dalla natura tra 125 e 90.000 anni fa. L’emersione e la sopravvivenza di una specie “sguarnita” di speciali dotazioni naturali come artigli, potenza fisica, vista acuta, udito o olfatto specializzati tipici di altre specie è dipesa dal suo carattere sociale e quindi si è
fondato sulla cooperazione che ha permesso di affermare la vita in comune. La guerra come la concepiamo oggi, stando alle sue prime rappresentazioni iconografiche è apparsa intorno al terzo millennio A.C. in concomitanza all’affermazione del patriarcato. Quindi per la maggior parte della sua vicenda su questa terra la nostra specie non ha fatto la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Ecco perché è da rigettare qualsiasi teoria che sostiene la naturalità della guerra. Moltoaltere specie poi i combattimenti li simulano solamente ed evitano di farsi male a vicenda. La biofilia guida la natura non il mors tua vita mea come hanno cercato di farci credere per tanto tempo, per le finalità politiche delle minoranze oppressiive che hanno sempre bisogno di legittimare il proprio dominio.