LA CULTURA RENDE LIBERO IL NOSTRO PENSIERO Intervista a Michelina Maddalena Ciotta, Dirigente dell’IIS Einstein
Abbiamo incontrato la nostra Dirigente e le abbiamo fatto un’intervista per provare a conoscerla meglio, scoprire quali progetti ha in mente per la nostra scuola e affrontare tante tematiche, anche spinose, legate a questo accidentato anno scolastico. Siamo stati accolti con grande cordialità e abbiamo ricevuto risposte esaurienti e molto interessanti su tutti gli argomenti trattati… Buona lettura!
Buongiorno Preside, poiché quest’anno abbiamo avuto poche occasioni di conoscerla, vorremmo iniziare chiedendole di presentarsi.
Certo. Io sono la professoressa Ciotta Michelina Maddalena, sono originaria di Benevento, ma ho vissuto quasi sempre a Napoli. Ho accettato l’incarico e sono venuta qui come Dirigente. Prima ero una docente di Matematica e Fisica al liceo scientifico.
Quale impressione ha avuto della nostra scuola?
Sicuramente è una scuola molto grande. Quello che ho apprezzato sono i docenti, che sono sempre molto attenti e vicini agli studenti e ho apprezzato anche l’offerta formativa molto vasta. Stiamo cercando di fare di tutto per poter migliorare il più possibile le infrastrutture, qualcosa l’abbiamo già fatta, speriamo di riuscire a chiudere il cerchio con tutte le attività che abbiamo messo in campo.
A tal proposito, quali progetti ha per il futuro dell’Einstein?
Sicuramente un rafforzamento dell’offerta formativa ma soprattutto cercare di ottenere più spazi per la scuola. Sappiamo che la Provincia sta costruendo l’edificio qua fuori. Ci è stato detto che appena pronti ci daranno degli spazi e questo già è un fatto positivo.
Per il momento per quest’anno ho preferito investire sulla rete perché era un po’ obsoleta, una rete funzionante ma con una bassa velocità che non soddisfa assolutamente l’esigenza di una scuola tecnologica come questa. Quindi stiamo preparando tutta l’infrastruttura, abbiamo appena installato il nuovo firewall. La scuola è già stata tutta cablata ad ottobre. Abbiamo anche stipulato un contratto con Telecom per la fibra ottica. Finalmente a giorni dovrebbero fare un sopralluogo e quindi potremo andare con una linea altamente veloce che non dovrebbe dare più problemi. Ho anche un tecnico che mi sta preparando una relazione in modo da vedere cos’altro è necessario.
Quest’anno investiamo sulla rete, l’anno prossimo investiremo a rotazione sui laboratori. Si fa una programmazione, poiché non abbiamo molti fondi, quindi possiamo intervenire un po’ alla volta e si parte dall’emergenza, che metteremo a posto a breve.
Ora che è diventata Dirigente, cosa le manca dell’insegnamento e cosa non le manca affatto?
Cosa mi manca dell’insegnamento? Mi mancano le mie discipline, Matematica e Fisica. Non posso dire che mi manca il contatto con i ragazzi, perché qui ho contatto con millequattrocento di voi: la presidenza è sempre aperta, io vado in giro, incontro i ragazzi, vado nelle classi… Quello che mi manca forse sono proprio le mie materie, sono un matematico puro, nasco come tale, ho tante abilitazioni e ho insegnato anche in scuole veramente di frontiera. Quello che non mi manca dell’insegnamento invece è correggere tanti compiti, veramente tanti.
Rispetto all’insegnamento, quindi, come è cambiato il suo rapporto con gli alunni?
Sicuramente è più tranquillo. Cosa voglio dire: finché ero una docente, e quindi insegnavo Matematica e Fisica, ero molto severa. Ero sì vicina ai ragazzi, ma dovevo essere severa e rigida rispetto all’apprendimento, rispetto ai compiti, alle consegne… adesso invece il rapporto è diverso. Io non devo valutarvi, non vi devo mettere il voto in Matematica e Fisica o in Italiano o in qualunque materia; quindi il rapporto acquisisce un aspetto più sociale, più comunicativo, su un piano diverso, impostato sotto l’aspetto della crescita culturale e sociale.
Com’è guidare una scuola superiore ai tempi del COVID-19? Quali sono le difficoltà maggiori?
Certamente ha le sue difficoltà, semplicemente perché i ragazzi devono stare distanziati. Per far ciò dobbiamo far rispettare regole anche molto rigide, tra cui la questione degli intervalli che ho dovuto togliere poiché non posso farvi fare gli assembramenti. Chiaramente questo va un po’ contro la vostra libertà di poter stare insieme, di potervi togliere la mascherina, mangiare insieme, chiacchierare, ecc. Ma è per la nostra salute, per la vostra e la nostra salute. Per il momento andrà così finché non riusciremo a uscirne.
Le responsabilità di questi tempi sono tante, perché parliamo di responsabilità sulla sicurezza e il principale responsabile della sicurezza è il Dirigente scolastico. Quindi io devo necessariamente anche prendere misure che magari non incontrano il vostro favore, però se ragionate, e ragioniamo insieme, alla fine capirete che è per la vostra salute. Molti ragazzi, quando li incontro in giro per la scuola, mi dicono che grazie al cartellino la scuola è più ordinata, meno confusionaria. Potete uscire più volte, se volete. Certo, non potete stare tre ore fuori, se no i vostri compagni non possono muoversi, però potete uscire: forse è anche meglio, no? Vi potete prendere la pausa quando volete e ne sentite il bisogno.
A tal proposito, sul profilo Instagram del Giornalino ci è stato detto di chiederle se era proprio necessario non permettere di fare gli intervalli e quando verranno ripristinati.
La necessità c’era, ve l’ho detto. Perché è necessario? Noi abbiamo un divieto di assembramento. Così come voi facevate prima l’intervallo, tutti nei giardinetti, la mascherina abbassata, vicini vicini, anche a fumare (qualcuno fumava pure, l’ho visto io…), ha portato a ottobre ad aumentare il numero dei casi. Questa è la terza settimana che siamo rientrati in presenza e, per il momento, gli unici due casi di cui sono a conoscenza erano in didattica a distanza: quindi siamo tranquilli, non l’hanno preso a scuola, l’hanno preso fuori, nella loro squadra di basket. Finché noi abbiamo il divieto di assembramento, almeno fino al 5 marzo, perché è valido il DPCM, le regole sono queste, poi vedremo quello che succede: se ci tolgono il divieto degli assembramenti possiamo ripensare a rimettere l’intervallo, ma non fino ad allora. Questo per la vostra tutela. Ribadisco, il Dirigente scolastico è il primo responsabile della sicurezza nella scuola.
Molti studenti si chiedono se non è possibile fare almeno un intervallo a metà mattina, come quello del pranzo venerdì, per avere un distacco nelle sei ore giornaliere…
Nelle sei ore? Se facciamo di nuovo l’intervallo, poi non potrete piú uscire durante le ore di lezione… Intanto, quando c’è un cambio di docente il distacco ce l’avete. Poi potete uscire più volte, e quando uscite il distacco ce l’avete. E allora sono così necessari questi dieci minuti? In quei dieci minuti se fate l’intervallo poi non potrete uscire più. In 10 minuti riuscireste a uscire tutti?
Ehmm… No
Allora provate a vederla anche sotto un altro aspetto. Ognuno di voi secondo le proprie esigenze dice: “Ok, stamattina esco alla seconda ora perché mi sento più stanco. Esco, vado un attimo in bagno, mi vado a prendere un caffè e torno in classe, mi sono ripreso”. Magari qualcun altro dice: “Io ce la faccio, ma alla terza ora esco”, oppure: “Esco alla terza ora ed esco alla quinta, magari una volta vado alle macchinette, una volta vado in bagno”… così non staccate?
Sì, infatti quello che vorremmo far capire agli studenti è che il cartellino è a favore degli studenti e non contro di noi.
Certo, perché questo evita di fare assembramenti davanti alle macchinette. Vi ricordate qual era la situazione prima? Avete visto la differenza tra oggi e ottobre? A ottobre io vedevo quaranta persone là davanti in contemporanea con mascherina abbassata per bersi il caffè, vicini vicini. Ora se vanno anche due o tre ragazzi lo spazio è più grande e con la mascherina abbassata per bersi il caffè non succede niente.
Un’altra domanda che si pongono in molti è: perché l’entrata è scaglionata se poi l’uscita è per tutti alle 14:00?
Questo è dovuto ai trasporti pubblici locali e a un accordo che c’è stato, un protocollo tra la Prefettura, i trasporti pubblici locali e i Dirigenti delle scuole capofila dei vari ambiti di Monza e Brianza. Il Prefetto ci ha chiesto di scaglionare ingressi. Scaglionare anche le uscite rispetto all’orario diventa complicato: è difficile fare un orario per certe classi dalle nove alle quattordici e un altro orario dalle nove alle quindici, abbiamo perciò preferito dividere a metà quelli che entrano. C’è l’accordo T.P.L., c’è la Prefettura di Monza e Brianza che ha scritto a tutte le scuole. Noi in realtà abbiamo già scaglionato le uscite, perché c’è chi esce alle due, c’è chi esce all’una, c’è che esce alle quattro, c’è chi esce alle cinque addirittura, quindi sull’uscita non abbiamo il problema di farvi uscire tutti insieme. In altri istituti in cui fanno tutti lo stesso orario la situazione è diversa. La nostra è la scelta migliore e meno pesante per voi, perché altrimenti i ragazzi che escono alle quattro li devo far uscire alle cinque, i ragazzi che escono alle cinque li faccio uscire alle sei… Che ne direste? Abbiamo preferito evitare questo e chi entra alle nove farà quella prima ora in asincrono. Non è la fine del mondo.
Un altro dubbio comune è se sia davvero garantito il distanziamento in tutte le aule.
È garantito. Guardate, sono andata io stessa nelle classi a controllarlo. Però sapete cosa accade? Succede che i ragazzi non rispettano le regole, spesso ho trovato i banchi spostati dalla loro posizione. Il distanziamento c’è perché è stato misurato. Tra l’altro la misura del distanziamento tra le linee buccali è una misura che consentiva agli studenti di abbassare la mascherina. Noi stiamo a più di un metro e potremmo abbassare la mascherina, ma poiché conosciamo i ragazzi, poiché sappiamo che il banchetto lo spostano più in là, si sporgono verso il compagno, si girano… allora abbiamo reso la mascherina obbligatoria. Nonostante ciò, ho dovuto più volte far spostare i banchi di nuovo, perché non stavano sulle linee. Io in questo veramente chiedo la collaborazione vostra, perché vi posso dire solo una cosa: questo po’ di libertà che abbiamo è stato conquistato con fatica. Pensate al fatto di poter uscire, venire a scuola, parlare con gli amici, potervi incontrare per fare un lavoro, per seguire un progetto… Abbiamo conquistato un po’ di libertà dopo mesi di chiusura, non perdiamola di nuovo.
Sono andata in tutte le classi a cercare la vostra collaborazione, però ancora oggi io entro nelle aule, trovo i banchi spostati e poi dite che non c’è il distanziamento? Eh no, ci vuole un po’ di attenzione, cercate di fare anche voi un minimo di mea culpa. Il problema è cercare di evitare quei comportamenti a rischio che ben conoscete. Se noi li riusciamo a evitare non perderemo nulla. Non vi toccate sudati, lavatevi le mani, disinfettatevi, non abbassatevi la mascherina, se ve la volete abbassare state almeno a 3 m. Non vi scambiate bottiglie, non vi scambiate sigarette… È proprio un appello che faccio a tutti: non vi fate di nuovo richiudere. Rispettate le regole. Ma non solo a scuola, io lo dico nel vostro interesse: anche quando andate a correre, andate a fare basket, andate a giocare a pallone, rispettate comunque le regole, fatelo.
Il problema è che dovreste capire che le stesse regole che usiamo a scuola le dovete usare anche fuori. Altrimenti perderete di nuovo la libertà. Io sono sempre uscita di casa, sono venuta comunque tutti i giorni a lavorare, anche nel lockdown. Io sono stata tutti i giorni a scuola, perché abbiamo lavorato tanto lo stesso. Però, abbiamo lavorato per il vostro rientro. Ora che siamo rientrati, evitate di farvi richiudere di nuovo.
Il problema forse non è anche che negli ultimi anni il numero di studenti nella nostra scuola è in continuo aumento e le aule invece restano sempre le stesse?
Certamente gli spazi nel nostro istituto sono limitati, ma noi li abbiamo cercati e vi assicuro che io ho chiesto gli spazi alla Provincia, mandando PEC, mediante riunioni online, ecc. Ci hanno risposto che appena li costruiscono e sono agibili, ce li daranno. La nostra scuola è in crescita e ci sarà un motivo per cui la scuola cresce: soprattutto perché dà un’offerta formativa molto ampia. Non possiamo buttare fuori dalla scuola i ragazzi del territorio… è giusto che un ragazzo di Vimercate o di Aicurzio, che sta qui a due passi, o di Burago o Busnago non possa venire qui a scuola? Allora dove sta il diritto allo studio? Dove sta il diritto di scelta delle famiglie? Dove sta l’obbligo scolastico che deve per forza portarci ad accogliere gli studenti? Questa scuola ha scelto la via dell’inclusione, come l’ha scelta tutta la scuola italiana. È chiaro che ci mancano gli spazi e li otterremo; stiamo facendo di tutto per averli e quindi anche questo è un problema che potrà essere risolto.
Per il momento dobbiamo sopravvivere alla pandemia, quindi metteremo in atto tutte le misure possibili. Se c’è un problema e voi avete dei dubbi, basta che me lo veniate a dire, io vengo di nuovo in classe e vediamo quello che succede. Sono entrata in una classe proprio poco fa e c’erano i banchi spostati… non vi dovreste spostare da dove siete.
Poi tutto è migliorabile. Ribadisco, se avete qualche dubbio veniamo in classe io e la Professoressa Miriadi, che è responsabile della sicurezza per la prevenzione e protezione, e vedremo insieme a voi.
Passando all’attualità politica: che ne pensa della proposta di allungare l’anno scolastico fino a fine giugno?
Devo dire la verità, finchè non vedo quale possa essere nel concreto la proposta non posso pronunciarmi. L’allungamento può essere fatto in tanti modi. Si potrebbe chiudere la scuola come previsto l’8 giugno e poi prolungare l’anno solo per gli studenti che hanno avuto difficoltà: allora lì è diverso. Aspettiamo di capire quale sarà la proposta, io non so di cosa stanno parlando. Se allungano l’anno per chi ha avuto dei problemi potrebbe essere un fatto positivo, perché così i ragazzi che non hanno avuto la sufficienza in tutte le materie hanno più tempo per studiare e recuperare con i propri docenti. Non so quale sarà la proposta, quindi finché io non la vedrò, se mai ci farà fatta, non mi posso pronunciare. Mi pronuncio sui dati di fatto.
Non si sa ancora niente della maturità? Se lei si dovesse esprimere sulle modalità in cui verrà svolta, cosa proporrebbe?
Io credo che, per come è la situazione, faranno qualche cosa di simile all’anno scorso. Siamo però in una fase di transizione politica. Probabilmente le circolari e i decreti usciranno presto. Al momento non lo sappiamo. La struttura dell’esame dell’anno scorso in qualche modo ha agevolato i ragazzi, perché hanno potuto fare la “seconda prova” con un elaborato prodotto a casa, poi inviato al docente e presentato alla Commissione durante l’orale. Io avevo due quinte e non sono andati male. Mi aspettavo esattamente quello che è uscito fuori. I ragazzi hanno cercato di essere più onesti possibile.
In questa fase è importante parlare di onestà. Farsi il compito a casa è un po’ disonesto, se uno si fa aiutare da altri. Ci vorrebbe sempre onestà intellettuale nella vita. Parlo quindi della capacità di essere quello che si è senza falsità, anche rispetto allo studio. Il messaggio che posso darvi è di studiare anche se in DAD. Bisogna studiare perché quello che vi rende veramente liberi, e ve lo dico proprio con il cuore aperto, è la cultura, perché la cultura rende liberi. Rende libero il nostro pensiero…
Allora, ho risposto alle vostre domande, anche a quelle un po’ “cattivelle”?
Sì, in maniera estremamente esauriente. Ora dobbiamo far arrivare il messaggio a tutti.
Spero di essere stata chiara ed esauriente rispetto alle motivazioni che sono alla base del mio comportamento e delle scelte di organizzazione.
Senz’altro. La ringraziamo per la disponibilità. Vorremmo concludere chiedendole se ha un messaggio finale per tutti gli studenti…
Sicuramente il messaggio più forte che posso dare è che ce la faremo. Ce la faremo a uscirne insieme, perché bisogna lavorare insieme per farcela. E ce la faremo.
Intervista svolta da Hind Sabraoui, Laura Vanzulli, Luca Roncalli, Francesco Cagliero Ercole, con la collaborazione redazionale di Gaia Goldonetto e Gabriele Nicolò Enrico Galliani. Fotografie di Francesco Cagliero Ercole