LA CULTURA È IN OGNI LUOGO. Noi giovani dobbiamo continuare a credere nella scuola e a dare valore alla conoscenza
Chi è Albert Einstein? Sembrerebbe una domanda retorica e invece non lo è: Einstein non è soltanto un grande fisico, ma è anche un grande “letterato” e ciò si evince dalle seguenti parole che molti di noi non conoscono:
“Tenete bene a mente che le cose meravigliose che imparate a conoscere nella scuola sono opere di molte generazioni: sono state create in tutti i paesi della Terra a prezzo di infiniti sforzi e dopo appassionato lavoro. Questa eredità è lasciata ora nelle vostre mani, perché possiate onorarla, arricchirla e un giorno trasmetterla ai vostri figli. E così che noi, esseri mortali, diventiamo immortali mediante il nostro contributo al lavoro della collettività”.
Ognuno di noi ricorda romanzi che ha letto, poesie che ha imparato, personaggi storici e letterari con le loro imprese e le loro opere, un immenso e incommensurabile patrimonio lasciato in eredità all’umanità. Questo prezioso patrimonio oggi è tutto nelle nostre mani.
Nella prefazione del romanzo “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia ho letto questa domanda: “Quale bellezza vogliamo manifestare nel mondo per poter dire alla fine: nulla è andato sprecato?”. Tutto ciò che è stato scritto e compiuto prima di noi rappresenta un’immensa ricchezza, che dovremmo imparare in primis ad apprezzare e poi a onorare col nostro impegno quotidiano, facendone tesoro e continuando ad arricchirla col nostro contributo.
Nel romanzo “Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak, la protagonista è una giovane ragazza ebrea di nome Liesel, che rubava i libri perché li considerava lo strumento per abbattere ogni “recinzione” e aprire nuove strade verso la conoscenza e verso un mondo migliore; Liesel rappresenta la purezza, la semplicità e l’innocenza di chi vuole conoscere, imparare, comprendere per vivere appieno la propria esistenza e proprio i libri le salveranno la vita!
Il patrimonio culturale non è qualcosa di realmente tangibile, ma è fondamentale per favorire il dialogo interculturale e incoraggiare il rispetto di modi diversi di vivere. La ricchezza di conoscenze e competenze è trasmessa di generazione in generazione ed è un’eredità da onorare, arricchire, lasciare ai nostri figli, un’eredità che ci trasformerà da esseri umani banali a esseri immortali.
Lo ha affermato Albert Einstein, ma l’ho sentito dire recentemente anche ad un giovane scultore di nome Jago, che a soli 33 anni è definito il nuovo Michelangelo. Jago è riuscito a far diventare l’arte virale. “Il figlio velato” è la sua scultura più famosa e, osservandola e contemplandola, ho subito pensato che quella scultura esiste ed esisterà per meravigliare e stupire anche le generazioni che verranno. Grandi menti possono produrre quindi grande bellezza, grande meraviglia e possono vivere per sempre. In un’intervista Jago ha dichiarato che a un certo punto bisogna capire come riuscire a creare valore pur non avendo nulla, perché qualcosa la abbiamo sempre: possono essere le nostre idee o, come nel suo caso, le nostre stesse mani.
Questo giovane scultore contemporaneo ha anche affermato che secondo lui non ci sono mai nella storia vincitori e vinti, perché a lui piace pensare e credere che ci siano coloro che vincono e coloro che imparano, e i perdenti siano solo coloro che non partecipano. Perciò è fondamentale usare la propria conoscenza e la propria virtù per mettersi sempre in gioco. Jago libera i suoi messaggi dal marmo e così la sua storia si compie, diventando eterna.
La scuola è il luogo che ci aiuta a trovare noi stessi, che ci aiuta a metterci in gioco; essa porta noi giovani a comprendere il nostro ruolo nel mondo, mettendo nelle nostre mani la conoscenza di tutto ciò che è stato fatto prima di noi. Noi giovani spesso commettiamo l’errore di vedere la scuola come qualcosa di cui poter fare a meno, senza avere idea dell’“arma” potentissima che la scuola ci permette di avere e di usare per costruire un mondo e una società migliori.
Istruzione, sapere, competenza non vengono sfruttati pienamente dalla maggior parte degli uomini, mentre è importante comprendere che il contributo di ognuno è indispensabile. Qualcuno potrebbe obiettare affermando che la vita di Giacomo Leopardi o di Giuseppe Garibaldi non è la stessa vita di una persona media, di un impiegato o di uno studente, le cui vite sono destinate all’oblio.
Ebbene, nel canto XXVI dell’“Inferno” di Dante Alighieri leggiamo: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e canoscenza”. Sono le parole pronunciate nel canto da Ulisse per incoraggiare i suoi compagni ad affrontare il viaggio e a spingersi oltre le Colonne d’Ercole, che rappresentavano il confine del mondo fino allora conosciuto. Ulisse intende dire ai suoi compagni di viaggio che essi non sono stati creati per vivere come animali, ma per seguire virtù e conoscenza. Ulisse rappresenta la figura dell’uomo che vuole dedicare la sua intera esistenza alla conoscenza.
L’insegnamento da trarre e da scolpire nella nostra mente è che per vivere in una società progredita, che continui a nutrire e difendere valori e ideali nobili, occorre che tutti gli uomini, in quanto cittadini del mondo, siano acculturati e la cultura sia il mezzo per sprigionare virtù.
Albert Einstein con le sue parole non voleva suggerirci di stare seduti e di assopire ed ottenebrare le nostre menti dietro allo schermo di un pc o di un cellulare, ma voleva invitarci e spronarci a conoscere, ad andare nel mondo ad assaporare ogni meraviglia artistica, storica, letteraria, scientifica e a non esserne mai sazi. Dobbiamo finalmente capire che la conoscenza e la bellezza possono salvarci dall’oblio e ognuno nella sua quotidianità può diventare così un uomo migliore. La mediocrità e l’inettitudine, allora, non avrebbero più motivo di esistere.
Edoardo Iantomasi