LA CASA, un racconto horror
Un video misterioso, una casa abbandonata, quattro ragazzi in cerca di avventura, dei cadaveri nascosti… Un racconto che vi porterà a trattenere il fiato, finché una “sottile e scheletrica mano nera” non vi farà sobbalzare e fatalmente scivolare in un tunnel macabro e angosciante
“Henry, Jessica, avete sentito del nuovo video che gira ultimamente sul web?”, chiese Angela.
“Video? Quale video? Non ne so nulla. Tu Jessica?”
“No, onestamente neanch’io. Cosa riguarda?”
“Due ragazzi sono andati nella vecchia villa abbandonata, quella isolata in mezzo ai campi, appena fuori città”, disse Davide mentre stava tornando dalla cuoca col vassoio in mano. Si sedette sulla panchina insieme alla sua ragazza, Angela e ai suoi due amici. I quattro ragazzi si trovavano nella mensa scolastica e stavano per discutere di un fatto alquanto misterioso…
“Sono entrati dalla porta principale, forzandola. Sono andati di notte e dentro era tutto buio. Avevano delle torce e hanno filmato tutto. Ogni cosa era sottosopra, i mobili per terra, la pelle del divano era strappata, c’erano topi ovunque. Tu l’hai visto tesoro?”
“Sì. E devo dire che la parte finale mi ha un po’ spaventata, ma non penso sia reale.”
“Aspettate, di cosa state parlando?”, chiese Jessica incuriosita.
“Be’, quei due hanno esplorato tutta la casa e ci hanno messo un po’, essendo grande. A un certo punto sono scesi in cantina. E lì… insomma… mentre erano giù, le loro torce si sono spente improvvisamente e nel video non si vede quasi nulla. Poi… hanno detto di aver visto qualcosa muoversi nell’ombra. Inizialmente pensavano fosse un qualche animale, ma poi uno dei due ha tirato un urlo da rompere i timpani ed è corso verso la scale per uscire dalla cantina. Quello che faceva il video gli è corso dietro, dicendogli di fermarsi, ma l’altro non lo ascoltava. Una volta in cima, la porta si… si è chiusa da sola, bloccandoli. Quello che aveva urlato ha provato ad aprirla, ma invano. Ci sono riusciti dopo un bel po’ e sono corsi entrambi fuori dalla casa scappando. Alla fine hanno giurato di aver visto qualcosa… tipo una sorta di…” Angela non trovava nemmeno le parole adatte. “…persona nascosta nell’ombra. Solo che dicono che qualunque cosa fosse, non era umana. E sembravano davvero terrorizzati…”
Davide la consolò: “Su tesoro, è stato sicuramente uno scherzo, stai tranquilla.”
Henry non era del tutto convinto di quella storia. “Scusate, posso vedere il video?”
“Sì, certo.” Davide estrasse il suo telefono dalla tasca e cercò il video su internet. Poi passò il cellulare a Henry e Jessica che lo guardarono.
A Jessica vennero i brividi: “È una cosa inquietante…”
“Siete sicuri fosse solo uno scherzo?”
“Cos’è Henry, vuoi andare là a controllare?”, disse ironicamente Davide, che poi si mise a ridere.
“No… è che esiste una leggenda su quella casa… magari le due cose sono collegate…”
“Quale leggenda?”
Henry iniziò a spiegare: “Allora, si dice che ci vivesse un uomo rimasto vedovo a causa di un incendio che uccise la sua famiglia. Questo incidente avvenne proprio in casa sua durante la notte e lui fu l’unico superstite. Delle voci dicono che da quel giorno sia rimasto sempre dentro quella casa giorno e notte. Molti pensano che il suo fantasma viva ancora lì. Altri pensano che sia infestata da tutta la famiglia. Fatto sta che quei due ragazzi nel video non sono gli unici che giurano di aver visto qualcosa di strano in quel posto.”
Davide d’improvviso scattò in piedi, sbattendo la mani sul tavolo: “Raga, ho un’idea! Facciamo una scommessa! Io e Angy contro Henry e Jessy. In quella casa. Questa settimana. La prima squadra che trova indizi su cosa sia successo in quel video misterioso vincerà. E chi perde dovrà regalare 50 euro a ciascuno degli avversari!”
“Ehm… Davide ne sei sicuro?” Jessica era evidentemente insicura sulla scelta e Henry era d’accordo con lei: “Non penso sia una buona idea, Davide.”
“Cosa vi prende ragazzi?! Avete paura, eh? Ammettetelo, su!”
Jessy e Henry si scambiarono uno sguardo strano e poi si misero a ridere: “Davide, io e lei abbiamo già visitato un appartamento abbandonato da soli per conto nostro. Quello che si trova nella parte vecchia del paese. Ci siamo entrati una sera. Dentro c’era una puzza assurda di chiuso e… putrefazione… non è stato bello. Abbiamo girato un po’ e abbiamo anche trovato delle cose utili.”
“E allora cosa vi costa accettare la sfida?!” Davide insistette finché i due suoi amici non cedettero: “Eh, va bene, ma si sta poco, okay?”
“Va bene, va bene!”
Durante la conversazione Angela era rimasta in disparte immersa nei suoi pensieri. L’idea di fare una visita in quella casa abbandonata la attirava tantissimo, ma allo stesso tempo aveva una strana sensazione che la intimoriva, che scacciò a breve.
“Quando andiamo?”
“Io andrei anche subito, ma siamo a scuola e non possiamo andare senza portarci niente dietro.”
“Va bene, allora andiamo domani al tramonto. Ci troviamo alle 7 in piazza e partiamo.”
Il giorno dopo si ritrovarono in macchina come prestabilito. Partirono subito e arrivarono dopo 20 minuti circa. Lasciarono le macchine all’inizio di un’immensa distesa di grano e poi proseguirono a piedi per 400 metri prima di ritrovarsi davanti a quella enorme casa spettrale.
“Ragazzi, io e Angy abbiamo portato il cellulare, una torcia e pile. Voi invece?”
“Io e Jessica le stesse cose vostre, ma anche un coltello e uno zaino.”
Davide si mise a ridere: “Un coltello? Per cosa, accoltellare fantasmi?”, e avanzò continuando a ridere, mentre Henry lo seguì. In tutto questo Angela era rimasta zitta e con lo sguardo perso nel vuoto. Jessica le mise una mano sulla spalla: “Ehi, stai bene?”
La ragazza di Davide scosse la testa come per liberarsi da un brutto pensiero: “Sì, sì, grazie, non ti preoccupare.”
In realtà non stava bene. La casa le metteva soggezione, la faceva sentire un piccolo essere indifeso, come se quella villa nascondesse qualcosa di estremamente misterioso… eppure, sebbene non ne comprendesse la natura, aveva qualcosa di indefinibile, che la attraeva intensamente.
I quattro amici si avvicinarono all’entrata. La porta era ancora aperta e così varcarono la soglia. Appena furono dentro, tutti i topi nella stanza scapparono in direzioni diverse.
“Questo posto è messo davvero male…”, osservò Henry.
“Ci credo, è abbandonato da anni”, replicò Davide.
Si trovavano in sala. Accesero le torce. Le finestre erano chiuse con delle assi in legno, il divano era strappato, la tv aveva lo schermo rotto. La parete, tutta rovinata e ricoperta di muschio, ospitava numerosi quadri e dipinti, anch’essi ridotti male. Alcuni rappresentavano una famiglia, con un uomo, una donna e un bambino. Altri invece erano solo disegni astratti. Sotto uno di questi dipinti c’era una vecchia porta in legno che portava a un corridoio. Da qui si poteva andare verso le scale che portavano al piano superiore o verso due porte.
Davide ordinò: “Okay, io e Angela andiamo a vedere al piano di sopra. Voi due guardate nelle altre stanze qui giù.”
E così fecero tutti. I due fidanzatini salirono le scale ed entrarono nella prima porta. Si ritrovarono in una cameretta, dove c’era una culla, una scrivania, giocattoli sparsi un po’ in giro. Cercarono diversi indizi per poter ottenere un vantaggio per la scommessa, ma invano. Guardarono anche in altre stanze, tra cui il bagno, la camera da letto e una piccola biblioteca. Poi videro anche una botola che portava su in soffitta.
Invece Henry e Jessica esplorarono la cucina, la sala da pranzo e il ripostiglio, finché non giunsero davanti a una porta particolare… la porta della cantina.
“Sei pronta Jessy?”
La ragazza annuì, anche se molto incerta. Allora lui le chiese se fosse sicura e lei ammise di aver paura di quello che potevano trovare sotto.
“Noi ci sediamo in cerchio e supponiamo, ma il Segreto si siede in mezzo e sa.”
“Bella frase Henry. È di Robert Lee Frost, non è vero?”
Lui confermò. Stavano per aprire la porta, quando per tutta la casa si sentì una stridula voce femminile che urlò: “RAGAZZI! RAGAZZI!! DOVE SIETE?!”
Era Angela che stava scendendo le scale in fretta e furia, ansimando tantissimo e con lo sguardo terrorizzato. I due amici le corsero incontro: “Ehi ehi, calmati. Cos’è successo, perché urli così??”
“Davide… e-eravamo in… in soffitta e… D-Davide e-era dietro di me. Poi d’un tratto lui… è s-scomparso! L’ho chiamato più e più volte, ma senza risposta. Ho controllato in tutte le stanze ma non c’era. Ho paura gli sia successo qualcosa!!”
“Va bene, ora stai tranquilla, lo cerchiamo tutti insieme”, la rassicurò Henry.
Girarono tutta la casa più e più volte, controllando dappertutto e chiamandolo a squarciagola. Sembrava svanito nel nulla. Alla fine tornarono nella sala e si sedettero su quello che una volta era il divano.
“Ma com’è possibile che sia svanito nel nulla?!”
A un tratto Henry sentì uno strano rumore provenire da un’altra stanza. Allora si allarmò e tirò fuori il coltello. Fissò la porta in legno, con un’ansia pazzesca. Il sangue gli pulsava nelle vene a una velocità sorprendente, il cuore aveva un battito troppo veloce. A un certo punto la porta si spalancò e uscì Davide urlando: “BUUUUUU!!”
Le ragazze lanciarono un urlo di paura, Henry invece si scagliò addosso al suo amico puntando l’arma e caddero per terra, ma per fortuna si rese conto in tempo della situazione.
“MA QUANTO SEI SCEMO?! Ti potevo accoltellare!!”, urlò infuriato.
Davide era ancora per terra e si era piegato dalle risate, mentre le ragazze lo fissavano con uno sguardo imbestialito. Rimasero qualche minuto in quella stanza a smaltire la tensione e poi decisero di scendere in cantina. Si avviarono, aprirono la porta e scesero le scale.
Giù era ancora più buio; grazie alle torce videro cosa li circondava. Su un lato c’era una raccolta di vini antichi, poi c’erano bottiglie di ogni genere sparse per terra, un aspirapolvere, vecchi giochi per neonati e robe del genere. Cercarono per almeno una buona mezz’ora degli indizi, ma nessuno trovò niente. Allora decisero di andarsene, giù di morale per il scarso risultato. Jessica, Angela e Henry avanzarono verso le scale, mentre invece Davide rimase in fondo alla cantina, continuando a cercare.
“Dai amico, vieni che ormai è tardi, non abbiamo trovato niente.”
“No, qualcosa ci deve pur essere!”
D’improvviso tutte e quattro le torce si spensero all’unisono, lasciandoli nel buio più totale.
“Ma che…?”
“Aspettate, provo a prendere le pile”, disse Henry mentre metteva le mani nello zaino. Quando le trovò, riuscì a cambiarle e la torcia riprese a funzionare.
“Ecco qua!” Puntò prima il fascio di luce in direzione delle ragazze, poi verso Davide. E fu in quel momento che lui e le ragazze sobbalzarono dallo spavento, con gli occhi spalancati.
“Cosa c’è?” chiese il povero ragazzo, ignaro di tutto.
Una sottile e scheletrica mano nera sbucò da dietro la testa del ragazzo e gli tappò la bocca. Sembrava fatta di oscurità; non era solida, infatti assomigliava più ad un ammasso di nuvole nere, solo più dense e spaventose. Dalla spalla destra del ragazzo, si intravide una strana faccia deformata, anch’essa nera e scheletrica con due fessure al posto degli occhi e sottili fili che le dominavano il cranio. Davide cercò di urlare, ma non ci riuscì. Aveva gli occhi pietrificati dalla paura. Quella strana creatura emise un verso simile a un ringhio e trascinò il povero ragazzo nell’oscurità.
I tre amici erano fermi immobili ad assistere alla scena, con le gambe che non rispondevano ai loro comandi. Nessuno sapeva cosa fare e rimasero lì per un po’. Improvvisamente Henry si “risvegliò”, prese per mano le due ragazze e corsero fuori dalla casa come se non ci fosse un domani. Si precipitarono in mezzo ai campi, nascosti nel grano. Tutti e tre fissavano la casa, non sapendo cosa aspettarsi. Si sentì solo uno strano verso provenire dalla villa, poi la porta d’ingresso si richiuse da sola.
Silenzio. Solo silenzio. Per i minuti seguenti. Interminabili. Nessuno sapeva cosa fare. Nessuno sapeva cosa dire. Nessuno aveva elaborato cosa fosse successo. Questo finché Angelica non scoppiò a piangere. Tornarono verso la macchina, ancora distrutti e impietriti. Rimasero lì ad aspettare. Cosa? Non lo sapevano neanche loro. Forse si aspettavano che sbucasse fuori dal nulla Davide dicendo: “Salve gente, scusate, era tutto uno scherzo.”
Ma non successe…
La mattina dopo tornarono lì con la polizia. Setacciarono tutta la casa, guardarono in ogni singolo spazio, anche nei campi intorno, ma niente; il loro amico era scomparso. Le indagini continuarono per giorni e giorni ma con scarsi risultati. I tre protagonisti avevano raccontato che avevano sentito un urlo e che poi il loro amico era scomparso, ma niente più. Se avessero raccontato di quella strana creatura… be’, sarebbe stato difficile che la polizia gli credesse.
Dopo più di una settimana, si scoprì qualcosa: una piccola botola nascosta sotto delle travi in cantina che portava a una stanzetta. Dentro si trovavano decine di cadaveri. Alcuni erano solo vecchie ossa ammuffite, altri invece erano più “freschi”. La polizia iniziò subito le analisi per capire di chi fossero.
Dopo un’attesa interminabile, si scoprì che Davide era uno di quei cadaveri… una cosa strana è che però il corpo del ragazzo era già troppo putrefatto rispetto al tempo della scomparsa…
La polizia non riuscì mai a trovare il colpevole: c’erano troppi dettagli strani, troppi fatti misteriosi.
I tre ragazzi non riuscirono mai a togliersi dalla testa la figura di Davide che veniva trascinato nell’oscurità, né tantomeno quella inquietante figura spettrale. Angelica, disperata, tentò anche il suicidio, ma fortunatamente non le riuscì; Henry e Jessica decisero di mantenere la bocca chiusa, ma rimasero scossi per molto tempo.
Passarono due mesi dal ritrovamento del corpo. Henry si trovava in pieno centro città, a fare una passeggiata. Guardò l’orologio: erano le 7 di sera precise; ormai iniziava a fare buio e stava anche scendendo una leggera nebbiolina, così decise di tornarsene a casa. Lungo il tragitto, però, sentì più volte una strana e debole voce chiamarlo; tutte le volte si guardava intorno, ma vedeva solo passanti sconosciuti impegnati negli affari loro. Questo finché, a una decina di metri da casa, non vide una figura a lui familiare; davanti a lui si ergeva una persona alta circa 1,80, con semplice abbigliamento sportivo, che gli dava le spalle. Incredulo, disse a bassa voce: “D-davide… Davide, sei tu?”
La figura, senza girarsi, né rivolgergli parola, iniziò a incamminarsi lentamente davanti a sé. Henry, ancora sconcertato, lo seguì incerto.
Cinque minuti dopo, i due raggiunsero uno dei cimiteri della città, immersi nella nebbia e nel buio della notte, isolati da tutti. Il povero ragazzo iniziava a pensare di avere solo delle allucinazioni, ma provò nuovamente a richiamare l’attenzione della figura, pronunciando il nome “Davide”. Quella, dopo aver emesso un debole verso, si mostrò a Henry, girandosi lentamente: era il suo amico scomparso, senza ombra di dubbio. Purtroppo però, era diverso. La faccia era scheletrica, senza occhi, con pochi capelli e annerita. Davide, o meglio, la strana creatura, si lanciò contro Henry…
Il giorno dopo il giovane ragazzo venne trovato dal custode senza vita e tumefatto nel cimitero. Della strana figura nulla. Era scomparsa, svanita come se non fosse mai esistita.
Esattamente dopo due mesi, venne trovata anche Jessica senza vita, tumefatta, di notte, in un altro cimitero della città in cui era giunta, pare, seguendo una strana figura incontrata vicino a casa sua.
Angelica, ormai spaventata a morte e sconvolta dalle tre perdite, iniziò a diventare sempre più paranoica e spaventata. Sentiva e vedeva cose che non esistevano, si poneva domande relative a problemi inesistenti o insignificanti, iniziò anche a prendere antidepressivi ma finì comunque per impazzire; quel che aveva visto era troppo per lei, il seme della pazzia era ormai dentro di lei e cresceva pian piano, si nutriva delle sue paure e aumentava senza che lei se ne rendesse conto… i suoi familiari decisero di portarla in un ospedale psichiatrico per curarla. Ma non andò così: ormai aveva superato il limite e il seme era diventato una vera e propria pianta… una pianta che non si poteva estirpare; dopo un anno di sofferenze in quello che lei considerava l’inferno in terra, decise di farla finita: si tagliò le orecchie e si cavò gli occhi.
Cadde a terra. Mentre lentamente moriva dissanguata, in quel preciso momento, nel buio più totale e nel silenzio infinito, vide di nuovo quella figura spettrale, accompagnata dai suoi tre vecchi amici. Il fantasma era sopra di lei che la osservava e i tre giovani invece le erano intorno e le tendevano la mano… Pochi secondi prima di morire, ci fu una saetta di pensieri e collegamenti nella sua mente; fu come se un fulmine squarciasse il cielo durante una tempesta. Capì tutto, la sfida, la casa, la cantina, la morte sua e dei suoi amici, lo spettro… era tutto collegato, una serie di eventi non accidentali, non capitati per caso. Ne comprese bene il perché… le cose non sarebbero potute andare in un altro modo.
Sorrise debolmente per… felicità? amarezza? la tranquillità di quel momento?
“Noi ci sediamo in cerchio e supponiamo, ma il Segreto si siede in mezzo e sa…” L’ultima frase, dopo che aveva ripensato a tutto. Poi, se ne andò anche lei…
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