IL LIBRO E IL CUORE DI CARTA
“Mattia…”, mi sussurrò una donna bellissima dal vestito bianco di seta, con un libro grezzo in mano. Dietro di lei, una luce accecante, bianca. ”Cercami…”, disse, per poi svegliarmi di colpo quella notte di agosto. Era la millesima volta che facevo lo stesso sogno, ma non riuscivo a percepire il suo significato. Presi la sveglia tra le mani e vidi che c’era scritto “3:33”. Quel numero: mi svegliavo sempre a quell’ora, tutte le notti, e non capivo mai perché.
Era sabato mattina e uscii in paese, Bellavalle, un paesino di montagna in cui abitavano pochi abitanti, immerso tra le valli. Per strada vidi una signora molto simile a quella che stavo sognando ogni notte al mercato. Presi la sua mano e lei si girò. L’avevo scambiata per un’altra persona.
“Mi scusi, signora”, dissi per poi incamminarmi. “Ehi, Mattia”, disse Luca, che mi vide passeggiare solo e con l’aria stanca. “Non hai una buona aria, sembri parecchio stanco”, disse Luca appoggiandosi sulla mia spalla. “Sì, sono molto stanco in effetti, continuo a fare un sogno strano… è sempre una donna con un libro in mano che mi chiama”, dissi con le occhiaie che mi arrivavano fin da sotto i piedi. “Hm, mi dispiace… ci vediamo”, disse, per poi andarsene.
Tornai a casa presto, ero stanco, non volevo più addormentarmi perché sapevo che per certo avrei fatto quel sogno. Le palpebre volevano cedere, ma continuavo a bere caffè per rimanere sveglio e non farmi coinvolgere in quello strano sogno che mi turbava ormai da molte notti. Calata la sera e arrivata l’ora di dormire, mi sistemai sul cuscino pregando me stesso di restare sveglio.
“Mattia…”, sussurrò più vicino a me quella donna, “Cercami… cercami dove il sole non arriva”. La luce bianca divenne sempre più potente e io mi svegliai, sudato e con la tachicardia. La solita ora, il solito sogno… ormai la routine.
Mi incamminai, io e il mio cane bianco alla ricerca di questa misteriosa signora dall’aspetto magnifico.
Nella mia testa rimbombavano le sue parole: “Cercami… cercami dove il sole non arriva”. Restai perplesso per un po’ tempo, ma alla fine capii di cosa stava parlando. Iniziai a correre, anche se ero distrutto fisicamente e mentalmente per quello che stava accadendo ogni notte. Ma eccola lì, la famosa grotta del mio paesino. La donna stava parlando di una grotta. Così, munito di torcia, entrai e dopo un paio di secondi il buio. Mi svegliai con le orecchie che fischiavano e la vista offuscata da una luce potente. Alzai la testa e vidi lei… la tanto misteriosa donna con in mano un libro.
“Mattia, vieni”, disse aprendo le braccia. Mi alzai piano e cominciai a camminare verso di lei. Più mi avvicinavo, più aveva una sembianza familiare. Era mia madre deceduta per darmi alla luce. Mi abbracciò forte e mi porse il libro. Sopra c’era scritto il mio nome in grande. “Questo è tuo, aprilo e leggi”, disse lei accennando un sorriso. Dentro al libro c’era il mio destino… è stato scritto tutto. “Sai, caro, ora che ti ho consegnato il tuo destino devo sparire per sempre, ma sappi che ti voglio bene. Addio, tesoro”. Il suo corpo si spaccò in mille pezzi che sparirono nel nulla, lasciando solo un cuoricino fatto di carta rossa sul pavimento bianco. Grazie a lei, so cosa mi accadrà nella vita e quel cuoricino diventerà il mio portafortuna.
Sofia Gualtieri