IL GRANDE GATSBY e le illusioni dell’American Dream
Punti di vista sugli anni ruggenti
Tratto dall’omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby ha avuto un successo mondiale, incassando complessivamente oltre 350 milioni di dollari, classificandosi al ventiduesimo posto per maggiore incasso mondiale del 2013.
Il film è ambientato negli Stati Uniti d’America, precisamente a New York, negli anni Venti del ‘900, soprannominati dagli storici come “i ruggenti anni Venti”, caratterizzati dall’euforia della gente legata alla fine del primo conflitto mondiale e al desiderio di rinnovamento sia personale che dei centri urbani.
La scenografia è attinente col periodo storico in cui il film è ambientato: i costumi sfarzosi e talvolta eccentrici dei personaggi rappresentano perfettamente la loro condizione economica, perché sono tutti dei grandi ricchi e proprietari di beni lussuosi. Il grande sviluppo anche tecnologico di quei tempi ha favorito la presenza di automobili e telefoni che per in quel momento rimanevano beni di lusso disponibili solo per l’èlite e che diventeranno solo negli anni a venire strumenti per tutta la popolazione.
Tutta la narrazione del film fa parte di un racconto di Nick Carraway a uno psicologo. Nick, dipendente dall’alcool, si trova in un ospedale psichiatrico a raccontare al suo medico chi sia stato l’uomo più promettente che abbia incontrato: Jay Gatsby, casualmente diventato suo vicino di casa.
Gatsby, protagonista del romanzo e del film, è un uomo misterioso e affascinante, oltre che ricco e potente, di cui nessuno conosce l’aspetto fisico, né tanto meno il passato; si diceva, persino, che avesse ucciso delle persone anni prima.
Egli organizza delle enormi feste a base di alcool nella sua incantevole villa lussuosa, invitando centinaia di persone, con la speranza che fosse presente Daisy, l’amore impossibile della sua giovinezza, che ora è determinato a riconquistare.
Nick un giorno viene invitato a uno di questi party e riesce fortunatamente a conoscere Gatsby e da lì entra a far parte della sua vita, assumendo il ruolo di spettatore di tutte le vicende private tra Gatsby e Daisy.
Nei panni del narratore onnisciente, non ha mai espresso il suo sincero parere verso l’amico Jay Gatsby, fino a quando, durante il funerale seguito al suo assassinio, esprime tutto ciò che prova per lui, ossia grande stima.
Nel film si alternano attimi di frenesia, percepibili principalmente nelle scene dei mega party senza limiti organizzati da Gatsby nella sua enorme abitazione, dove tutti i presenti hanno un bicchiere in mano, allusione all’eccessivo consumo di bevande alcoliche, nonostante in quel periodo fosse in vigore in America il proibizionismo e quindi fosse vietata la vendita di alcool.
Momenti frenetici sono anche presenti nella parte finale del film, quando Gatsby e Daisy a bordo dell’automobile investono una donna che si era lanciata in mezzo alla strada a seguito di un litigio col marito.
Non mancano, però, parti dedicate alla riflessione, per esempio quando vengono narrate le vicende personali della storia romantica tra il protagonista e la sua amata, come il loro incontro dopo cinque anni o il bacio sotto l’albero nel giardino della villa nel quale era in corso una delle solite feste clandestine.
Il Grande Gatsby, adatto e accessibile a tutti, è un film che narra una vicenda drammatica che descrive la decadenza morale della società di quel tempo con un protagonista degno di essere considerato come un vero Self Made Man, che cerca di trovare fortuna per innalzarsi raggiungendo il livello sociale dell’unica donna che ha sempre amato, Daisy. Questa, a sua volta, è un personaggio che rispecchia la figura femminile di quell’epoca della donna emancipata, indipendente economicamente e moderna.
È senza dubbio un film consigliabile agli appassionati di storie intriganti all’insegna del dramma, accostato a un senso di euforia che caratterizzava un periodo storico affascinante per tutta l’America.
Federico Brambilla
Il Grande Gatsby: un film dalle svariate morali
Tratto dall’omonimo romanzo, The Great Gatsby è un capolavoro cinematografico ambientato nell’America del 1922, tra lo sfarzo e la frenesia del tempo e l’imperante proibizionismo che condizionava profondamente la società dell’epoca. Ha una durata insolitamente più lunga della media, ma che non incide particolarmente sulla piacevolezza della visione, che risulta variegata e intrigante: veniamo a conoscenza di aspetti importanti, dapprima annebbiati dal velo misterioso che avvolge la figura del signor Gatsby, passo dopo passo.
I personaggi di questo film sono studiati nel dettaglio: si ha un punto di vista sia esterno che interno che viene espresso dalle parole di Nick Carraway, personaggio chiave ed elemento coagulante dei personaggi di questa storia. Nick ha un carattere introverso, ambizioso, curioso e si priva dei piaceri che distinguevano molti dei ricchi uomini dell’epoca; è il vicino del signor Gatsby e cugino della bellissima Daisy. Questi ultimi sono, senza dubbio, i protagonisti di questo dramma amoroso: lui è un Self Made Man, che ha costruito la sua fortuna grazie a intraprendenza e speranza. Speranza è la parola chiave che descrive al meglio la perseveranza di un uomo che ha tutto e niente, se non può avere al suo fianco la donna che ha sempre amato. Daisy è una giovane ragazza ammaliata dalle ricchezze del marito, che lotta tra sentimenti e razionalità in uno scenario frivolo e sfarzoso.
“La speranza è l’ultima a morire” è un modo di dire che per Gatsby diviene un ideale di vita. Quest’ultimo infatti riesce a cambiare la propria classe sociale esclusivamente grazie alla sua fiducia nel futuro. Ciò che ha, risulta comunque non essere abbastanza senza la propria donna, che dà un senso a tutto. In questo film si può notare l’enorme modestia di un uomo che farebbe di tutto pur di riavere ciò che ha perso, ma con tatto e sensibilità; veniamo accompagnati dal regista in un viaggio introspettivo all’interno dell’ambiguo signor Gatsby, che rivela se stesso un segreto alla volta.
Colpisce il modo diverso in cui i personaggi percepiscono il passato: c’è chi vorrebbe smentire ciò che è accaduto per poter cancellare ciò che non gli piace e chi non può negare quello che è accaduto, ma può soltanto prenderne atto e farsene una ragione. Il punto di vista di Nick ci permette di avere una visione filtrata dal suo modo di pensare e di vedere le cose sia dall’esterno, come un semplice narratore, ma anche interno grazie al suo ruolo di intermediario e alle sensazioni che quel mondo circostante trasmette e che lui odia profondamente, lasciando comunque una libera interpretazione a chi guarda.
Un ottimo film che lascia l’amaro in bocca, ma che riesce a trasmettere forti sensazioni sia positive che negative. Il merito va sicuramente al regista e alle brillanti interpretazioni di Leonardo Di Caprio nelle vesti del signor Gatsby e Tobey Maguire, interprete di Nick Carraway.
Antonio Filoni
The Great Gatsby, tra speranza e disillusione
Il Grande Gatsby è un film del regista Baz Luhrmann, prodotto nel 2013, della durata di 144 minuti. Tratto dal libro di Francis Scott Fitzgerarld, racconta la storia di James Gatz (JayGastby), protagonista del romanzo e del film, interpretato da Leonardo di Caprio. Quest’uomo affascinante e misterioso viene raccontato da Nick Carraway, interpretato da Tobey Maguire, come una persona molto incline alla speranza e innamorato follemente della cugina Daisy Buchanan, interpretata da Carey Mulligan.
La trama del film a mio parere è molto in linea con il periodo storico che viene trattato, gli anni ‘20 del ‘900 negli Stati Uniti d’America, un periodo molto frenetico e che segnerà la storia del Paese. Il film è ambientato nella New York di quegli anni, una città in pieno sviluppo sia economico che sociale.
Dato il contesto storico, ci troviamo in pieno proibizionismo, periodo nel quale fu vietata sia la produzione che il consumo e l’esportazione legale di alcolici. Tutto il film ruota attorno all’alcool e alle feste clandestine in cui veniva consumato: difatti Nick Carraway, giovane ragazzo del Midwest trasferitosi a New York all’inseguimento del tipico sogno americano, viene inghiottito da questo ambiente, che lo rovinerà.
La scenografia restituisce alla perfezione il periodo rappresentato, attraverso i costumi e gli ambienti fedeli agli originali. Per fare un esempio, in quegli anni la figura della donna iniziò a subire dei cambiamenti legati sia all’immagine, come nel modo di vestire e nelle acconciature, che al ruolo rivestito nella vita sociale dell’epoca. Si nota anche lo sviluppo tecnologico, come la continua presenza e il continuo utilizzo di automobili e telefoni, oggetti che vennero introdotti in quegli anni, e che da beni elitari divennero beni comuni per quasi tutti i cittadini. È molto realistica anche la suddivisione della rappresentazione della città, perché si passa dalla New York capitalistica ed eccentrica alla New York dei bassifondi, dove viene smaltito tutto il carbone utilizzato come fonte di energia per alimentare i consumi della società dell’epoca. Infine, si passa dai bassifondi alle immense proprietà dei milionari come il castello di Gastby e l’enorme villa sfarzosa di casa Buchanan, residenza di Daisy e del marito Tom Buchanan.
Durante la visione del film mi è parso chela narrazione venisse suddivisa in due parti, una prima molto frenetica e dinamica e una seconda molto più lenta e riflessiva, incentrata sulle vicende personali dei protagonisti, nonché sulla storia romantica di Gastby e Daisy, nella quale Nick si ritrova completamente coinvolto. La narrazione del film, essendo fatta da un narratore onnisciente, Nick Carraway, non è altro che un flashback della vita di quest’ultimo nel periodo passato con Gastby e di come questa esperienza l’abbia portato ad avere seri problemi di alcolismo e a nutrire odio nei confronti della società elitaria di cui tanto desiderava far parte. Infatti, ho notato che da quando Nick inizia a frequentare l’ambiente di Gastby si ritrova in ogni scena con un bicchiere in mano, come per simboleggiare questa sua ossessione per l’alcol e per le feste. La sua presenza è costante in ogni scena significativa del film.
Tutta la parte finale del film, in particolare, è incentrata su scandali e colpi di scena di fronte ai quali Nick rimane costantemente in silenzio e fa da testimone, come se lasciasse il giudizio allo spettatore, fino al colpo di scena più significativo, nel quale esplode e rompe il silenzio tra i presenti esprimendo la sua opinione su tutto quello che è accaduto fino a quel momento.
Il film l’ho trovato molto bello e anche molto interessante, perché in primis è ambientato in un periodo storico che mi ha sempre affascinato e in secondo luogo perché il metodo di narrazione a flash-back.
Detto ciò, la figura del self made man interpretata da Gatsby la trovo molto fantasiosa, ma anche molto accattivante, perché fin dall’inizio del film ho tentato di capire la vera storia di Gatsby e da dove fosse arrivato e come avesse fatto a diventare quello che è, perché viene fatto intendere che la sua ricchezza e la sua storia non sono in linea con quello che lui racconta. Difatti l’ultima notte narrata è la “notte della verità”, dove Gatsby racconta la sua vera storia a Nick e dove quest’ultimo si rende conto di quanta stima provi veramente nei suoi confronti, tanto da soprannominarlo “il grande” alla fine della stesura del suo racconto.
È un film che consiglio vivamente, per due motivi. Il primo è che si tratta di un film adatto a tutti e non è affatto pesante da seguire. In secondo luogo, è un film molto intrigante e potrebbe piacere molto a coloro che amano le storie interessanti e complesse, ma anche per il fatto che rappresenta un periodo storico molto lontano da quello che stiamo vivendo oggi, sia culturalmente che socialmente.
Gabriele Maiocchi