I SOGNI SONO LA BENZINA DI CHI VUOLE ANDARE LONTANO
Ecco la risposta. Incenerire i sogni. Bruciare i sogni è il segreto per abbattere definitivamente i propri nemici, perché non trovino più la forza di rialzarsi e ricominciare. Non sognino le cose belle delle loro città, delle vite altrui, non sognino i racconti di altri, così pieni di libertà e di amore. Non sognino più nulla. Se non permetti alle persone di sognare, le rendi schiave.
Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue
Una persona con dei sogni è affamata di esperienze e di avventure che possono aiutarla ad avvicinarsi sempre di più all’obiettivo. Una persona con dei sogni è come se fosse immersa nel colore rosso, colore che rappresenta l’amore, la passione, l’avventura, simbolo di chi è agguerrito e ce la mette tutta pur di arrivare anche solo sull’uscio del proprio sogno. Una persona con dei sogni è come se avesse taniche infinite di benzina che la portano ovunque.
Chi non ha sogni invece non può pretendere di andare lontano, è privo di carica, di voglia di fare, di fame. La sua navicella spaziale non potrà andare molto in alto, resterà sulla terra, non supererà l’atmosfera. Rimarrà prigioniera del mondo, chiusa in una sfera trasparente che non le permetterà di uscire, immersa nel colore bianco che rappresenta il nulla, il vuoto, la nebbia che fa perdere l’orientamento. Chi è a dieta di sogni non sa dove andare, è disorientato.
I sogni sono come stelle: le vedi brillare tutte quando le luci artificiali si spengono, eppure stavano lì anche prima. Eri tu a non vederle, per il troppo chiasso delle altre luci.
Alessandro D’Avenia
Allora forse è questo il segreto: chi sembra non avere sogni invece magari li ha, i sogni sono lì, a un palmo dal naso, ma sono semplicemente coperti dal frastuono di tutto il resto. Per scoprirli, a una persona basterebbe solo che si ritrovasse davanti a un problema tanto grande da ostacolare parte della sua vita quotidiana o futura.
Purtroppo, io credevo e credo ancora di non avere sogni, o per lo meno non c’è una passione che amo e a cui tendo al punto da definirla “il sogno”. Recentemente però mi è venuto un forte dolore lombare. La fisioterapista mi ha detto che potrebbe essere un’ernia, ed è solo qui, nello sconforto più totale, che ho iniziato a pensare a tutto ciò che avrei voluto fare nell’ambito sportivo e ho dato vita nella mia testa ai miei desideri.
Forse chi dice di non avere un sogno è solo pigro, magari preferisce solo aspettare che il sogno si presenti da solo. Il segreto per trovarlo è scavare a fondo, cosa piuttosto difficile per una persona pigra. Va anche detto che i sogni non vanno trovati per forza, altrimenti non possono essere considerati tali.
Eppure, le persone vengono rese schiave quando viene loro negata la possibilità di sognare. Nel libro “La gabbianella e il gatto” di Luis Sepulvèda, la gabbiana Kengah cade in mare in una macchia di petrolio. Le sue ali si appiccicano, non riesce più a volare e rischia di morire lì, ma con le ultime forze riesce a deporre l’ultimo uovo dal quale nasce la gabbianella, che potrebbe essere vista come simbolo della sua rinascita.
Una persona a cui viene negato di sognare si ritrova in questa situazione: le sue ali restano appiccicate e così non può volare verso il proprio sogno.
Chi ha dei sogni invece ha infinite taniche di benzina e la sua navicella spaziale riuscirà a oltrepassare l’atmosfera raggiungendo lo spazio e si troverà a un passo dalle stelle, dai suoi sogni. Potrà viaggiare in posti che vanno oltre i continenti, potrà viaggiare su Marte, sfrecciare lungo gli anelli di Saturno e potrà vedere il mondo con la visuale di chi lotta per la vittoria. Ѐ solo quando si tocca una stella che si può dire di aver vinto, di aver raggiunto il proprio obiettivo, il proprio sogno.
Nonostante le apparenze, quella verso il sogno non è una competizione: c’è chi arriva prima e c’è chi arriva dopo, ma non ha importanza, ognuno può avere la propria vittoria ed è questo quello che conta.
L’anno scorso per un compito di scultura ho realizzato “mobiles”, un gioco di equilibrio. Le protagoniste di quest’opera sono cinque mongolfiere, ognuna composta di un materiale diverso (carta, cartone, feltro, cotone e gomma) e ognuna con un peso differente. Quelle più leggere rappresentano i sogni più semplici da raggiungere, quelli più vicini, mentre quelle più pesanti rappresentano i sogni più complessi, quelli in cui bisogna carburare di più per arrivarci, quelli in cui bisogna alzare la fiamma del pallone aerostatico per salire sempre di più.
Purtroppo, però, può capitare che qualcuno o qualcosa danneggi il nostro volo: un temporale potrebbe farci perdere la rotta, un fulmine potrebbe bucare il pallone… Bisogna comunque lottare per aggiustare quella rottura. C’è poi chi molla, chi pensa che non valga la pena di perdere tempo per sistemare il pallone, e torna alla monotonia della terra.
Quella dei sogni è una balla colossale.
Lo sapevo.
L’ho sempre saputo.
Perché poi arriva il dolore e niente ha più senso.
Perché tu costruisci, costruisci, costruisci e poi all’improvviso qualcuno o qualcosa spazza via tutto.
Allora a che serve?
Alessandro D’Avenia
Magari possiamo essere proprio noi che abbassiamo la fiamma, o perché perdiamo l’interesse per questo nuovo viaggio, o perché una semplice pioggia ci demoralizza, decidiamo di arrenderci e torniamo schiavi, incollando i piedi alla terra ferma.
C’è chi invece ha paura di sognare, ha paura di avere un sogno perché pensa di non essere in grado di raggiungerlo mai, ha paura dei temporali e di tutto ciò che potrebbe portarlo a tornare sulla terra, ha paura del male che potrebbe provocargli la caduta, teme di precipitare nel vuoto per centinaia di metri.
Ci arrendiamo davvero così facilmente?
Ricordate: se si punta alle stelle, in caso di fallimento, si cade sulle nuvole.
Federica Cavallo Sabic (di cui vi consigliamo anche questi due articoli su temi simili: La lunga notte… stellata e Il cuore appesantito dal bianco. BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE, di Alessandro D’Avenia)