I paradossi delle rinnovabili
Con i progressi della tecnologia stiamo iniziando ad assistere a fatti inimmaginabili: microchip nel cervello, progetti per costruire una città autosostenibile su Marte e molto altro. Ciò di cui tratterà questo articolo riguarda le energie rinnovabili, in particolare dello sviluppo dell’ambito elettrico.
Tutti siamo a conoscenza del problema dell’aumento della temperatura terrestre, legata alla percentuale di gas serra presenti in atmosfera. I gas serra vengono costantemente emessi dalla combustione del carburante, dall’utilizzo dei riscaldamenti domestici e quant’altro comporti la combustione di petrolio, carbone e derivati. Negli ultimi decenni le conseguenze si sono fatte vedere e sentire: inondazioni di intere città costiere, uragani ed altre calamità dovute al modo di vivere ormai plagiato dalla società moderna di cui facciamo parte.
Per rispondere a questo problema si è pensato di sviluppare delle tecnologie cosiddette “green” che possano sostituire petrolio, carbone e derivati o che perlomeno ne abbassino i livelli di consumo tanto da non rappresentare un concreto pericolo. L’esempio più noto sono i veicoli elettrici, da macchine a moto, monopattini, treni, ecc… i quali utilizzano energia elettrica come carburante a emissione zero.
A prima vista si penserebbe “ottimo, il problema si può risolvere”, ma andando più a fondo si vede anche l’altro lato della medaglia, quello tenuto nascosto.
Come si produce l’energia elettrica che sostituisce il petrolio? Molti paesi ancora dipendono dalle centrali a carbone per la produzione di energia elettrica, quindi se si aumenta la domanda di elettricità automaticamente aumenterà la domanda di carbone da bruciare per ottenerla: ciò cosa comporta? Ciò che si vuole sostituire va a far parte di ciò che si consuma per ottenere il sostituto e finchè non si progredirà rimarrà un circolo vizioso.
Miliardari come Elon Musk (CEO della Tesla) investiranno sulle utilitarie elettriche per il ceto medio-basso della società, il quale nei prossimi decenni sarà sempre più avviato verso l’elettrico. In termini di emissioni siamo tutti d’accordo che sarà un enorme passo avanti verso la diminuzione delle polveri sottili ed altri gas pericolosi per l’ambiente e l’uomo, ma siamo sicuri che sia effettivamente così?
I veicoli elettrici immagazzinano e utilizzano l’energia elettrica tramite delle batterie a litio, il quale si trova in natura allo stato grezzo e solitamente “inquinato” da altri elementi a contatto con esso. Per poterlo rendere operativo vengono svolti dei trattamenti altamente specifici utilizzando anche metalli pesanti (molto inquinanti), che comportano un alto rischio se non smaltiti correttamente, con una produzione di circa 9 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata trattata (13,5 milioni di tonnellate di CO2 in dieci anni): questo valore ancora è nullo rispetto alle tonnellate emesse annualmente dalle attività umane, ma in un ipotetico futuro dove l’elettrico sarà la base di tutto ci potremmo aspettare emissioni molto più alte.
In generale, qualsiasi energia rinnovabile ha dei pro e dei contro. Un altro esempio sono le turbine a vento o ad acqua, le quali sfruttano energia eolica e idraulica e contengono una sostanza chiamata neodimio che svolge una funzione di magnetismo, essa è ottenuta dopo lunghi processi di raffinazione che comporta un’emissione di agenti inquinanti molto pericolosi per l’ambiente e la salute umana.
Tornando al discorso dei gas serra generati dalla combustione di petrolio e carbone, una possibile soluzione è stato l’impiego dei cosiddetti “biofuel” o biocarburanti, i quali utilizzano piante come la colza o canapa per produrre carburante. In termini di impatto ambientale per un verso sono efficaci in quanto emettono molto meno polveri sottili, per un altro verso invece tolgono spazio all’agricoltura e rendono i terreni poco fertili, perciò gli agricoltori necessitano il disboscamento di una nuova zona fertile che causa l’eliminazione di assorbitori di anidride carbonica, ossia gli alberi.
Ci sono molti altri esempi di criticità relative alle energie rinnovabili e risulta spesso difficile capire cosa sia più o meno dannoso pensando ad un possibile impiego su larga scala di queste nuove tecnologie: l’unico modo è sperimentare e vedere cosa è meno peggio fra i due.
Ma c’è veramente un modo per azzerare le emissioni, equilibrare i valori di gas, inquinanti, deforestazione e molti altri fenomeni di degradamento della nostra casa? A mio parere la risposta ancora non c’è, perché la nostra società cambierà solamente al momento del collasso, il famoso punto di non ritorno, e se la fine non la vedremo noi, la vedranno i nostri figli o nipoti.