I COMPITI SONO INUTILI?
Ogni settimana gli studenti italiani sono costretti a svolgere per una durata media di nove ore settimanali i compiti scritti. Ci troviamo al primo posto in Europa per mole di lavoro e nel mondo siamo secondi solo alla Russia, secondo uno studio del OCSE. Con l’avvento della pandemia questo monte ore è addirittura aumentato, costringendo spesso gli studenti a dedicarsi alla scuola per la maggior parte della giornata. È davvero necessario questo monte ore di compiti settimanali?
Molti studiosi pensano di no. Basta fare un confronto con altri sistemi scolastici europei per capirlo. Prendiamo come esempio la Finlandia: i suoi studenti svolgono esercizi a casa in media meno di tre ore a settimana e li troviamo tra i migliori studenti d’Europa. Al contrario l’Italia ha gli studenti meno brillanti. Inoltre in Italia si registra il maggior tasso di abbandono scolastico.
Allora perché assegnano così tanti compiti? Il motivo può essere la paura degli insegnanti che i ragazzi dimentichino quello spiegato con fatica in classe. Soprattutto in questo delicato periodo, dove la distanza impedisce ai docenti di accertarsi che il contenuto della lezione sia passato, la quantità di compiti è aumentata. La quantità di compiti in Italia, inoltre, potrebbe essere considerata illegale, poiché viola l’art. 31 della carta dei diritti dell’infanzia: “gli stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età”. Sotto questo punto di vista, il numero di ore di compiti limita il tempo dedicato alla socializzazione, al gioco e allo sport, fondamentali per la salute psico-fisica di bambini e adolescenti.
Un altro punto a sfavore dei compiti è che non essendo personalizzati diventano dannosi per studenti con difficoltà e discriminanti. Ad esempio, se in una classe vengono assegnati venti esercizi ci saranno studenti che li svolgono in venti minuti, altri che ci mettono un’ora o più. Come volevasi dimostrare, il carico non è adeguato alle capacità individuali e porta gli studenti con difficoltà ad autodefinirsi incapaci. Si potrebbe pensare che questo sia comunque un valido metodo di apprendimento, ma non è così. La ripetizione di esercizi simili non sviluppa capacità utili nel futuro, ma solamente delle nozioni meccanizzate e a breve termine, utili solo alle verifiche. Una valida alternativa sarebbe svolgere in gruppi esercizi che richiedono ragionamento. Ciò permetterebbe di sviluppare competenze sul ragionamento, essenziale nella vita, ed evitare la noia e l’individualismo.
In conclusione, sarebbe importante diminuire e modificare il carico di compiti a casa in modo da migliorare il rendimento scolastico senza compromettere i diritti degli studenti.
Gaia Goldonetto