Giornalini dell’Einstein a confronto: da 13:25 a Click!
Intervistiamo il prof Emilio Cantù per andare alla scoperta di 13:25, il nostro antenato, un giornalino cartaceo che in un passato per noi remoto ha raccontato la vita degli studenti dell’Itis Einstein. Un ottimo prodotto: libero, ironico e partecipato…
Chi dice che negli ultimi anni i ragazzi siano più aperti e senza limiti di pensiero? Tutti sappiamo o almeno ipotizziamo che anche negli anni scorsi l’Einstein avesse un giornalino scolastico. Noi, grazie al prof Emilio Cantù, siamo riusciti a ottenere alcune copie prodotte nei primi del 1990…
Come ve le immaginate? Con tanti discorsi inutili che girano sempre intorno al solo argomento: “La scuola”? Beh, se pensate questo vi sbagliate proprio… Guardate qualche articolo:
E perché non fingere di saper scrivere in latino?
O parlare di scuola in questo modo?
Come avrete certamente notato, in questi articoli si può leggere dell’ironia, la libertà di dire la propria idea senza paura, un’idea di comunità… Ma cosa era 13:25? Come veniva prodotto? Quali sono le differenze con Click!?
Ne abbiamo parlato con il prof Cantù, che di 13:25 è stato collaboratore, lettore e collezionista…
Prof Cantù, perché era stato scelto come titolo 13:25?
Perché era l’ora in cui terminavano le lezioni, da quel momento ognuno poteva esprimersi a modo proprio, in libertà…
Com’era organizzata la redazione?
Era presente un gruppo di studenti che regolarmente si incontrava nel pomeriggio, come in quella attuale, e poi venivano invitati a collaborare gli insegnanti e gli studenti e questi erano liberi di scegliere l’argomento da trattare. Era un gruppo alla pari in cui tutti collaboravano per scrivere qualcosa assieme.
Come crede debba essere un giornalino?
Penso che un giornalino non debba essere la copia di ciò che si fa normalmente in classe. Deve essere un’alternativa alle classiche attività scolastiche.
Cosa ne pensa del fatto che il giornalino della scuola si sia sviluppato tecnologicamente attraverso la pubblicazione multimediale?
Un po’ mi manca il cartaceo, nonostante sia importante che ci sia un giornalino online per risparmiare.
I due supporti danno emozioni diverse. Scrivere con una penna su un foglio di carta non si può dire sia uguale al digitare i tasti di un computer, poiché sono due modi diversi per creare parole. Anche il modo di conservare il giornale è differente: il cartaceo lo si conserva in casa come oggetto da toccare, mentre quello online in una cartella del computer.
Il nuovo giornalino, essendo online, ha bisogno di un lavoro che non lo renda privo di emozioni e personalità, mentre nell’altro c’era già uno standard, siccome poteva essere solo in bianco e nero. Devo ammettere che a quei tempi lo consideravo semplice, mentre adesso ha riacquistato fascino ai miei occhi.
Da dove deriva la libertà dei registri linguistici che abbiamo riscontrato leggendo 13:25?
Dalla necessità di esprimere la verità delle diverse personalità e di adattare i registri all’argomento di cui si stava trattando e a ciò che si voleva comunicare.
Oggi mi sembra si faccia più fatica a discutere di determinati argomenti, non per incompetenza ma per vergogna.
Quali erano gli effetti di quest’apertura nei registri linguistici e nella scelta degli argomenti da discutere?
Creava un dibattito tra gli insegnanti, siccome vi era chi accettava l’argomento e chi discuteva sulla serietà della rivista.
Da cosa è nato invece l’interesse a collaborare con Click! concedendoci questa intervista?
È nato casualmente durante una discussione in sala professori con il prof Imperatore. Parlavamo del giornalino e abbiamo avuto l’idea di raccontare dei giornalini vecchi della scuola, con i quali avevo collaborato diverse volte, per fare un confronto tra i giornalini di allora e quello attuale.
Alla luce della sua esperienza, cosa si sente di augurare a Click!?
Siate originali, scrivete ciò che effettivamente vi interessa e divertitevi con le parole, anche se sono destinate a un “giornalino”.
Tegitu Casiraghi, Michela Caspani, Marta Margutti