FRAGILITÀ, un racconto d’amicizia e sofferenza
Un incontro. La nascita di un’amicizia che passa attraverso la cura e si nutre di felicità. Ma… sofferenza, crisi ed errori sono sempre dietro l’angolo. Un racconto poetico e toccante da una studentessa di 1A.
Eri lì. Ferito. E io agitato. Non capivo chi fossi. Cosa fossi.
Io avevo paura e tu pure.
Sei apparso così, nel buio. I tuoi occhi tristi mi hanno guardato come se mi volessero comunicare la tua voglia di avere una casa, un rifugio, una sicurezza.
Quel giorno non tornai a casa, ti nascosi nella mia casetta sull’albero, la tua nuova casa. Eri piccolo e innocuo.
Ti ho curato in qualche modo. Ti eri fatto male a quella specie di zampa-ala, ancora oggi non so come chiamarla.
Eri di un color arcobaleno. Eri bellissimo.
Ti coprii con almeno quattro coperte, era un inverno molto freddo, più del solito, e mi addormentai con te.
Da quel giorno, io scendevo di casa e venivo da te a darti qualcosa da mangiare, giocavo con te, salivo in groppa alla tua schiena e volavamo. Sì, volavamo.
Poi, dopo alcuni mesi, ho capito che quello di cui ti nutrivi maggiormente è la felicità.
Più eravamo felici e più tu crescevi.
Eri un misto fra diversi animali, avevi il corno di un unicorno, le ali di una farfalla, il viso di una tigre e le zampe da lupo.
Mi seguivi ovunque, eri la mia ombra.
Ormai, dopo tutti questi anni eri diventato il mio migliore amico.
Poi… un giorno mi sentivo triste e solo. Diciamo che era uno di quei momenti un po’ no.
Quei momenti… quei momenti in cui pensi che il mondo prima o poi ti crollerà addosso.
Quel momento in cui pensi che tutto stia andando storto, già, proprio quel momento. Peccato che lo stavo pensando nel momento sbagliato.
Perché mentre io ero in quella specie di crisi, tu, tu sei venuto a farmi salire d’umore, e io, invece che capire il tuo semplice e bel gesto, ti ho preso e scaraventato contro il muro.
Ma non è stato quello il problema. Il vero problema non è stato il mio farti male fisicamente, ma la mia rabbia, che ogni volta ti indeboliva sempre di più.
Una successione di piccoli errori.
Che hanno portato a grossi errori.
A commettere l’errore più grande.
Così io stesso ti ho ucciso.
Scusa amico mio.
Hind Sabraoui