DOPO 60 ANNI RIMANGONO ICONE DEL CINEMA: Sergio Leone ed Ennio Morricone in “Per un Pugno di Dollari”
Il 28 agosto 1964 a Firenze, in un pidocchioso cinema vicino alla stazione di Santa Maria Novella, esce il primo film western di Sergio Leone. Non è però un film qualsiasi, bensì una delle pellicole che cambierà la storia dell’arte cinematografica: Per un Pugno di Dollari. Si tratta infatti di un film che modificò non solo il mondo del genere western, ma anche quello del cinema in generale, dando vita a una delle trilogie più importanti della sua storia, La Trilogia del Dollaro, e dimostrando il grande genio del regista italiano Sergio Leone, oltre a quello dell’autore delle stupende colonne sonore, Ennio Morricone.
Andiamo però con calma. Per prima cosa riassumiamo la trama del film: un pistolero solitario che arriva a San Miguel, cittadina al confine tra Stati Uniti e Messico, divisa dalla lotta per il monopolio di due famiglie, i Rojo e i Baxter, che commerciano rispettivamente in alcol e in armi. Fingendo di vendersi ai primi, il pistolero solitario fa in realtà il doppio gioco con lo scopo di mettere gli uni contro gli altri e trarre profitto dalla reciproca eliminazione delle forze antagoniste.
Come ho già anticipato, questo film dà il via a quella che verrà poi chiamata Trilogia del dollaro o Trilogia dell’uomo senza nome. Essa comprende, per l’appunto, Per un pugno di dollari ma anche i mitici Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto ed il cattivo (1966)…. fra i tre si fa davvero fatica a trovare il migliore!
La storia narrata è quella delle avventure compiute dal nostro pistolero solitario (interpretato da Clint Eastwood) nel vecchio e selvaggio west.
Nonostante Per un Pugno di Dollari sia alla fine l’anello più debole della trilogia e nonostante i restanti due titoli siano più complessi ed articolati dal punto di vista della trama, più complessa e ampia, e dei personaggi, più profondi psicologicamente, esso è un film che ha mostrato al mondo intero che il cinema western italiano poteva dare più di quanto sembrasse. Ad esempio, differentemente dal western classico, il tema della conquista della frontiera, qui Leone lascia il passo a una “dimensione più privata“, il cui motore primo sembra essere quello della sete di vendetta.
Il film mette a punto, di fatto, un nuovo linguaggio in cui la fanno da padrone nichilismo e pessimismo, raggelante ironia e una generale brutalità a livello visivo, ritmico e recitativo. Tutto ciò è ottenuto attraverso una ricerca continua della bidimensionalità di ogni personaggio, oltre che attraverso continui riferimenti a opere letterarie quali l’“Iliade”, l’“Odissea” e anche alcune opere di Shakespeare che lo rendono un prodotto cinematografico valido anche a livello culturale più ampio…
Come già detto, il regista dell’intera trilogia è Sergio Leone o, come si firmava lui, Bob Robertson (“figlio di Roberto”), nome scelto per due motivi: primo per rendere onore a suo padre, Roberto Roberti, anche lui regista, e secondo perché gli dissero che un americano non avrebbe mai visto un film western firmato da un italiano… Direi che l’idea ha dato i suoi frutti, alla fine!
Quando fece questo film voleva tirare fuori il bambino che era in sé, tornare insomma a sognare di essere un cowboy che galoppava sul suo cavallo verso l’orizzonte, ma non avrebbe mai avuto il successo che ha avuto senza unire questo suo spirito da bambino a un Sergio cresciuto e diventato ormai adulto, riuscendo così a rendere Per un Pugno di Dollari un film completamente maturo e realistico, o meglio, “un’opera di poesia”, come la definisce lui.
Le ambientazioni del film immergono alla perfezione lo spettatore nel periodo storico che voleva rappresentare, anche se il budget per tale lavoro era molto basso, solo 90 milioni di lire date da tre diverse nazioni (Germania, Spagna e Italia), tanto che la troupe non sbarcò mai in America e fu obbligata a girare la gran parte delle scene in Spagna.
Come accennato, un altro elemento di fascino della pellicola sono le musiche di Ennio Morricone, uno dei maggiori musicisti di cinema che ha segnato indelebilmente la storia della musica da film, con centinaia di colonne sonore composte. Geniale e a sua volta rivoluzionario, deve molto a Per un pugno di dollari per il quale ha composto dei fraseggi che non solo stanno sotto le sequenze, ma le accompagnano con una potenza melodica importante, quasi, come la regia e le immagini stesse. Abbiamo tutti nelle orecchie quelle musiche. Da allora Morricone è stato chiamato da molti dei maggiori registi di tutti i continenti e ha accumulato innumerevoli premi tra Oscar, Grammy, Nastri d’Argento e David di Donatello, solo per citarne alcuni.
II successo travolgente che ebbe il film portò il regista a essere famoso pure nel mondo orientale, tanto che il giapponese Akira Kurosawa, dopo averlo visto, lo denunciò per aver plagiato il suo film La Sfida del Samurai (1961). Tale accusa però limitò solo il godimento dei profitti della distribuzione della pellicola in Giappone, profitti che andarono a Kurosawa a titolo di risarcimento, e che nulla tolsero all’indiscusso successo nel resto del globo.
In conclusione, Per un Pugno di Dollari è un film assolutamente stupendo dal punto della storia, dei personaggi, delle ambientazioni e della musica.
Non per nulla il suo famoso regista viene ora chiamato il “padre del western italiano”, anche se lui odiava essere chiamato padre, tanto che i suoi stessi figli lo chiamavano Sergio, così come lui chiamava suo padre Roberto, che considerava il suo migliore amico.
Era il 28 agosto 1964 a Firenze e in un pidocchioso cinema vicino alla stazione di Santa Maria Novella usciva Per un pugno di dollari, primo western di Sergio Leone. Nessuno credeva nel film. La Jolly, società di produzione, aveva addirittura acquistato qualche decina di biglietti perché l’esercente non lo togliesse subito dalla programmazione, ma alla fine ebbe un successo incredibile al botteghino e ancora oggi ricordiamo Sergio Leone e il suo pistolero solitario.
Federico Beretta