DELITTI CANINI: Il mastino dei Baskerville e Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Due romanzi appassionanti e di successo, due protagonisti insoliti, due “delitti” da risolvere collegati entrambi, in modo diverso, a un cane.
“Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” di Mark Haddon e “Il mastino dei Baskerville” di Sir Arthur Conan Doyle, due romanzi che trattano lo stesso genere letterario, il giallo, in due modi molto diversi: il primo descrive il mondo attraverso gli occhi di un bambino affetto dalla sindrome di Asperger, mentre il secondo ci mostra Sherlock Holmes alla ricerca della soluzione di un caso insolito attraverso il racconto del suo assistente Watson. A unirli, come un filo sottile, la figura di un cane coinvolto, suo malgrado, in trame delittuose.
“Il mastino dei Baskerville” racconta uno dei molteplici casi che ha come protagonisti l’investigatore privato Sherlock Holmes e il suo assistente Watson che in un primo momento indagano insieme sulla morte di Sir Baskerville, un nobile proprietario di un castello, per poi dividersi e cercare di scoprire cosa si nasconde dietro la creatura infernale che perseguita la famiglia Baskerville da generazioni. La storia è ambientata in un’Inghilterra a cavallo tra otto e novecento, dove l’ormai celebre investigatore è chiamato a risolvere il caso incuriosito dalla storia raccontatagli dal Dr. Mortimer.
Il romanzo riesce a farci immedesimare perfettamente nella vicenda sin da quando Watson viene mandato da Holmes sulla scena del delitto per fare le prime ricerche. Ma, come si scoprirà più avanti, lo stesso Holmes svolgerà una sua ricerca in segreto. Questo è solo uno dei numerosi colpi di scena che si susseguiranno durante il corso dell’avventura e aumentano il coinvolgimento del lettore, come in ogni giallo degno di questo nome.
Un altro motivo che incoraggia alla lettura di questo libro è la grande importanza e influenza del personaggio di Sherlock Holmes nei libri di genere giallo che lo hanno seguito, uno dei quali è proprio “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”. Il protagonista di questo libro, Christopher, infatti, considera Holmes un esempio da seguire, ed è proprio l’ammirazione nei confronti di questo eroe una delle motivazioni che lo spingerà a indagare sulla strana uccisione del cane dei vicini. L’autore, al contrario del precedente, non basa il suo racconto sulla risoluzione del caso con l’obiettivo di trovare il colpevole, ma cerca di raccontarci non solo la difficoltà generale di alcuni rapporti fra genitori e figli, ma anche l’ulteriore difficoltà portata sia dalla malattia da cui Christopher è affetto sia della presunta morte della madre.
Le differenze non riguardano, però, solo il contenuto, ma si possono riscontrare anche nel tipo di struttura narrativa che i due scrittori decidono di dare ai loro rispettivi romanzi: “Il mastino dei Baskerville” ha una narrazione unitaria, al contrario Mark Haddon nel suo romanzo, avendo come centro del romanzo il tema della sindrome di Asperger più che la risoluzione del caso, cerca un tipo di narrazione frammentaria in cui si alterna l’investigazione del protagonista alle sue continue digressioni mentali. Christopher, infatti, che riveste sia il ruolo di protagonista che di narratore, si distrae molto facilmente a causa della sua malattia e passa quindi dal racconto della sua avventura ai moltissimi pensieri che gli passano per la testa, scatenati spesso da ciò che vede e in molti casi riguardanti la matematica o i numeri in generale, argomento del quale è un grande appassionato.
I due romanzi hanno certamente due obiettivi diversi fra loro, perciò un lettore alla ricerca di un romanzo puramente giallo probabilmente preferirà l’opera di Doyle, mentre chi desidera leggere un romanzo che tratti anche il tema dell’adolescenza e quindi della crescita, con i relativi problemi che ne derivano, preferirà la lettura de “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”.
Samuel Venturini