CORRI RAGAZZO, CORRI. La riscoperta della libertà
In occasione della Festa della Liberazione, vi proponiamo due recensioni del film Corri ragazzo, corri, visto dai nostri studenti durante il Giorno della memoria. Per non dimenticare quello da cui, grazie alla lotta al nazifascismo, in quel lontano 25 aprile ci siamo liberati. Per guardare al nostro futuro, anche e soprattutto oggi, con rinnovata speranza.
IL PIÙ “FORTE” DEI BAMBINI
Il film Corri ragazzo, corri del regista Pepe Danquart, uscito nelle sale cinematografiche nel 2013, è una pellicola drammatica di genere storico-biografico che tratta la segregazione razziale degli ebrei durante il periodo nazista. Il lungometraggio è ambientato in Polonia, nei 2 anni che vanno dal 1943 al 1945, e racconta la storia vera di un ragazzino ebreo di 8 anni, tratta dal romanzo omonimo di Uri Orlev del 2001.
L’opera cinematografica inizia con il protagonista, Srulik, che vaga per la foresta in cerca di cibo o persone che possano dargli un lavoro. Poco dopo si vede un flashback che ritrae il giovane e suo padre faccia a faccia discutere affannosamente, forse per l’ultima volta. Il genitore intima al bambino di scappare, di cambiare completamente identità e di nascondere a tutti la sua fede religiosa, pur non dimenticandosi mai delle proprie origini e di ciò in cui crede.
Così il protagonista, ispirandosi ad amici e conoscenti polacchi, prende il nome di Jurek e inizia a correre senza fermarsi mai, proprio come suggerisce il titolo dell’opera. Egli sa che non potrà più tornare a casa, così fa amicizia con alcuni ragazzini, anch’essi scappati dal ghetto tempo prima (e quindi con più esperienza) e inizia a vivere con loro nei boschi, campando di caccia, raccolta e razzie. Purtroppo però, in seguito a un’imboscata nazista, i giovani sono costretti a separarsi e Srulik si trova per la prima volta nella più totale solitudine.
Grazie alle conoscenze acquisite per merito dei coetanei, riesce ugualmente a sopravvivere finché, stremato dal freddo e dalla fame, non sviene davanti alla porta dell’abitazione di una signora, Magda, che si rivelerà in seguito una figura essenziale per sua la crescita. Interessante in questo caso la scelta del regista di optare per un’attrice fisiognomicamente simile a quella che interpreta la madre del ragazzino, forse per far capire al pubblico come egli riconosca il lei una figura materna. Data la cristianità della donna, il giovane assume una fortissima impronta cattolica, imparando le basi della principale religione polacca. Infatti, quando è costretto ad andarsene, Srulik sfrutta questo elemento a proprio vantaggio, presentandosi alle persone come un perfetto cristiano di nome Jurek. Pian piano però, egli inizia a credere davvero in ciò che fa, probabilmente perché, essendo un bambino, associa alla religione cattolica l’aiuto che le persone gli danno, mentre alla confessione ebraica ricollega la segregazione e l’odio subiti durante l’occupazione tedesca.
Grazie a questa nuova fede, gli si apriranno molte porte e durante il suo lungo viaggio Srulik conoscerà tantissime persone propense ad aiutarlo, ma altrettante pronte a “svenderlo” per un po’ di denaro. Egli affronterà una miriade di peripezie, tra cui una mutilazione fisica finché, finita la guerra, non incontrerà una famiglia disposta ad amarlo davvero e si troverà davanti ad un bivio: stare con i nuovi “congiunti” o ritrovare le sue origini e la sua identità ebraica.
La pellicola di Danquart ha riscontrato un grande apprezzamento da parte del pubblico, principalmente perché essa non racconta la tipica storia ambientata all’interno di un campo di concentramento, ma mostra le vicende da un’altra prospettiva: ciò che gli ebrei dell’epoca vivevano quotidianamente, costretti a scappare e a nascondersi ogni istante per non incappare nelle barbarie naziste. Del film infatti colpiscono la precarietà della vita del bambino, la costante paura e la progressiva perdita di identità, che lo portano persino ad “odiare” la sua religione.
Davide Riccardo Reitano
UN VIAGGIO ALLA RISCOPERTA DI SÉ E DELLE PROPRIE ORIGINI
Corri ragazzo, corri tratta la vicenda di Srulik, un bambino ebreo di 8 anni che, fuggito dal ghetto di Varsavia e cambiato nome in Jurek Staniak, si ritrova ad affrontare il clima freddo di una Polonia rurale nella quale regna la fame dovuta anche all’occupazione nazista. Durante il suo lungo e travagliato viaggio, il protagonista incontrerà una partigiana, Magda Janczyk, che lo aiuterà a integrarsi nella società polacca a maggioranza cattolica e a convertirsi al cristianesimo. Verrà scoperto dai Nazisti, i quali lo costringeranno a scappare ancora e ancora fino a quando incontrerà una fattoria che lo ospiterà ma nella quale subirà una grave menomazione. Infine, dopo un breve periodo di felicità vissuto a seguito della fine della Seconda guerra mondiale, Srulik verrà posto di fronte a una scelta che deciderà le sorti della sua vita.
I costumi svolgono la parte del leone nel film di Danquart, perché contribuiscono a delineare il contesto storico nel quale la storia si sviluppa e che è essenziale per questo genere di pellicola. Quest’ultima è la trasposizione cinematografica del libro omonimo di Uri Orlev, ispirato a una storia vera. Quindi è possibile considerare il lungometraggio un’opera biografica nella quale, peraltro, la trama e i dialoghi appaiono coerenti. La narrazione vede molti salti temporali, i quali rendono la sceneggiatura più difficile da comprendere ma hanno il merito di far diventare il racconto molto più interessante. La visione di Corri ragazzo, corri risulta nonostante tutto molto piacevole perché è un film che si adatta molto al periodo in cui viviamo, tra persone che dimenticano colpevolmente quanto di orribile è accaduto durante la Seconda guerra mondiale e altre che negano questi aspetti. Una scena molto forte in tal senso a livello emotivo è la distruzione della casa di Magda da parte dei Nazisti.
L’intera pellicola è, in conclusione, interpretabile come un viaggio alla riscoperta di se stessi e delle proprie origini, e il finale rispetta proprio questo messaggio.
Tommaso Miggiano