CONNESSI O DISCONNESSI? Dipendenza da social network e rapporto con la politica
Se si parla di dipendenza, immediatamente a qualsiasi individuo vengono in mente i grandi giri di droga del Sud America, la cocaina, l’eroina, oppure l’alcol. Mai nessuno si aspetterebbe che la più grande dipendenza da cui la popolazione mondiale è affetta sia la così detta “nomofobia”, nome che non suona molto familiare, nonostante al mondo conti 280 milioni di dipendenti. Vi starete chiedendo: “ma dipendenti da cosa?” 280 MILIONI di dipendenti da SMARTPHONE (a proposito si veda la ricerca condotta dal portale online Flurry).
Se si comparano i dipendenti da smartphone con i dipendenti da alcol o dalle varie sostanze stupefacenti, ci si accorge infatti che i numeri dei dipendenti da smartphone superano ampiamente il numero di vittime di altre dipendenze.
Infatti i dipendenti dalla cocaina sono all’incirca 96 milioni, i dipendenti da antidolorifici raggiungono i 107 milioni, i dipendenti da ecstasy 92 milioni, mentre i dipendenti da oppiacei raggiungono i 100 milioni… (dati diffusi dal Word Drug Report risalente al 2014). Per non parlare dei dipendenti da alcol: in tutto il mondo, secondo l’O.M.S. (ricerca sui consumi alcolici mondiali), si aggirano attorno ai 140 milioni di persone. Insomma, solo sommando i dipendenti dalle droghe o dall’alcol si possono superare i 280 milioni di nomofobici. Si potrebbe pensare che i danni provocati dalla dipendenza da smartphone, a confronto di quelli causati da droghe e alcol, siano però lievi se non nulli.
Tuttavia bisogna saper allargare lo sguardo e non concentrarsi solo sugli effetti psicofisici diretti, ma guardare a tale dipendenza anche con un occhio diverso, che definirei di natura politica. In che senso?
E cosa c’entra la politica con la nomofobia? Bisogna sapere che la nomofobia sviluppa una dipendenza quasi ossessiva dai social, che si stanno trasformando in un ritrovo di gente perlopiù ignorante ed egocentrica che crede di pensare con la propria testa senza mai porsi il dubbio che le proprie idee siano invece costruite su mattoni di luoghi comuni tenuti tra loro con una malta composta da fake news (che condividono senza vergogna e alcun senso di responsabilità), idee false o gonfiate da siti internet non certificati o creati ad hoc per creare disuguaglianza o addirittura a pilotare le elezioni. Pensateci: un partito politico, infatti, potrebbe in maniera molto semplice creare un sito che produce delle fake news, utili per portare un enorme bacino elettorale dalla propria parte. La ricetta è semplice e sperimentata: si trova un nemico e gli si addossano tutte le colpe di quello che va male nel paese.
Credete sia una cosa nuova? Basterebbe studiare un po’ di storia per sapere che l’ha fatto ad esempio Adolf Hitler prendendosela con le categorie più deboli della società, ossia facili da discriminare…
I mezzi di propaganda in tutti i regimi sono sempre stati essenziali per l’avvento al potere di dittatori e carnefici che sfruttandoli al meglio sono sempre riusciti a far emergere il lato più oscuro e cupo delle persone. Inutile negarlo o cercare di sminuirlo: in questa epoca stiamo vivendo in un clima razzista, xenofobo e pieno zeppo di ignoranza, dove il diverso o chi è in difficoltà viene considerato un nemico da non aiutare.
Alla luce dei nuovi mezzi di comunicazione e della sempre più conclamata dipendenza delle persone da essi, bisogna saper dunque attualizzare il pensiero intorno al razzismo. Non si può credere che con la vittoria della Seconda guerra mondiale il seme del nazismo sia stato rimosso totalmente: il razzismo è una bomba a orologeria pronta a esplodere in qualsiasi momento, ed è quello che sta capitando oggi. La maggior parte dei leader mondiali sono dei qualunquisti profondamente razzisti, basti vedere quelli che abbiamo in casa e a cui ABBIAMO permesso di decidere dei nostri destini (ognuno pensi a chi vuole…). Questi potenti manipolatori possono inculcarci nel cervello molti pregiudizi, come ad esempio il fatto di “etichettare” e “bollare” qualsiasi posizione che non sia quella a cui la “massa” va addietro, eticchettando a priori come ignorante o schiavo del sistema chiunque dissenta, senza che quelli che si fanno prendere in giro dal primo link che passa davanti alla propria “home” di Facebook non si rendano conto di essere loro gli schiavi.
La cosa assurda è che poi questi elementi nomofobici (non si possono chiamare persone degli individui che sperano che della gente muoia nel Mediterraneo o nella neve italo-francese mentre è in cerca di speranza, come magari facevano i loro nonni o i loro padri, che andavano all’estero per LAVORARE – non scappavano da nessuna guerra…) vanno a votare…
Quindi bisogna fare attenzione a non farsi risucchiare dal circolo vizioso creato dai social, perché, come diceva Goebbels: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà realtà”. Più o meno quello che sta accadendo ora, purtroppo, nel nostro paese…
Mi dispiaceva però chiudere con una frase di un gerarca Nazista. Quindi, per far filtrare un po’ di speranza (che è l’ultima a morire), vorrei chiudere con questa frase:
“Io sono orgoglioso di essere cittadino italiano, ma mi sento anche cittadino del mondo, sicché quando un uomo in un angolo della terra lotta per la sua libertà ed è perseguitato perché vuole restare un uomo libero, io sono al suo fianco con tutta la mia solidarietà di cittadino del mondo.” Il Presidente Sandro Pertini
Manuel Coletti