CHIMICA: NON SOLO FREDDA SCIENZA. Intervista alla prof.ssa BARBARA SALA
Spesso lo studio della chimica ci terrorizza. È quella materia incomprensibile, complessa e lontana che quasi tutti temono. Questo ci porta anche a vedere i docenti come freddi automi che parlano una lingua incomprensibile, senza considerare che sono persone che hanno colto il fascino di un mondo che non possiamo vedere a occhio nudo.
Ora abbiamo l’occasione di addentrarci in questo mondo grazie all’aiuto della prof.ssa Barbara Sala.
Buongiorno prof.ssa, vorremmo iniziare chiedendole cos’è la chimica e cosa l’affascina di questa materia.
La chimica è vita! Tutto ciò che c’è nel nostro corpo, tutto ciò che ci circonda, che sia naturale o anche artificiale, è chimica; tutto è fatto di atomi. Semplicemente non abbiamo l’occhio allenato per vederla. Anche un quadro viene visto dal pubblico o dall’esperto di arte in modo completamente diverso: il pubblico vede solo ciò che appare evidente a tutti, mentre l’esperto coglie le sfumature, i dettagli, l’intenzione dell’autore. La chimica sconfina proprio in un modo così piccolo da essere invisibile, tuttavia governa tutto. È proprio questo ciò che mi affascina.
Cosa l’ha spinta a studiare la chimica e poi a insegnarla?
La scelta di studiare chimica è nata un po’ per caso. Sono stati i miei genitori a consigliarmi vedendo che avevo potenzialità nell’ambito scientifico. Trent’anni fa la scelta della scuola superiore non era facilitata dagli open-day o dalle lezioni aperte e quindi avveniva in modo meno consapevole.
L’amore per questa materia è nato però proprio studiandola e approfondendola anche grazie all’aiuto dei miei professori che sono stati in grado di trasmetterla in modo interessante e affascinante.
Ho scelto poi di insegnarla proprio con l’obiettivo di proporre ai miei studenti ciò che i miei docenti avevano fatto con me.
Quale scuola superiore ha fatto?
Ho studiato all’istituto tecnico A. Greppi di Monticello B.za e ho ottenuto il diploma di perito chimico industriale. L’articolazione al Greppi è chimica dei materiali e prevede lo studio della chimica generale, analitica, organica e industriale. Quest’ultima è più affine all’ingegneria che alla chimica ed è quella branca che personalmente non mi ha mai appassionato, infatti all’università ho optato per la laurea in chimica pura, in cui non sono previsti esami di chimica industriale.
Cosa l’ha spinta poi a insegnare?
L’insegnamento è sempre stato nelle mie corde, fin da bambina i miei giochi erano spesso improntati nel simulare un’aula dove gli studenti erano bambole, pupazzi o semplici palloncini.
Non ho tuttavia sempre fatto l’insegnante. Subito dopo la laurea l’offerta di lavoro era altissima e ho trovato immediatamente impiego in un’azienda cosmetica. Ho poi cambiato settore spostandomi nel farmaceutico: per 12 anni ho lavorato nel reparto di ricerca e sviluppo e mi sono occupata della messa a punto di metodi di analisi per nuovi farmaci. Ho amato moltissimo quel lavoro che poi ho lasciato per motivi familiari.
L’insegnamento non è stato però un ripiego, tant’è che alla domanda: “Torneresti indietro?” risponderei di no.
Il lavoro dell’insegnante mi permette di aiutare i ragazzi nella loro crescita, di contribuire a formarli come persone e di stimolare le loro menti. Grandi obiettivi, difficili da raggiungere ma che sono per me una continua fonte di motivazione.
Secondo lei, quali sono gli aspetti migliori del suo lavoro?
Sicuramente la relazione con gli studenti. Creare un rapporto sereno e disteso è la chiave per entrare in relazione con loro. Spesso mi ritrovo a trattarli da pari senza però prescindere dal rispetto dei ruoli. Cerco di essere amichevole, disponibile, aperta al dialogo e costruire un rapporto di fiducia reciproca.
L’aspetto umano è quindi quello che cerco di valorizzare prima ancora di quello didattico.
Quali sono stati alcuni dei momenti che l’hanno segnata di più in positivo?
Tanti piccoli episodi quotidiani. Traguardi che vengono raggiunti. Dalla semplice soddisfazione di aver svolto una lezione che ha coinvolto i ragazzi all’essere stata in grado di aiutare adolescenti che stavano attraversando momenti di grande difficoltà o disagio per motivi personali e familiari.
Come fa ad appassionare gli studenti alla sua materia?
Questa è sempre stata la parte più ardua, soprattutto durante il periodo di precariato in cui ho lavorato in istituti nei quali la chimica non era materia caratterizzante per l’indirizzo di studi. Ora, all’Einstein, la partita è più semplice da giocare!
L’asso nella manica è sempre stata l’attività di laboratorio che permette di rendere la chimica più pratica e meno teorica, rendendola così meno tediosa o inarrivabile.
A questo punto ci viene da chiederle qual è un’esperienza di laboratorio che potrebbe interessare i nostri lettori, che potrebbe coinvolgere e far capire loro il fascino della chimica.
Ce ne sono tante, ma spesso poco apprezzate perché quasi tutti si aspettano di realizzare in laboratorio esperimenti esplosivi ed eccitanti che ti lasciano a bocca aperta e ti fanno dire WOW. I video che girano sui social non aiutano in questo senso, perché propongono esperimenti di forte impatto, ma che sono irrealizzabili in un laboratorio scolastico.
La scuola propone attività laboratoriali meno strepitose, se così vogliamo definirle, ma che ci aiutano a comprendere cosa accade nel mondo microscopico. Tuttavia ragazzi non temete, le magie della chimica si fanno anche all’Einstein!!”
La cosa più bella è quando arrivi a unire tutti i puntini ed esce un bel disegno.
Esatto, quando riesci a capire tutto nel suo insieme, non solo come funziona la chimica, ma come la chimica si collega alla biologia, alla fisica, alla matematica e a tutte le altre materie, quando riesci ad avere la visione d’insieme. A questo punto ti si apre davvero la mente e questo è secondo me il grande fascino delle scienze.
Ho visto che l’esperimento che ha colpito di più i miei compagni è stato il saggio alla fiamma.
Certo! Le fiamme si colorano come per magia con colori sgargianti. Si possono anche fare piccoli fuochi d’artificio.
Trova che nella chimica ci sia un aspetto creativo?
La chimica è sicuramente creativa. Si parte dal microscopico per arrivare al macroscopico. Le molecole che ci sono nei principi attivi dei farmaci ad esempio sono nate da un’idea, da un disegno sulla carta. Poi la molecola è stata “costruita” in laboratorio, analizzata, testata e, dopo aver superato tutte le fasi, commercializzata.
Più creativo di così!
Intervista a cura di Gaia Goldonetto e Carlotta Pullano. Revisione redazionale con la collaborazione di Laura Vanzulli