BISOGNEREBBE SAPER VEDERE LA BELLEZZA IN QUALSIASI COSA. Intervista a Nikita Silivonchyk
Alla scoperta di Nikita Silivonchyk, rappresentante degli studenti nel Consiglio di Istituto, e del suo rapporto con l’arte, la libera espressione personale e il ruolo della bellezza e della diversità ai fini della crescita individuale e sociale.
Iniziamo parlando del tuo rapporto con l’arte. Che cos’è per te il disegno?
Il disegno è come un pensiero che scorre fluido. Se guardi i miei disegni ti potrai rendere conto che sono mossi e non presentano linee precise, tuttavia queste linee nel loro insieme rappresentano un pensiero profondo, un film mentale che mi sto facendo nel contempo… Il disegno per me è un mezzo comunicativo che utilizzo per descrivere la realtà senza l’utilizzo della parola ma tramite una rappresentazione grafica.
Come è nata questa tua passione?
Nella mia famiglia disegnano tutti, col tempo è diventato un vero e proprio vizio, come quando inizi a fumare perché sei circondato da fumatori. Vedendo i miei genitori disegnare sui bordi dei quaderni, iniziai anche io a sperimentare questa tecnica. Partivo da una semplice riga e arrivavo a rappresentare diversi mondi futuristici o passati, qualcosa di immaginario che però corrispondesse a qualcosa riguardante la vita reale. Ho iniziato a disegnare all’età di tre anni e col tempo ho migliorato il mio tocco. L’idea è sempre stata quella di riportare su carta l’immagine che concepisco nella mia testa per farla ammirare agli altri. È un istinto, spontaneo e allo stesso tempo casuale.
Per quale motivo non hai scelto un indirizzo artistico?
Prima di tutto, quando bisogna scegliere una scuola io penso al futuro, a ciò che ho intenzione di fare dopo la scuola. La mia passione oltre al disegno è sempre stata la robotica e il corpo umano dal punto di vista meccanico, tutto ciò che si può correlare alla cibernetica. Ho scelto l’indirizzo informatico per imparare a programmare, partendo da piccoli programmi fino ad arrivare alla creazione di videogiochi… il tutto al fine di conoscere il mondo virtuale per poi proseguire verso la realizzazione di robot tecnologicamente avanzati. Tuttora sto realizzando con un mio amico un videogioco che servirà come piccola startup, come guadagno per poi investire in altri progetti.
Molti disegni li concepisco casualmente, molte volte mi capita di pensare a una particolare immagine che poi in corso d’opera si tramuta e si collega con altre immagini nella mia testa. Pensare che mi venga imposto di disegnare qualcosa per me è impossibile: non ho scelto l’artistico per tale ragione. Non sono in grado di ricopiare un’immagine. Tutto deriva dalla mia ispirazione.
Il tuo stile artistico ha subito cambiamenti nel corso degli anni?
Certamente, col tempo mi è capitato di trarre ispirazione da un particolare stile piuttosto che da un altro, per poi avvicinarmi a questioni filosofiche/temporali relative a un futuro vicino. Uno stile a cui mi sono avvicinato recentemente è quello fumettistico. Ho realizzato un’opera, una serie di disegni, in cui volevo rappresentare il futuro dell’umanità, un futuro in cui l’uomo ha abbandonato la Terra per continuare la propria vita su una stazione orbitale. Questi disegni dovevano rappresentare la vita di una persona che è scampata all’apocalisse e cerca di sopravvivere da sola con l’aiuto dei robot e del proprio amico a quattro zampe. A ogni disegno associo una storia inventata da me. Capita ad esempio che la professoressa spieghi una lezione di Storia, e che nella mia mente immagini le varie battaglie storiche che poi disegno su carta, attribuendo ad esse un significato tutto mio.
A proposito del rapporto tra arte scuola, come interverresti per migliorare il nostro ambiente scolastico?
La nostra scuola possiede davvero tanto spazio libero, ritengo che tutti i muri bianchi dovrebbero essere ricoperti di disegni, opere piene di dettagli che facciano riferimento a una storia. Conosco molti ragazzi all’interno del nostro Istituto dotati di ottimi talenti, mi tengo in contatto con loro tramite social network e mi rendo conto che sono in grado di realizzare opere strabilianti, senza però applicarsi realmente. Per tal motivo pensavo di organizzare eventi, per esempio durante la cogestione, raccogliendo anche professori disponibili ed esperti esterni alla scuola, in cui ognuno realizzi tavole da appendere nell’Istituto.
Ritengo che mettere insieme menti diverse, ognuna delle quali con pensieri differenti, e riportare questi pensieri su una tavola possa rendere la scuola più umana. Non importa la bravura del singolo, ma il pensiero che sta dietro il disegno. È bello scoprire il pensiero di ogni persona e capire come questa persona vede la realtà che la circonda. In questo modo non solo comprendi il pensiero degli altri, ma espandi il tuo. Tramite il disegno puoi condividere i tuoi pensieri e le tue idee, conoscere altri stili e altre tematiche.
La scuola può essere uno strumento utile per ampliare, oltre alle proprie conoscenze, la propria visione del mondo?
Lo scopo principale della scuola dovrebbe essere proprio questo. Purtroppo però nella società attuale questo aspetto viene trascurato, viene dato molto significato alle regole e all’impossibilità di sormontarle. Ritengo non sia giusto che la scuola sia solamente un luogo in cui studiare e dove lo studio avvenga non per volontà ma per imposizione; penso che debba essere un luogo in cui il ragazzo possa essere formato dal punto di vista umano in modo tale che quando uscirà possa parlare con le altre persone di esperienze e storie vissute.
Tramite il disegno rappresento tutto ciò, mondi e storie che mi piacerebbe visitare e vivere nella realtà. Ma non solo con il disegno, anche tramite la musica o altre forme di espressione artistica. Bisognerebbe premiare, valorizzare, dare importanza a questi aspetti della vita che vengono purtroppo accantonati. La scuola dovrebbe mettere alla prova lo studente facendogli scoprire nuove realtà, espandendo le sue visioni. Oltre a studiare, è importante impegnare la creatività dello studente in modo da facilitargli l’interpretazione delle materie scolastiche e aiutarlo a fare le proprie scelte per il futuro.
Vorremmo che tu ci parlassi del tuo rapporto con l’Italia. Per cominciare, da quanto tempo sei in questo paese?
Ormai sono 4-5 anni che sono in Italia. Per problemi familiari la mia famiglia si è trasferita in Italia, io l’ho raggiunta solo dopo qualche anno.
Come ti sei sentito quando sei arrivato in Italia?
Prima che iniziassi a espormi, a parlare con le persone e ad aprirmi anche tramite il disegno ero isolato in casa, depresso e a lavorare… mi sono dedicato a molte cose in quel periodo. Essere in Italia, comunque, mi ha aiutato a vedere il mio passato da un nuovo punto di vista. Prima ero differente: ero patriottico ed estraneo a tutto ciò che differiva dal servire il mio paese, l’Ucraina. Quando mi sono trasferito, ho conosciuto diversi punti di vista sulla società, ho conosciuto diverse persone e mi sono aperto con esse. Ritengo che ciò sia molto importante per la crescita del singolo. Se non fossi venuto in Italia, sarebbero potute accadere davvero tante cose. La mia vita sarebbe stata del tutto differente.
Quali lati negativi hai riscontrato invece in questa differente tipologia di società?
In Italia, così come in tutto il mondo, il peggior lato negativo credo sia l’eccessiva burocrazia. Cose che possono sbrigarsi a parole in pochi minuti la burocrazia le risolve con pile di documenti. Un altro lato negativo credo sia l’eccessiva libertà incontrollata di certi individui, che ha come conseguenza la loro maleducazione e il loro comportamento scorretto.
Il tuo arrivo in Italia ha influito sulla tua arte?
In Italia sin da subito ho notato questa apertura, questa libertà che mi ha permesso di sviluppare il mio pensiero e farmi crescere. Grazie alla vostra apertura verso le diverse culture, sono riuscito ad aprirmi anche dal punto di vista artistico e del vestiario. Capita spesso che mi vesta in maniera radicale, con scarponi da militare e lunghe giacche. Nel corso degli anni anche il mio stile ha subito una variazione, passando da uno stile militare ad uno più serio… fino ad arrivare al cyber punk. Vorrei vestirmi in stile futuristico già da ora, con pezzi di metallo saldati alla pelle e braccia robotiche. Vestirsi in modo originale ti dà la possibilità di essere visto come se fossi un’opera d’arte.
Come pensi che la società debba porsi rispetto alle diversità dei singoli individui?
Qualsiasi persona che dimostri il proprio pensiero tramite il disegno o il vestiario, in modo tale che risulti diversa dalla massa, mi attrae. È come vedere un prato d’erba con un fiore di rosa in centro: noi da cosa siamo attratti? Dall’erba o dalla rosa?
Ovviamente essere diversi significa essere giudicati. Tuttavia ritengo che giudicare, assegnando titoli o appellativi alle persone, sia scorretto. La diversità nelle persone consente di comprendere molti aspetti della vita del singolo: il tipo di arte da cui è attratto, il suo comportamento… Tramite questi aspetti si trasmettono emozioni, quindi sarebbe importante non soffermarsi a giudicare l’individuo in base alle apparenze, ma venire a conoscenza di ciò che è nascosto. Se la società venisse a conoscenza di tutte le differenze che caratterizzano le persone si realizzerebbe una crescita comune, mantenendo tuttavia in ognuno le particolarità che lo distinguono dalla massa. Ogni differenza rappresenta più “mondi”, ed è fondamentale comprendere queste differenze per il progredire della società. Bisognerebbe saper vedere la bellezza in qualsiasi cosa.
L’umanità deve abituarsi a vedere la diversità, in modo tale da sviluppare un pensiero aperto verso l’esterno e verso ciò che è diverso. L’arte è l’unico modo per sviluppare questo pensiero. Ciascuno dovrebbe essere in grado di mostrare le proprie capacità ed esprimere l’immagine di sé che ha dentro tramite il disegno, i vestiti, la musica… Solo capendo se stessi si è in grado di comprendere anche gli altri.
Intervista a cura di Niccolò Mandelli e Yuri Scalcinati. Revisione redazionale di Mattia Falzarano