AUSCHWITZ, 27 GENNAIO 1945. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario
La domanda che molti si pongono riguardo al Giorno della Memoria è: perché proprio il 27 gennaio? Perché il 27 gennaio 1945, intorno alle tre del pomeriggio, alcuni componenti della Prima Divisione Ucraina dell’Armata Rossa raggiunsero il campo di sterminio di Auschwitz I. Qui trovarono ancora vivi all’incirca 7600 prigionieri (come ogni numero che riguarda il campo, anche questo è un dato incerto) abbandonati nel campo perché ritenuti troppo deboli per affrontare l’evacuazione iniziata la notte del 18 gennaio 1945 a seguito di un attacco a sorpresa da parte dell’Armata Rossa avvenuto una settimana prima.
Auschwitz I è stato il primo dei 45 sottocampi che componevano il piú grande complesso concentrazionario nazista, di cui tutti abbiamo sentito parlare molteplici volte. Ma come nasce questo campo?
LA NASCITA DI AUSCHWITZ
Polonia, Oswiecim, 29 aprile 1940. Il Maggiore delle SS Rudolf Hoss, su ordine del Comandante delle SS Heinrich Himmler, ispezionava il terreno sul quale sarebbe nato il campo di sterminio di Auschwitz. Nonostante il terreno fosse inagibile, in quanto presentava solo una vecchia caserma composta da venti edifici in mattone e nonostante la mancanza di forza lavoro, un mese dopo incominciarono i lavori per la costruzione del campo.
Il 20 maggio 1940 Gerhard Pallitzsch, ufficiale delle SS e responsabile della disciplina prima nei campi di Sachsenhausen e Buchenwald, poi ad Auschwitz nel 1940, consegnò nelle mani di Hoss trentacinque criminali tedeschi provenienti da Sachsenhausen. Costoro furono destinati alla costruzione del campo.
Intanto ad Auschwitz continuava ad affluire gente. Prima quindici soldati di cavalleria inviati dal comando delle SS di Cracovia per tenere sott’occhio i prigionieri, poi i primi ebrei polacchi.
Era il 14 giugno 1940 quando arrivò ad Oswiecim (questo il nome in polacco di Auschwitz) il primo carico di prigionieri polacchi prevalentemente giovani, catturati durante un tentativo di fuga clandestino in Ungheria; anch’essi furono destinati alla costruzione del campo. Da quel giorno il lager Auschwitz divenne operativo.
LA VITA CONCENTRAZIONARIA
Sin dai primi giorni, le SS adottarono metodi efficaci per terrorizzare e sottomettere i prigionieri. La mattina, all’alba, li attendeva l’appello, che poteva durare da un’ora fino a venti ore in caso di evasione e, quindi, di estenuanti riconteggi. La prima evasione venne registrata il 6 luglio 1940. L’appello portò alla registrazione del primo morto della storia di Auschwitz: dopo tre giorni di ricerche, le SS si arresero non trovando il fuggitivo. Hoss approfittò della situazione per stabilire l’evacuazione di tutti i polacchi che abitavano nei sette villaggi nei dintorni, con lo scopo di trasformarli in una proprietà esclusiva.
Le SS pretendevano che i detenuti arrivassero sul posto di lavoro correndo; chi cadeva veniva bastonato dal kapò. Figura importantissima ad Auschwitz, il kapò era un prigioniero ebreo che veniva selezionato in base alla forza e alla ferocia dimostrata; doveva rimanere impassibile e mostrarsi spietato davanti ai prigionieri. Questo ruolo talvolta portava i kapò a essere gli aguzzini e gli assassini dei loro stessi compagni.
A sera, tornando alla baracca, i prigionieri dovevano mettersi in fila per ottenere il “pasto”; chi perdeva la gavetta o il cucchiaio era destinato a morte certa. Insomma, i prigionieri erano in balìa della follia nazista. Chi si opponeva a queste regole veniva brutalmente assassinato.
L’ESPANSIONE DEL CAMPO
Giunse la fine del 1940. Le SS non sapevano come fare, dato che non era stato predisposto nulla su come comportarsi durante il rigido inverno polacco. I prigionieri non erano dotati di abiti invernali, alcuni di loro erano costretti a lavorare scalzi nella neve, le baracche erano senza vetri alle finestre e senza riscaldamento.
Era pieno inverno quando un altro detenuto evase. Hoss costrinse i prigionieri a un appello fino alle nove di sera, tanti morirono assiderati.
Agli inizi di marzo del 1941 Himmler si recò ad Auschwitz in visita da Hoss, dicendogli che il campo non avrebbe dovuto contenere 50.000 detenuti ma 100.000. Auschwitz era troppo piccola per contenere tutti quei prigionieri; bisognava costruire un nuovo campo, Auschwitz II, che sarebbe sorto nella località di Brzezinka, in tedesco Birkenau.
Hoss rimase esterrefatto dal progetto di Himmler: nonostante mancassero i materiali per la costruzione di Birkenau, ad Auschwitz continuavano ad arrivare centinaia di prigionieri da ogni parte d’Europa; di conseguenza il campo era gremito di gente.
Il 3 settembre 1941, mentre Hoss non si trovava al campo, il vice comandante del campo Karl Fritzsch decise di sperimentare l’uso dello Zyklon B su 850 detenuti: 600 prigionieri di guerra russi e 250 pazienti (per lo più ebrei) dell’infermeria del campo malati di tubercolosi. Sigillò alcune stanze dei sotterranei del blocco 11, si fece portare le sue cavie umane, le ammassò in stanze sigillate, si mise la maschera antigas e aprì un contenitore del disinfettante. Pochi minuti dopo tutti erano morti. In questo modo Fritzsch aveva trovato il metodo per mettere in pratica lo sterminio di massa.
LA SOLUZIONE FINALE
Nel gennaio del 1942, in una villa nei pressi di Berlino, Adolf Hitler e i suoi più fidati ufficiali presero la decisione di annientare tutti gli ebrei d’Europa, la cosiddetta “Endlosung der Judenfrange”. Fu così che Auschwitz venne scelto come luogo di sterminio di massa per gli ebrei d’Europa.
Successivamente l’attività di messa a morte venne spostata dal campo di Auschwitz I a Birkenau. Qui, in prossimità di un bosco, due piccole costruzioni furono convertite in camere a gas e più tardi vennero costruiti 4 forni crematori con camere a gas annesse, per rendere più efficiente lo sterminio di massa.
Era il 12 maggio 1942, il giorno in cui nel campo di Auschwitz per la prima volta 1500 ebrei non vennero né internati, né uccisi a colpi di pistola, ma direttamente inviati alle camere a gas.
L’EVOLUZIONE DI AUSCHWITZ DAL 1942 AL 1945
Nell’estate del 42′ iniziarono ad arrivare ad Auschwitz ebrei belgi, olandesi e francesi. Nel novembre dello stesso anno incominciarono ad affluire anche gli ebrei norvegesi. Nel marzo del 1943 cominciarono a funzionare i grandi forni crematori. Da quel momento iniziarono a giungere ad Auschwitz anche gli ebrei greci.
Nella primavera le SS diedero il via alla sistematica eliminazione di tutti i ghetti polacchi; nell’ottobre giunsero ad Auschwitz gli ebrei meridionali francesi e gli ebrei catturati durante il rastrellamento del ghetto di Roma.
L’undici novembre 1943 Arthur Liebehenschel divenne il secondo comandante di Auschwitz.
Nel dicembre del 43′ arrivarono gli ebrei provenienti dal nord Italia mentre nei primi giorni del 1944 giunsero ad Auschwitz gli ebrei Ateniesi. L’undici maggio 1944 Richard Baer divenne il terzo comandante di Auschwitz.
Il 4 aprile 1944 un aeroplano americano sorvolò e scattò delle foto del campo di sterminio di Auschwitz (rimaste nascoste fino al 1979) dove si vedevano le camere gas, il fumo che usciva dalle ciminiere dei crematori e le baracche. Nell’estate dello stesso anno le Armate Alleate avanzavano ed ebbero modo di distinguere i collegamenti ferroviari tra Auschwitz e Budapest.
All’inizio dell’ottobre del 1944 Himmler decise di porre fine alle esecuzioni, anche se queste non terminarono immediatamente: il 28 ottobre si registrarono le ultime uccisioni nelle camere a gas, 1700 ebrei slovacchi provenienti da Theresienstadt. Nonostante questo, i prigionieri continuavano a morire di sete, di fame e a causa di diverse malattie.
Il 26 novembre, Himmler ordinò lo smantellamento dei crematori. L’armata Rossa continuava ad avanzare e le SS entrarono in panico: iniziarono a far saltare in aria i forni crematori. Solamente un gruppo di questi continuava a lavorare per smaltire i cadaveri dei prigionieri che morivano giornalmente. Lentamente si avvicinava la fine di Auschwitz.
Inoltre, vista la situazione, le SS decisero d’incominciare a eliminare le prove. Furono distrutti dapprima i registri dei prigionieri, poi le liste dei deportati mandati direttamente agli impianti di messa a morte, a seguire i registri dell’ufficio Politico e i documenti dell’ospedale che provavano le uccisioni dei prigionieri con le iniezioni di fenolo, infine toccò all’inventario del Canada (settore di Birkenau che faceva da magazzino per gli effetti personali sottratti ai detenuti per poi essere spediti nel Reich dove venivano distribuiti agli abitanti). Convogli composti da abiti, arredi, gioielli e altre cose di valore vennero spediti a Berlino, il resto venne bruciato.
Intere squadre di prigionieri lavorarono fino a Natale per smontare gli ultimi crematori e allestire le spedizioni di materiali a Mauthausen e al campo di Gross-Rosen; poi dovettero riesumare i resti dei corpi dalle fosse comuni per gettarli nella Vistola.
L’ultima uccisione avvenne a Birkenau il 6 gennaio 1945: quattro donne vennero impiccate davanti alle altre prigioniere per il sospetto che avessero fornito gli esplosivi che erano stati utilizzati durante le rivolte a seguito della demolizione dei forni crematori.
Era la notte del 18 gennaio 1945 quando le SS ordinarono l’evacuazione generale (quella che passerà alla storia come “marcia della morte”), fecero saltare in aria il crematorio V e il settore Canada venne incendiato.
Sessantamila prigionieri muniti di una razione di pane a malapena sufficiente per un solo giorno e una coperta (chi c’è l’aveva) iniziarono a marciare nel gelido inverno polacco guidati dai loro assassini verso ovest senza sapere né la destinazione né per quanto tempo avrebbero dovuto camminare. Questi per loro disgrazia arrivarono prevalentemente nei campi di Mauthausen e Bergen-Belsen (campo dove Anne Frank insieme alla sorella Margot morirono di tifo e stenti pochi giorni prima della liberazione).
Come già detto, il 27 gennaio 1945 quattro componenti dell’Armata rossa giunsero sino ad Auschwitz I, dove aprirono i cancelli di quell’inferno, trovarono un piccolo numero di prigionieri ancora vivi (tra questi il nostro connazionale Primo Levi) e un rilevante numero di morti.
Auschwitz era stata liberata.
“Di morte è la nostra testimonianza. Parlare, però, è ridare la vita a chi non c’è più” – Nedo Fiano
Lorenzo Roncaglia