FUORI MISURA. Il Leopardi come non ve l’ha mai raccontato nessuno
A confronto con lo “smisurato” Giacomo Leopardi: un’esperienza teatrale coinvolgente a cui molti studenti dell’Einstein hanno avuto modo di assistere al teatro Leonardo di Milano. Per cercare di trovare, attraverso le avventure di un giovane professore e le parole del poeta recanatese, la propria (dis)misura.
Giovedì 6 Aprile 2017 alcune classi dell’Einstein sono partite alla volta del teatro Leonardo di Milano. Qui è stato organizzato uno spettacolo sulla vita di Giacomo Leopardi, o meglio, una rappresentazione incentrata sul grande poeta italiano capace di condividerne il pensiero in maniera interessante per tutti, ottenendo così il risultato perseguito dall’autrice e regista, Valeria Cavalli.
L’unico attore presente, Andrea Robbiano, ha interpretato il protagonista, un ragazzo laureato con 110 e lode in Lettere e con un brillante futuro da professore, il quale però è costretto a lavorare in un call center per vivere. Il suo sogno nel cassetto, insegnare, si realizza quando, tornato a casa frustrato dell’ennesima giornata al call center, trova una lettera: il preside della scuola che frequentava da ragazzo lo invita a sostituire un insegnante di italiano assente. Il ragazzo, entusiasta, inizia a immaginarsi la scena e a fantasticare, comunicandoci l’autenticità della sua passione.
Durante lo spettacolo Andrea Robbiano, essendo l’unico attore in scena, interpreta più volte anche il portinaio di casa sua: Selim, un ragazzo algerino, che spesso dà consigli al protagonista facendo ridere il pubblico grazie ai detti e alle prediche “originarie del suo paese”.
Quando Andrea si presenta a scuola come supplente di italiano e storia, scopre che il suo collega gli ha lasciato il duro compito di spiegare la vita e le opere di Leopardi, il famoso poeta italiano.
Superata la paura iniziale nei confronti dell’autore e creato con qualche fatica un clima d’ascolto nella classe, parla agli alunni immaginari, ma in realtà a tutti noi, di Giacomo Leopardi. Ci racconta la sua storia, la sua vita nelle Marche del primo ‘800, della sua insaziabile curiosità e della sua sorprendente capacità di apprendimento; parla della sua sfortunata vita, del fatto che si è ammalato a causa del “morbo di Pott” e che è stato escluso dai suoi coetanei; cita le sue opere, tra cui L’infinito e A Silvia; racconta com’è diventato famoso e come la sua storia è finita a soli 39 anni.
Lo spettacolo pare come diviso in due, con un chiaro passaggio tra prima e seconda parte.
All’inizio descrive le peripezie del neo-professore in modo umoristico e divertente e prova a far divertire e coinvolgere il suo pubblico, ovvero i ragazzi e le ragazze di molte altre scuole. Poi, affrontando la figura di Leopardi, la rappresentazione si fa più seria e appassionata.
A mio parere questa “lezione” è servita a spiegarci bene la vita di Leopardi, perché lo spettacolo non è stato mai noioso, ma al contrario ha fatto divertire. A giudicare dagli applausi finali, il pubblico era generalmente soddisfatto.
Al termine dello spettacolo, l’attore e la regista ci hanno dato la possibilità di fare delle domande sia sul loro lavoro e sullo spettacolo, sia su Leopardi. Come dichiarato dalla stessa autrice, Valeria Cavalli, questa rappresentazione era dedicata a tutti i ragazzi e ai docenti che, a detta suo, dovrebbero ragionare “sull’essere fuori misura”:
siamo tutti “smisurati”, ma alcune persone, in particolare alcuni ragazzi e alcune ragazze, la vedono come un aspetto negativo, quando invece dovrebbe essere una caratteristica personale che ci appartiene e ci distingue. Nessuno è perfetto, ognuno ha i propri difetti. Forse dobbiamo solo trovare la nostra misura, la più adatta a noi.
Luca Costantino