Il cuore appesantito dal bianco. BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE, di Alessandro D’Avenia
“L’amore non è fatto per portare felicità ma ci insegna quanto riusciamo a sopportare il dolore”: è questo il cuore della storia di Leo, un ragazzo di 16 anni che si innamora di Beatrice una ragazza che sfortunatamente si ammala di leucemia, una malattia che aumenta i globuli bianchi nel sangue. Il primo romanzo di Alessandro D’Avenia è scritto in prima persona e il narratore è proprio Leo, il protagonista della vicenda.
Leo ho 16 anni, vive con la sua famiglia composta dalla mamma, il papà e il cane Terminator, un bassotto. A Leo la scuola non piace, pensa che i prof siano una categoria da eliminare, inutili, ma nel corso della vicenda ci saranno avvenimenti che cambieranno la sua idea. Leo si vede come un leone: non a caso, dice, si chiama così.
Ama il suo iPod e il suo bat cinquantino senza freni. Lui gioca in una squadra di calcio, i Pirati, con il suo migliore amico, Niko. Con lui passa molto tempo, fanno sfide e si divertono, anche se ci sarà un periodo in cui si staccheranno per via della nuova ragazza di Niko.
Poi c’è Silvia, la migliore amica di Leo. Lei è definita il suo angelo custode, lo aiuta, gli sta sempre vicino, con uno sguardo riesce a capirlo subito, ha i capelli marroni e due grandi occhioni azzurri.
C’è anche Beatrice, la ragazza di cui Leo si innamora, pelle bianchissima e lunghi capelli rossi.
Anche i genitori avranno un ruolo importante, in certe occasioni gli racconteranno il loro passato. Il padre ad esempio gli racconterà come ha conquistato la madre… le regalò una stella. Infatti, il papà di Leo ama molto le stelle, le conosce tutte a memoria e tramanda questa passione al figlio.
A Leo non piace il bianco, gli dà un senso di vuoto, di nulla, dice che non ha confini e lo paragona a un capello bianco, a una notte in bianco, cose sicuramente non piacevoli. Solo una volta lui cercherà il bianco, il nulla: in montagna, in mezzo alla neve bianca, lontano da tutto e da tutti.
Il rosso invece lo collega all’amore, ai capelli di Beatrice, rossi come il sangue, come la passione.
Leo si siede spesso su una panchina rossa nel parco vicino a casa, su questa panchina passerà molti momenti importanti. Leo inizierà a cambiare idea sui professori quando, in seguito al lutto del marito di una professoressa, arriverà il nuovo supplente di storia e filosofia. Lui verrà definito il Sognatore e lo aiuterà a superare un periodo buio e gli starà accanto quando finirà in ospedale.
Il cambio di rapporto tra lui e il professore gli dà uno sprint per migliorare l’impegno a scuola, ma soprattutto per vivere meglio con sé stesso e con gli altri.
Nel libro si vede come Silvia c’è sempre per Leo ed è disposta a fare di tutto per il suo benessere. Nell’ultimo periodo di vita di Beatrice, Leo la andrà a trovare ogni giorno, facendola viaggiare con la mente, mostrandole foto di posti sempre nuovi. Beatrice chiede a Leo di scrivere ciò che lei gli detta sul suo diario, Beatrice scrive che non ha paura di morire, perché sa che così raggiungerà Dio.
“L’amore non è fatto per portare felicità ma ci insegna quanto riusciamo a sopportare il dolore”: se ci pensiamo bene è vero, l’amore non ci porta solo felicità, l’amore dona molte altre emozioni tra cui rabbia, tristezza, gioia, delusione… ed è solo così che capisci quanto tu sia forte, quanto il tuo cuore sia forte, quanto quel muscoletto grande quanto un pugno sia in grado di sopportare il peso di queste emozioni, che spesso sono comparabili a dei pachidermi, pesano tonnellate e ci stupiamo perché molti, come Leo, è la prima volta che diventano consapevoli di questa cosa. Poi ci sono i veterani, quelli che ormai si sono fatti una corazza e non soffrono più come le prime volte.
Il “sogno” in questo romanzo viene trattato da due punti di vista differenti:
dal punto di vista di chi è sano, ha una vita davanti e sogna di viverla con una determinata persona, proprio come Leo che sogna la sua vita con Beatrice e poi dal punto di vista di chi purtroppo non è sano e non ha una vita davanti. Questo è l’esempio di Beatrice che sogna Dio, sogna di raggiungerlo, sogna di stare bene finalmente.
Bianca come il latte rossa come il sangue è un romanzo molto bello, per molti sarà facile immedesimarsi nei vari personaggi. Sarà facile piangere e, soprattutto se letto in periodo adolescenziale, sarà facile collegare le varie situazioni vissute da Leo alla propria vita. Questo libro fa capire quanto siano importanti i sogni e quanto lontano portino. Non bisogna arrendersi mai, sembra essere il motto di Leo: nonostante l’incidente e nonostante i 1000 ostacoli che lo separano da Beatrice, lui continuerà a lottare pur di starle vicino, perché è quello il suo sogno.
Federica Cavallo Sabic