GLI ULTIMI ATTI. Dal fallimento del Ridotto Alpino Repubblicano alla fine del conflitto
Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire!
Sandro Pertini, 25 aprile 1945
Milano 16 dicembre 1944. Mussolini annuncia, nel suo ultimo discorso pubblico pronunciato al Teatro Lirico, di voler continuare a controllare la Valle del Po, frenando bruscamente l’avanzata degli americani schierati sulla dorsale appenninica (Linea Gotica).
In quei giorni Vincenzo Costa, allora federale di Milano, illustrò a Benito Mussolini il progetto militare che doveva essere l’ultimo campo di battaglia della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana) e il dittatore approvò: si trattava del “Ridotto Alpino Repubblicano”, RAR, che avrebbe dovuto predisporre la costruzione di un quadrangolare ove raggruppare tutte le forze armate fasciste per porre resistenza alle forze alleate, in Valtellina. Il maggiore sostenitore di questo progetto fu il segretario del Partito Fascista Alessandro Pavolini.
Per rendere possibile questa operazione, il Ridotto avrebbe dovuto sfruttare la vecchia struttura difensiva della Linea Cadorna (utilizzata durante la Grande Guerra); inoltre tutti i fascisti del sud e dell’est Italia avrebbero dovuto spingersi sino a nord-ovest per circoscrivere e difendere il quadrangolare (dei 50mila uomini che avrebbero dovuto partecipare a questa operazione si presentarono solo in 4mila). Al generale Onori era stata affidato il comando operativo di tutte le forze armate presenti nella valle.
Mussolini ordinò alle forze presenti di chiudere tutte le vie che permettevano alla Valtellina di comunicare con l’Alto Adige e con la Svizzera; così da permettere allo stesso dittatore di ricevere tramite le numerose porte che presentava il Ridotto gli emissari alleati per le trattative (queste avevano lo scopo di negoziare la resa delle forze tedesche schierate nel nord Italia e delle forze fasciste collaborazioniste della R.S.I favorendo un rapido passaggio dei poteri nelle mani delle forze angloamericane degli Alleati).
Ben presto Mussolini perse le speranze e il proposito di resistere agli schieramenti alleati e questo piano di difesa si dimostrò inutile.
Siamo sicuri che la soluzione del Ridotto, oltre ad avere la funzione di Resistenza alle forze angloamericane, non avesse anche qualche altro scopo? Ebbene sì, cari lettori, sembra proprio che questa soluzione coniugasse i piani politici che Mussolini prefissava nella sua mente, tanto che il 18 aprile nella Prefettura di Milano, diceva: “Dalla Valtellina intendo trattare con il governo che il popolo italiano si sarà dato; intendo consegnarmi a un tribunale italiano: solo questo ha il diritto di giudicarmi, ma mi si deve garantire che mi si lascerà parlare, perché il popolo italiano deve sapere il perché di questa guerra, deve sapere ciò che non ha mai saputo… Poi mi si punisca, se mi si riterrà colpevole. Non intendo consegnarmi ai tribunali anglo-sassoni: mi impedirebbero di parlare, di una verità che a loro brucia” (da Com’era rossa la mia valle. Una storia di antiresistenza in Valtellina, Giuseppe Rocco).
Il 25 aprile 1945 il CLNAI (Comitato di liberazione Alta Italia) spinge i cittadini italiani delle zone ancora occupate dai nazifascisti a insorgere e attaccare tutti i presidi nemici e porli di fronte al dilemma: arrendersi o perire. Mussolini, nonostante tutto, ancora auspicava di riuscire a negoziare una resa condizionata che salvaguardasse la sua vita e quella dei suoi piú fedeli sostenitori. Decise quindi di allontanarsi da Milano per evitare di scontrarsi con i diversi gruppi di cittadini insorti, così scappò a Como.
Il pomeriggio del 27 aprile Mussolini venne intercettato e identificato su un camion della Wehrmacht dai partigiani e arrestato a Dongo. L’indomani trovò la morte insieme a diversi gerarchi fascisti e all’amante Claretta Petacci.
La resa nazifascista fu ufficializzata il 29 aprile 1945; nonostante questo, alleati, gruppi di partigiani e tedeschi (in fuga verso la Germania) continuarono a scontrarsi per alcuni giorni, fino ai primi di maggio.
Lorenzo Roncaglia