IL CACCIATORE DI DRAGHI di J.R.R. Tolkien, un racconto per le nuove generazioni
Oh, amanti dei testi medievali! Accorrete da ogni reame per udire la storia del più grande cacciatore di draghi, Giles, l’Agricoltore di Ham!
Opera del più grande scrittore di fantasy dei nostri tempi, J. R. R. Tolkien, è un racconto di carattere fantasy unico, originale e del tutto diverso dalla sua saga più famosa: Il Signore degli Anelli. “Il cacciatore di draghi” trova il proprio successo nella sua forma e soprattutto nella trama: il racconto presenta uno stile medievale, simulando fedelmente quelle che potevano essere le “canzoni” dell’epoca. Anche la trama è ispirata ai grandi racconti fantastici del periodo in questione: personaggi e creature che muovono il racconto sono infatti giganti, un avido drago e quello che viene considerato dal popolo come un nobile cavaliere.
Nonostante sia ispirato ai racconti epici medievali, “Il cacciatore di draghi” trova originalità prendendo spunto da un’altra opera ben più tarda di quelle: il Don Chisciotte. Sono infatti inseriti nel libro molteplici elementi a carattere comico e anacronismi, come armi da fuoco, per divertire il pubblico dei suoi lettori. Il titolo originale, per dare una parvenza del carattere tutt’altro che Epico dell’opera, è “Il Cacciatore di Draghi, ovverossia Giles l’Agricoltore di Ham”. Già questo elemento va a indicare il contrasto comico che può esistere tra la nobile e alta figura di un cacciatore di draghi e un umile e semplice contadino.
Il racconto vede infatti catapultare un comune agricoltore, di nome Giles, nei panni di un eroe (poiché caccia un gigante prima che calpesti il villaggio). La fuga della creatura da lui cacciata, la quale ha scambiato gli spari per tafani, muove tuttavia la curiosità di un temutissimo rettile volante con cui l’eroe dovrà scontrarsi: Chrysophylax.
Un altro valore aggiunto, e che è certamente firmato Tolkien, è la figura del re: un uomo, tutt’altro che nobile e rispettabile come Il Grande Carlo Magno, rappresentato come una persona avara di ogni ricchezza disposta a barattare qualsiasi cosa pur di ottenere i beni da lui più desiderati. Anche il personaggio di Giles, il protagonista, è una figura satirica: un uomo rozzo e alla parvenza con poco di buono che comunque evolve il proprio carattere nel corso del testo. Oppure il cane, Gram, che parla non il latino classico ma il latino volgare, denotando una terribile ignoranza linguistica.
Tipico del testo, ad esempio, è lo scambio di battute posto in coda al racconto, dopo che il drago fa ritorno a casa e discute con il gigante che lo ha cacciato nei guai: “- Allora era proprio una schioppettata – disse quello, grattandosi la testa. – Pensare che l’avevo presa per un tafano! -”. In questa frase è racchiuso il carattere comico ispirato al Don Chisciotte, il carattere fantastico medievale, poiché è un gigante a parlare, ed elementi satirici che mostrano come errori d’interpretazione o superbia possano condurre in disgrazia. Nel complesso, “Il Cacciatore di draghi” è un libro ben diverso dal classico testo di genere tolkieniano. Nonostante il volume ridotto di pagine, si tratta di un’opera che può essere letta su vastissimi livelli accessibili in determinati momenti della propria vita: a undici anni, per esempio, si vede il testo come una favola divertente e più tardi, da adulti, lo si legge in chiave satirica e ironica e non più con lo stesso fascino e incanto di un bambino. Si tratta comunque di un testo consigliato più ai bambini che agli adulti, poiché i piccoli avranno così modo di crescere con il libro e di trarne importanti significati in molte fasi della propria vita.
Alessio Sala