L’ARTE DI ESSERE FRAGILI di Alessandro D’Avenia: Leopardi ci insegna l’arte della gioia
Alessandro D’Avenia non ha quasi bisogno di presentazioni. Nato il 2 maggio del 1977 a Palermo, è l’autore del famoso libro “Bianca come il latte, rossa come il sangue” (che ha venduto più di un milione di copie a livello internazionale ed è stato tradotto in 22 lingue), noto per essere molto ben visto dalla critica e amato dagli adolescenti. Oltre a essere uno scrittore, è anche un insegnante di lettere.
Nel suo libro “L’arte di essere fragili”, pubblicato dalla Mondadori nel 2016, l’autore decide di inviare a Giacomo Leopardi, spesso considerato frettolosamente solo come un pessimista, delle lettere in risposta a quelle che lo stesso Leopardi aveva mandato a un ragazzo del ventesimo secolo, anche se con un secolo di ritardo. In queste lettere gli pone delle domande, cercando di capire come si possa guardare il mondo allo stesso modo con cui lo guardava lui, con stupore e meraviglia, vedendo la bellezza nell’infinito. La domanda principale su cui si incentra è quella del capire se ci sia un modo per avere una felicità duratura o persino un modo per farne un’arte quotidiana. Vuole capire come rispondere alle domande che gli vengono poste da tantissimi ragazzi di ogni parte d’Italia. Che poi sono le stesse domande che si pongono i personaggi leopardiani.
L’opera è divisa seguendo le tappe fondamentali della vita:
-l’adolescenza, o arte di sperare;
-la maturità, o arte di morire;
-la riparazione, o arte di essere fragili;
-il morire, o arte del rinascere.
Spesso D’Avenia inserisce nel suo libro citazioni da “Lo zibaldone”, “L’infinito” o “La ginestra o il fiore del deserto” ed altri. Questi portano alla riscoperta di Leopardi e, perché no?, anche a guardare la vita con occhi nuovi: “Ma proprio tu, Giacomo, inesausto frequentatore di spazi celesti, avevi compreso che la parte più vera di noi è una casa da poter abitare ovunque, con le fondamenta al contrario, appese a una stella, non cadente ma luminoso riferimento per la nostra navigazione nel mare della vita. Tu mi hai insegnato che il rapimento non è un lusso che possiamo concederci una notte all’anno, ma la stella polare di una vita intera”.
Nel suo complesso questo libro risulta molto gradevole alla lettura, con un linguaggio non troppo complesso, nonostante vengano spesso inseriti alcuni scritti presi da opere di Leopardi ormai lontane di due secoli. Durante tutto il racconto l’autore cerca indirettamente di empatizzare col lettore, che si può riconoscere in una delle fasi della vita descritte. Nonostante sembri una lettura rivolta prevalentemente ai ragazzi, si adatta perfettamente anche a persone molto più mature, a patto che queste siano di mente aperta: questo perché appunto il libro di D’Avenia mira anche a guidare il lettore verso una visione della vita un po’ differente alla concezione in voga oggi, quella che ritiene che la produttività sia più importante della felicità. È D’Avenia stesso a dirci che per poter intraprendere questo viaggio è necessario permettere a un estraneo di varcare la soglia della nostra camera, come lui permise a Leopardi di farlo quando era giovane: “Nella nostra stanza facciamo entrare solo chi ha diritto di vederci scoperti, senza difese, persino nudi. Ancor più a diciassette anni, quando la porta della nostra camera è una soglia invalicabile tra il mondo degli adulti, che vorrebbe imporre il suo ordine e le sue forme, e il caos dei vestiti sparsi ovunque, mescolati a libri di scuola, spartiti musicali e reliquie provenienti da chissà quali altri universi”. Se letto coscienza “L’arte di essere fragili” può realmente dare una nuova prospettiva sulla vita e rivelarsi adatto a chiunque.
Genesis Hanoi De Leon Segura