FIRST MAN – IL PRIMO UOMO, viaggio oltre i confini dell’umanità
L’uomo è una delle infinite forme di vita che popolano l’universo. La vita, in qualsiasi forma essa si presenti, è l’anima stessa della realtà.
A differenza però della totalità delle forme di vita da noi conosciute, noi presentiamo un grave e fin troppo evidente difetto di fabbrica: una spiccata e inarrestabile curiosità. Molte volte i nostri sguardi si sono spinti oltre la coltre di nuvole, elevando le nostre menti incantate e trascinando queste in luoghi lontani, per poi depositarle sulla superficie di strani, nuovi mondi. In tutto questo tempo abbiamo sempre cercato di andare oltre i nostri limiti, come per sfuggire alla nostra innata e naturale prigione. Forse sono proprio queste le cause che, nel 1969, spinsero l’uomo fino sulla superficie della luna.
Quel giorno di cinquant’anni fa la nostra specie si dimostrò unica e speciale, poiché tutta l’intera umanità riuscì per la prima volta a varcare l’uscio della propria casa, affacciandosi all’esterno e proiettandosi concretamente oltre la nostra terra natale. In quell’occasione tutti noi smettemmo improvvisamente di essere ciò che effettivamente eravamo, concretizzando i nostri sogni e le nostre fantasie, dalle quali nasce ogni grande impresa.
In quell’occasione, l’uomo abbandonò in parte la sua gabbia, sciogliendo i nodi delle corde che lo tenevano legato. Quel 20 luglio 1969, quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin abbandonarono il modulo di atterraggio per muovere i primi passi su un nuovo e inesplorato corpo celeste, ebbero l’occasione di assaporare a pieno quella sensazione di “libertà” che ci era sempre stata negata, trovandola però estremamente amara.
Una volta aperto lo sportello del LEM, tutto ciò che videro fu una distesa di roccia e polvere, immobile e silenziosa. Lassù, quegli uomini non trovarono alcuna traccia della gloria, della purezza o di quella forma di bellezza che trascende i limiti dell’immaginazione. Tutto ciò che riuscirono a percepire fu la vertiginosa prossimità all’oblio, pervaso dal silenzio. Un silenzio che l’uomo teme da sempre: esso è come un sussurro del passato, un canto fatale che non lascia spazio al dolore. Il mistero della morte ha sempre affascinato l’uomo, e tutt’oggi rappresenta la nostra più grande fonte d’ispirazione, così come (anche se in minor parte) quella piccola sfera bianca che rischiara i cieli notturni fin dall’alba della nostra era ha sempre contribuito a proiettare le menti degli uomini oltre la propria dimensione.
Come tutti, sono sempre stato affascinato da ciò che si staglia oltre il nostro minuscolo mondo. Ho sempre desiderato potermi immedesimare il più possibile in quegli uomini straordinari che, tramite la loro impresa, permisero all’umanità di compiere un gigantesco “balzo” verso nuove terre, nuovi confini, nuove verità. Per quanto io mi sia informato e mi sia sforzato di figurare la luna nel modo più realistico possibile per la mia mente, mi rendevo però conto dell’impossibilità della mia impresa e del reale valore della loro (di Armstrong, Aldrin e tutti coloro che contribuirono), trascurato e annebbiato dall’eccessiva volontà di romanzare ed esaltare quanto avvenne mezzo secolo addietro, finendo per ricrearla nel modo più errato possibile.
Ad aprirmi gli occhi è stata la visione di uno dei film (a mio parere) più sottovalutati degli ultimi anni: First man (USA, 2018) , di Damien Chazelle . Una pellicola resa incredibile dalla sua volontà di narrare i fatti nel modo più crudo e realistico possibile, evitando eccessivi romanzamenti e mostrando la maggior parte delle sequenze ambientate nello spazio dal punto di vista del protagonista, una tecnica ben più che efficace adottata con lo scopo di far immedesimare lo spettatore negli astronauti lanciati nello spazio tramite piccoli involucri di metallo carichi della più avanzata tecnologia dell’epoca, tutt’altro che sofisticata, però, ai nostri occhi. Ciò che trasuda da queste sequenze è il coraggio degli uomini che aderirono alle missioni, e non solo. Il film esalta poi la volontà (comune a tutti gli uomini) di realizzare le proprie fantasie, i propri sogni: una causa per la quale siamo disposti a considerevoli sacrifici.
Il film è totalmente incentrato sulla vita di Neil Armstrong, un uomo tormentato e perseguitato dalla morte, che finisce per portargli via molte delle persone a lui più care, tra le quali la figlia. La tragica storia di Armstrong viene narrata in modo tale da offrire allo spettatore la visione più completa possibile del suo carattere schivo, oscuro e straziato. Lui crede nelle capacità dell’umanità e lotta per poterle dimostrare in un clima di grande competizione con i russi: una estenuante corsa allo spazio per la quale gli americani danno tutto e che condurrà proprio Armstrong sulla superficie della luna. Sarà allora che la sua vita arriverà a un punto di svolta, poiché sarà lui a dare la caccia alla morte, per poi raggiungerla e fare la sua conoscenza sulla superficie di un mondo freddo e deserto, per il quale fin troppi uomini hanno perso la vita, spinti dalla nostra stessa folle ma meravigliosa natura.
Michele Santospirito