RANDOM GAMIN’. Un po’ di giochi a caso per la quarantena
Quando non ho nulla da fare (e in questo periodo di quarantena capita sempre più spesso, nonostante si studi ancora, eccome!) decido di avviare un videogioco, sia questo nuovo o dello scorso millennio. L’importante per me è che tale gioco abbia un qualcosa di originale e che abbia un elemento che lo renda tale.
Ok, basta con l’introduzione: ecco quattro giochi a random.
Shin Megami Tensei: PERSONA 2: Innocent Sin / Eternal Punishment (1999/2000)
Non scherzavo quando ho detto “dello scorso millennio”.
“Persona”: una serie quasi del tutto ignorata in occidente prima dell’arrivo di Persona 3 e, più recentemente, di Persona 5. E con questo intendo che P3, P4 e P5 sono diventati gli unici titoli davvero rilevanti per ATLUS, i loro sviluppatori, che ormai ignorano pure la serie “principale”, Shin Megami Tensei per rilasciare giochi spinoff di danza.
Quando ho deciso di provare la serie, ho deciso di non partire (come fanno in tanti) da P3, ma dalla re-release su PSP del primo titolo, “Shin Megami Tensei: Persona”, che però non mi ha impressionato affatto, con un gameplay lento e una storia narrata male (che viene salvata dall’adattamento manga, completamente diverso).
Non posso invece dire la stessa cosa per i due episodi nella duologia di Persona 2, Innocent Sin e Eternal Punishment, usciti rispettivamente nel 1999 e nel 2000.
Nel corso dell’avventura i due gruppi di protagonisti devono affrontare orde di demoni, utilizzando i loro poteri interiori, i “persona”. Durante le battaglie è possibile attaccare con armi e incantesimi o, in alternativa, negoziare per ottenere dai demoni oggetti o carte corrispondenti al loro arcana (dei tarocchi), che possono essere utilizzate per reclutare questi come dei persona.
La funzione di negoziazione può risultare difficile senza una guida, ma è comunque divertente vedere le reazioni dei demoni alle opzioni più stupide, specialmente quando si riesce a sedurre un demone imitando il suono di una motocicletta (sì, parlo sul serio).
La storia stessa, inoltre, pur essendo molto più “dark” rispetto a quella dei sequel, non manca di momenti palesemente stupidi, come una scena super toccante seguita immediatamente da un’invasione improvvisa di un esercito di nazisti robot (non sto scherzando) guidati da un certo leader baffuto completo di occhiali da sole.
Anche senza la funzione dei “social links” opzionali dei sequel, il cast di personaggi principali è a parer mio uno dei migliori, dato che si evolvono con l’avanzamento della storia senza che il protagonista sia costretto ad ascoltare la loro autobiografia.
Un serio problema dei giochi è la loro mancata accessibilità: il remaster del 2011 di Innocent Sin è facilmente scaricabile dal Playstation Store (PSP/Vita), ma quello di Eternal Punishment non è mai uscito al di fuori del Giappone, rendendo l’emulazione della versione PS1 l’unica scelta (le copie fisiche occidentali di EP valgono una fortuna).
Splatoon 2 (2017)
Ehi, un gioco più recente su una console più accessibile. Non avendo mai avuto una WiiU non ho mai potuto provare il primo capitolo (e non ho intenzione di comprare quel rottame solo per provare un buon gioco con un online semi-abbandonato), ma questo non mi ha impedito di capire quello che stava succedendo durante la modalità storia.
Il fulcro del gioco è il multiplayer competitivo 4v4 con diverse modalità di gioco, tutte centrate su una meccanica specifica del campo di battaglia. Dal colorare la maggior parte del terreno di gioco in un limite di tempo a modalità più classiche degli sparatutto (come non-King Of The Hill o non-Payload), i giocatori, gli “Inkling” possono usare diverse armi (ottenibili con l’oro ottenibile solo al completamento di una partita), che vanno da semplici blaster a rulli di vernice giganti e fucili a pompa a forma di ombrello, ognuna della quali è inoltre equipaggiata con un’arma secondaria (bombe o simili) e un’arma speciale che, quando caricata, può rendere la vita degli avversari una vera m***a.
Oltre alle armi sono anche presenti i vestiti (anche questi ottenibili solo con l’oro) che non sono da ignorare durante una partita: ogni cappello, maglietta o paio di scarpe può avere dei leggeri potenziamenti ad alcune statistiche (danno, resistenza, velocità, ecc.) che permettono di ottimizzare le proprie strategie. Personalmente, però, ho puntato di più sull’apparenza del mio Inkling (l’aspetto è tutto nei giochi online, no?).
E’ anche presente una modalità cooperativa, “Salmon Run”, dove quattro giocatori cercano di sopravvivere in un’area limitata contro orde di… salmoni? salmonoidi? Boh, è essenzialmente una modalità zombie: sopravvivi, completa gli obiettivi di ogni ondata per tre volte e ottieni ricompense varie.
Splatoon 2, inoltre, offre anche una modalità storia, con 32 livelli giocabili con 9 armi speciali, sbloccabili come skin per l’arma standard corrispondente se utilizzate per completare ogni singolo livello. Oltre a quello, però, non ha molto da offrire… a differenza della seconda modalità singleplayer disponibile nel DLC.
Octo Expansion offre tanti livelli sotto forma di stazioni di una metropolitana abbandonata che, oltre a essere decisamente migliori in quanto a design, sono anche molto più difficili, con alcune stazioni in particolare che risultano brutali.
Sono presenti anche un boss finale (completando gli obiettivi principali) e un boss segreto (completando tutte le stazioni). Quest’ultimo in particolare… diciamo solo che è un pochino difficile e un po’ frustrante (fa volare tante bestemmie…). Sconfiggere il boss finale sblocca la specie titolare, gli “Octoling” nel multiplayer.
SUPER SMASH BROS. ULTIMATE (2018)
Ok, cominciamo subito col dire che, per essere uno dei più grandi crossover della storia dei videogiochi, l’online è un disastro.
A parte il fatto che non ho trovato un singolo giocatore al mio livello finora (comprensibile, dato che faccio davvero pena a Smash), in diversi casi mi sono ritrovato crash del server, perdite di frame casuali e diversi problemi aggiuntivi.
Online a parte, C***O SE QUESTO GIOCO OFFRE TANTA ROBA DA FARE. Una settantina di personaggi sbloccabili, una novantina di arene e UN MIGLIAIO DI COLONNE SONORE (a questo punto è praticamente una playlist con gioco incluso).
Quanto a gameplay, non bisogna neanche menzionarlo: solito vecchio Smash Bros. bilanciato (più o meno) e su Switch. La maggior parte dei personaggi è ottima da giocare… anche se alcuni sono sempre meglio degli altri: le tier list esistono per un motivo.
Come in ogni fighting game ci sono sempre personaggi che vivono nel cestino della spazzatura (ciao, Kirby e Mac) e altri che rompono anche fin troppi culi, senza però arrivare ai livelli di Fox in Melee.
In quanto al contenuto single player, c’è una marea di roba: dalla modalità Avventura (che non si avvicina neanche lontanamente a quella di Brawl in quanto a storia ma che almeno in Ultimate esiste, a differenza di quella di Smash 4) alla modalità Classica (10 scontri a tema contro CPU, diversi per ogni lottatore).
Sconfiggendo i nemici in modalità avventura si possono sbloccare diversi “spiriti”: in poche parole, sprite 2D di personaggi legati (o no) alle serie dei diversi lottatori, equipaggiabili su questi ultimi per potenziarli nelle battaglie single player o, selezionando una specifica opzione, anche nel multiplayer.
All’inizio sono disponibili solo i personaggi originali di Smash 64, ma giocando in Classica o Avventura è possibile sbloccare lottatori aggiuntivi, oltre che tanto oro e punti spirito, utilizzabili per ottenere rispettivamente oggetti di personalizzazione (tracce musicali, costumi Mii, ecc.) e potenziamenti per gli spiriti.
Pur essendo uscito due anni fa, viene ancora aggiornato e continuerà ad esserlo per il futuro prossimo con nuovi personaggi e bilanci, rendendo quindi difficile una situazione simile a quella dei titoli passati, rimasti con personaggi fin troppo potenti (Fox in Melee, Meta Knight in Brawl o Bayonetta in Smash 4).
Inoltre, con un po’ di fortuna, forse almeno uno dei sei personaggi in arrivo non sarà dell’universo di Fire Emblem.
METAL GEAR RISING: REVENGEANCE (2012)
Concludiamo in bellezza. Metal Gear è una delle serie di videogiochi più popolari, specialmente perché ha letteralmente inventato il genere stealth ai tempi dell’MSX.
Il genio di Hideo Kojima ha creato una storia intricata e complessa, forse anche troppo, che tratta dei temi più oscuri della guerra.
Ecco, questo è quello che non troverete in Metal Gear Rising. “Revengeance” non è neanche una parola esistente.
Dopo gli eventi di Metal Gear Solid 4, canonicamente l’ultimo titolo nella linea del tempo stabilita da Kojima, Raiden (il buon vecchio idiota protagonista di MGS2) si ritrova a lavorare per una milizia privata… dopo aver giurato alla fine di MGS4 di smettere di combattere. Heh.
Dopo aver fallito miseramente nel suo primo incarico, si ritrova a sollevare e a lanciare in aria un fottuto Metal Gear RAY, con “Rules Of Nature” in sottofondo. Con il suo corpo “vecchio e superato”.
Dopo essere stato sconfitto, Raiden comincia la sua crociata solitaria contro la milizia rivale Desperado, affrontando i capitani dell’organizzazione… ognuno dei quali deve spiegare come i giorni dopo l’11 settembre fossero una benedizione divina o come l’intera umanità sia composta da pedine guidate da un’esistenza superiore: i meme.
La storia culmina con una delle battaglie finali più esagerate e stupide che io abbia mai visto… contro un senatore degli Stati Uniti strafatto di nano macchine (e no, non è spoiler…). Anche un paio d’anni prima di Trump, Armstrong aveva già le idee chiare (“WE’LL MAKE AMERICA GREAT AGAIN!”).
Storia stupenda per tutti i motivi sbagliati a parte, il gameplay è stradivertente: oltre a quel poco di stealth per tenerlo un gioco Metal Gear, Raiden sistema i suoi problemi alla vecchia maniera: prendendo a colpi di lama i poveri c******i che si ritrova davanti per esporre i loro punti deboli per poi rallentare il tempo, centrare il punto magico e strappare fuori le loro interiora da cyborg e distruggerle per ripristinare completamente la propria salute.
Ho già detto che questo gioco non ha un c***o di senso?
Ok, dovrebbe bastare. Non ho più voglia di scrivere, quindi dovrebbe voler dire che ho scritto un testo chilometrico. Buonanotte.
Mattia Manganini