ASSASSINIO MISTERIOSO ALL’IIS EINSTEIN. Terzo classificato del concorso “Un giallo… di classe!”
Pubblichiamo il racconto classificato al terzo posto nel concorso letterario “Un giallo… di classe!”, scritto da Nicolò Aronne, Emanuele Parente e Cristian Tortiello della 1^D. Buona lettura!
Erano le 16:20 di un venerdì pomeriggio ed erano appena finite le lezioni, quando il prof. Pozzi, entrando nella sala professori, trovò il cadavere di una sua collega: la donna si chiamava Maria Clara Luciano, aveva i capelli biondi, era sulla sessantina e insegnava Storia ai suoi alunni. Nei dintorni non c’era nessuna traccia di sangue, per questo il professore decise di chiamare la polizia. Verso le 16:56 i poliziotti arrivarono sul luogo del delitto e a loro volta decisero di avvertire un investigatore privato. Intanto nei corridoi si era già diffusa la voce e le bidelle tra di loro si domandavano cosa fosse successo. “Cos’è successo?”, chiese Angela a Francesca.
“La docente, dopo aver finito le lezioni, si era recata in sala professori dove stava sorseggiando un caffè e successivamente si sarebbe preparata per tornare a casa”, rispose con un tono basso la collega.
Alle 17:36 arrivò anche l’investigatore Mario: era un uomo di circa 60 anni con dei baffi grigi ben curati e con degli occhiali da sole dalla montatura bianca e dalle lenti nere di forma circolare, un po’ erosi dagli anni. Entrò nella scuola e subito all’ingresso trovò una bidella che gli indicò il luogo del delitto. L’ispettore non esitò a chiedere cosa fosse successo e immediatamente il prof. Pozzi gli raccontò l’accaduto. L’ispettore Mario iniziò insieme ai poliziotti a interrogare tutti i presenti. “Chi è stato a trovare il cadavere?”, chiese l’investigatore e le bidelle risposero dicendo che era stato il professor Pozzi a trovare il corpo dell’insegnante.
Egli iniziò quindi a chiedere dove si fosse recato il professore: “Dov’è adesso, che vorrei interrogarlo?”. Le bidelle risposero dicendogli che si trovava nel parcheggio ad aspettare il kebab che aveva ordinato. Nel frattempo l’ispettore prese un guanto di lattice per analizzare il corpo; notò che il cadavere non mostrava lesioni, che non era stato strattonato e che non aveva dei lividi, ma recava tracce di un liquido verde che poteva essere del veleno, allora disse ai poliziotti: “L’unica teoria che ho è che sia stata avvelenata”.
L’ispettore raggiunse il professor Pozzi e gli chiese conferma sulla sua identità. Poi l’ispettore Mario gli disse: “Sono l’investigatore incaricato dell’omicidio della sua collega e la dovrei interrogare il prima possibile”.
Il professore rispose: “In questo momento sto aspettando il kebab che ho ordinato, se vuole parlare con me può passare nel mio laboratorio tra trenta minuti”.
L’ispettore allora concluse: “Va bene, tra trenta minuti sarò nel suo laboratorio”.
Passati trenta minuti, l’ispettore andò nel laboratorio del professor Pozzi e gli chiese: “Cos’ha visto quando era entrato in sala professori?”
Il prof gli disse: “Sono entrato e ho visto il corpo di questa mia collega a terra, però non ho notato niente di strano”.
L’ispettore gli disse che, analizzando il corpo, aveva trovato del liquido verde vicino alla bocca, e il Pozzi a questo punto gli chiese: “Cosa sarebbe questo liquido?”.
L’altro gli rispose dicendogli che probabilmente era un veleno molto pericoloso.
Allora il professore di Fisica gli disse di andare sul luogo del delitto per poi prendere un campione di quel liquido e analizzarlo nel laboratorio di chimica.
Andati lì, ne misero un campione in un becher, poi presero le chiavi del laboratorio di chimica e si recarono là. Arrivati nel laboratorio, misero subito il liquido in un macchinario collegato al computer per analizzarlo e per scoprire di cosa si trattasse; arrivato il risultato, scoprirono che si trattava di LD50. Allora, cercando sul computer cosa fosse, scoprirono che era stato usato il veleno più potente e pericoloso al mondo!
Tornarono in sala professori e confermarono ai poliziotti che la prof.ssa Luciano era stata avvelenata. L’ispettore Mario disse: “Dopo svariate ricerche, il sottoscritto e il prof. Pozzi hanno scoperto che la professoressa è stata uccisa con il veleno più potente al mondo”.
Tutti erano increduli e si chiedevano chi potesse essere stato; l’ispettore disse a tutti i presenti di tornare a casa e di venire l’indomani per continuare le indagini.
Il giorno dopo, l’ispettore Mario fece arrivare la Scientifica per portare via il corpo, perché di lì a qualche ora avrebbe cominciato a puzzare. Eseguito l’ordine, arrivò lì anche l’assistente del laboratorio di chimica: Anna.
Ella si mise a chiedere: “Cos’è successo? Posso esservi d’aiuto?”.
L’ispettore le disse che la voleva interrogare e Anna rispose acconsentendo all’interrogatorio. Cominciò a chiederle se per caso conoscesse il nome di quel veleno e lei disse: “No, non l’ho mai sentito nominare”.
Poi le chiese: “Dove si trovava a quell’ora?”
Anna rispose: “Ero andata a prendermi un caffè, ne avevo proprio bisogno dopo una giornata così pesante!”. Poi aggiunse ancora: “Sono andata in sala professori e non c’era nessuno, poi qualche minuto dopo è arrivata la prof.ssa Luciano e mi disse che lasciava un attimo le sue cose lì e che doveva andare in bagno, poi sono uscita anche io perché dovevo andare a buttare il bicchiere del caffè. Sono tornata all’interno della stanza e c’era già il professor Pozzi incredulo. Mi domandavo cosa fosse successo, ma, non appena voltai lo sguardo, vidi il corpo della Luciano per terra”.
L’ispettore le disse che con lei aveva finito.
Allora Mario, non essendo ancora riuscito a scoprire il colpevole, propose a tutti i presenti di continuare il lunedì dopo le lezioni. Egli, non appena uscì da scuola, vide nei parcheggi Anna intenta a mettere qualcosa nel cofano della sua macchina, quindi le si avvicinò e vide che si trattava di una bottiglia con all’interno uno strano liquido verde, allora disse: “Anna, cosa sta facendo?”.
Quella rispose: “Ah, ispettore, mi ha spaventata! Stavo svuotando la mia bottiglia di cedrata (una bevanda verde) perché è scaduta”.
L’ispettore dubbioso cercò di soffiarle la bottiglia dalle mani; un attimo dopo, nell’agitazione, del liquido andò sullo sterzo della macchina, che in un battibaleno si sciolse. Allora l’ispettore le disse: “Ma questo è veleno!”. Mario capì allora che il colpevole dell’omicidio era l’aiutante del laboratorio di chimica, Anna.
“Però c’è ancora una cosa che non torna, ossia il perché l’abbia fatto”, disse tra sé e sé l’investigatore Mario. Per scoprirlo, decise di continuare le indagini pur conoscendo già l’assassino. Chiedendo informazioni alla preside, scoprì che nel laboratorio di chimica lavorava insieme ad Anna il professore Semeraro.
Mario decise allora di indagare anche su di lui per cercare di scoprire qualcosa di più sul caso. Mentre lo stava interrogando, scoprì qualcosa di molto importante e intuì che forse poteva essere il motivo per cui Anna avrebbe ucciso la professoressa Luciano: scoprì che in passato Anna era stata la moglie del Semeraro, che poi aveva deciso di divorziare da lei per mettersi con la prof.ssa di Storia. Anna, molto probabilmente, aveva messo del veleno nel caffè della Luciano per vendicarsi mentre quella era andata in bagno e lo aveva lasciato sul tavolino per farlo raffreddare.
Quindi andò da Anna, le raccontò cosa aveva scoperto e lei affermò che era tutto vero. Poi, l’uomo la portò in commissariato per farla interrogare meglio dagli specialisti e il giorno dopo Anna fu arrestata e condannata a 3 anni di carcere. Pochi giorni dopo, la situazione tornò normale all’IIS A. Einstein e il prof Semeraro, dopo qualche settimana, si dimenticò completamente dell’accaduto.
Nicolò Aronne, Emanuele Parente e Cristian Tortiello