La febbre del gioco: IL GIOCATORE, di Dostoevskij
Aleksej Ivànovic, protagonista de Il giocatore di Fëdor Dostoevskij, scrive una lettera appassionata e coinvolgente a un caro amico lontano, raccontandogli le proprie avventure intorno al tavolo da gioco di Roulettenburg. Una lettera da leggere, per poi (ri)aprire il romanzo del grandissimo autore russo.
«Gli uomini, non soltanto alla roulette ma dappertutto, non fanno altro che portarsi via e vincersi l’un l’altro qualche cosa».
Il giocatore, Fëdor Dostoevskij
Caro amico,
È passato tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati, tanto che oramai ho perso il conto dei giorni trascorsi. Mi sento in dovere di informarti che la mia permanenza nell’hotel è ormai finita da tempo; per questo non mi troverai più lì. Al momento della lettura di queste parole ti starai chiedendo il motivo di tale trasferimento dal mio alloggio, immagino. Ci tengo a precisare che, caro mio amico, io sono stato sempre sincero con te e, per dare fondamento a questa sincerità, ti dirò che non so davvero dove iniziare. Farò comunque del mio meglio per metterti al corrente di ogni fatto accaduto.
Incominciamo dagli accadimenti che si sono abbattuti sul povero generale. Ahimé, con quanta brutalità è andata in rovina la sua povera e dannata esistenza, insieme a ogni sua certezza. Sembrava aver messo tutto quanto al suo posto ed essersi sistemato per la vita: un matrimonio imminente con la bella M.lle Blanche, un ruolo di spicco e un patrimonio in eredità dalla sua zietta in arrivo. Trovo alquanto comico pensare come tutto questo sia stato spazzato via da un solo avvenimento, sufficiente a gettarlo nella pazzia!
L’evento tanto funesto a cui mi riferisco è l’arrivo improvviso e inaspettato della sua zietta all’hotel. Proprio così, quella vecchia contessa che si diceva fosse presto destinata alla morte. Ella, piombata nelle nostre vite come l’esplosione di una bomba nella notte fonda, sapeva tutto. Sapeva dei telegrammi che il generale mandava in Russia per informarsi di quando avrebbe potuto ereditare il patrimonio della sua quasi defunta zietta. Proprio per questo, ci teneva a far notare quanto fosse ancora viva e vegeta: come un turbine ha sconvolto le vite di tutti e soprattutto quella del povero generale, che si è trovato improvvisamente con la sua eredità negata. Questo soltanto è bastato per distruggere ogni sua certezza nella vita.
Una vita che ruota intorno al denaro, proprio come una roulette, ironicamente punto centrale intorno a cui ruota tutta questa storia. Un gioco ma anche uno stile di vita, quello di noi Russi. Come me e la vecchia contessa, entrambi conquistati dal suo inspiegabile fascino, dal quella pallina che saltella sopra quei numeri in movimento circolare. Entrambi abbiamo avuto e perso tutto, proprio a causa di quel gioco.
Io vinsi tanti soldi alla roulette, amico mio, tanti quanti io non ne avevo mai avuti in vita mia. E tutti in una sola notte, per giunta. Il solo vedere Polina Aleksàndrovna mi convinse a lanciarmi in un’avventura del genere.
Dio, che sentimenti per quella donna! A volte sento di amarla così tanto da odiarla, paradossalmente, in modo altrettanto profondo. E lei l’ha sempre saputo, per giunta! …Suvvia, sto sviando in questo momento. Stavo parlando della mia vincita, ecco.
Una ventata di coraggio mi investì quella notte. Mi lanciai su ogni roulette della città giocando a caso, senza calcoli, da vero russo. E vinsi tanto, tantissimo. Penso che gran parte dei giocatori non vincano quello che ho vinto io in quella notte neanche in tutta la loro carriera. E che cosa feci con quelle vincite? Non starai pensando che abbia risparmiato e investito quei soldi, vero? Dovevo pur essere coerente con me stesso e con la mia natura.
Ho speso tutto quanto in tre settimane a Parigi, immerso nello sfarzo e nella ricchezza.
Adesso che tutto quanto è finito, vivo alla giornata, da uomo semplice. Accumulo quel che posso per investire nell’unica cosa che desidero davvero, cioè la roulette. So che non devo tirarmi giù, che la prossima grande vincita è all’orizzonte. Devo solo continuare a crederci. Magari un giorno non avrò neanche più bisogno della roulette, potrò vivere di rendita e stare bene così. Sono sicuro che un giorno tutto finirà! Vincerò, sicuro, vincerò ancora.
Un abbraccio, amico caro, sempre tuo,
Aleksej Ivànovic
Mattia Falzarano