IN ASCOLTO DEI DETENUTI DEL CARCERE DI BOLLATE
Le classi 4A, C, G, H e I dell’Einstein, nell’ambito dei progetti dell’Istituto su Costituzione e Legalità, hanno visitato la Casa Circondariale di Bollate, per incontrare i detenuti del gruppo “La Trasgressione”. Ne è nato un ascolto e un dialogo che ha coinvolto intensamente gli studenti. Pubblichiamo la testimonianza della classe 4I, raccolta con la collaborazione del prof. Don Davide Marzo.
Il carcere, agli occhi di tutti, può sembrare un luogo misterioso, freddo e senza contatti con il mondo esterno; un luogo in cui ci si aspetta di trovare persone demotivate, irrecuperabili e il cui futuro sembra privo di possibilità.
Non è questo il caso del penitenziario di Bollate: di tutt’altra natura, infatti, sono le possibilità messe a disposizione in questo luogo. Attraverso l’incontro svolto con noi giovani, alcuni detenuti ci hanno offerto nuovi e migliori punti di vista riguardo il loro recupero.
Alcuni carcerati hanno infatti la possibilità di aderire a diverse attività riabilitative come coltivare, lavorare in pasticceria, svolgere impieghi socialmente utili e, come i detenuti che abbiamo incontrato, partecipare ad un progetto di studio e teatro che ha preso il nome di gruppo “La Trasgressione”.
Giovedì 14 marzo abbiamo avuto la possibilità di conoscere questi detenuti. Siamo stati accolti nel teatro del carcere dove lo psicologo, responsabile del progetto, ci ha chiesto quali fossero le nostre aspettative relative all’incontro. Dopo averci illustrato i fini del gruppo, ha messo in scena una possibile rapina con scopo di far emergere i pensieri e le emozioni provate dal rapinato e dal rapinatore. L’ultima parte dell’incontro è stata incentrata su un confronto diretto con i detenuti che, anche se con qualche resistenza, ci hanno raccontato alcuni aspetti delle loro storie che noi abbiamo ascoltato con molto interesse.
Quest’esperienza ci ha aiutato a riflettere sulla condizione dei detenuti e sulla vita in carcere. Il primo pensiero affiorato nelle nostre menti è che il carcere può essere un luogo di rinascita e riscatto che permette al criminale di prendere consapevolezza del proprio passato e degli errori che lo hanno portato a essere lì. Le possibilità che il carcere di Bollate offre sono in grado di colmare la mancanza di rapporti con il mondo esterno. Tuttavia, bisogna sapersele meritare.
Le persone presenti in carcere non sono come le immaginavamo, ostili nei confronti del mondo e risentite verso chi le ha condannate, piuttosto cercano il perdono della società. Questa esperienza ci ha fatto comprendere che i carcerati sono innanzitutto persone e non il reato che hanno compiuto, quindi non vanno identificate con esso.
Anche se ci aspettavamo di ascoltare i racconti delle vicende che le hanno portate in carcere, queste persone si dimostravano, invece, quasi timorose nel parlarci dei reati da loro commessi, forse perché avevano preso più coscienza dei propri errori. Nonostante la vita in carcere, i detenuti manifestavano ai nostri occhiuna gran voglia di mettersi in gioco e di riscattare la loro persona. Per noi, come per le altre classi, è stata un’esperienza formativa che ci ha segnato, insegnandoci il senso della vita e il suo valore.
La classe 4I con il prof. Don Davide Marzo