BULLISMO: L’IGNORANZA DI CREDERSI FORTI. Premiati i nostri studenti al concorso “Tazzinetta Benefica”
Domenica 27 maggio, presso il palazzo della Regione Lombardia di Milano, si è svolta la cerimonia di premiazione del 14° Concorso Letterario promosso dalla ONLUS “Tazzinetta Benefica”, associazione di volontariato che si occupa dell’assistenza ad anziani indigenti, e patrocinato dal Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca e dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia.
Quest’anno il tema su cui gli studenti sono stati invitati a svolgere le loro riflessioni riguardava il fenomeno del bullismo. Tre studenti del nostro Istituto si sono classificati tra i premiati dalla giuria: Alessia Molgora, classe 3H, “Distinta con menzione speciale” con la seguente motivazione:
Elaborato svolto con profondità di pensiero e padronanza della lingua italiana. Ha dimostrato grande sensibilità verso il delicato argomento, facendolo proprio anche con esempi di vissuto personale.
Alice Galbiati e Andrea Quarenghi della classe 1H hanno ottenuto un riconoscimento “Distinto con menzione”.
La cerimonia di questa lunga ma gioiosa e intensa premiazione si è conclusa tra gli applausi dei genitori e le congratulazioni del Presidente.
All’uscita un ricco rinfresco ha dato l’ultimo saluto ai ragazzi, che non è stato un addio, ma un arrivederci al prossimo concorso.
Segue il testo premiato di Alessia Molgora.
BULLISMO: L’IGNORANZA DI CREDERSI FORTI
Il bullismo è una realtà molto presente al giorno d’oggi, ed è noto che sia un fenomeno che si manifesta principalmente in ambito scolastico. Molti sono i casi di adolescenti bullizzati, messi in disparte da persone che si sentono più potenti di loro, che pensano di poter far fare loro ciò che vogliono, che credono di poterli far diventare le loro marionette personali.
C’è chi pensa che siano degli atteggiamenti e dei comportamenti inutili, privi di un vero scopo e di una causa. Il bullo è visto come un ragazzo, o talvolta una ragazza, che prova piacere a insultare, sfruttare e rovinare la vita di qualcuno che vede inferiore, più debole e fragile di lui/lei.
Nonostante ciò, c’è anche chi ritiene che i bulli agiscano in conseguenza a delle situazioni difficili che sono costretti a vivere e dalle quali non riescono a uscire. Gravi complicazioni, che possono riguardare la famiglia o altro, possono portare il bullo ad avere problemi psicologici e a vivere in contesti veramente pesanti da sopportare.
Personalmente ritengo che un momento complesso vissuto da una persona non possa comunque giustificare un atto di bullismo, soprattutto se subentra la violenza, fisica e morale. E’ proprio quest’ultima che rende le vittime di questo fenomeno talvolta incapaci di reagire, di confidarsi con qualcuno e di risolvere ciò che gli sta accadendo.
Come già detto inizialmente, casi di bullismo si sviluppano soprattutto nelle scuole, tra i ragazzi. Questo perché in età adolescenziale si è più “portati” a guardare l’altro, a notare i minimi dettagli, a giudicarlo: tutte abitudini che, crescendo e maturando, nella maggior parte dei casi si perdono. La differenziazione tra “sfigati” e “popolari” è appoggiata da molti e questa può essere un’altra ragione che porta a essere giudicati. E mettersi nei panni di un ragazzo che viene continuamente visto male dal resto delle persone, o solo da alcuni che lo hanno preso di mira, non è semplice. Essere presi di mira può succedere tranquillamente: da un professore, un compagno, chiunque. Ma quando si trasforma in qualcosa di più grande diventa potenzialmente un vero problema da non sottovalutare. Ecco il bullo, che dirige la sua banda e che è pronto a farsi servire anche oggi dal suo “prescelto”. Sembra assurdo come concetto, quasi inconcepibile, dato che esprimendosi così sembra che si stia parlando di schiavitù, ma è la realtà. E dopo aver completato il suo compito, rubando soldi o la merenda al povero ragazzo, o semplicemente insultandolo, un alone di soddisfazione e felicità circonda l’irriverente, che si sente forte e migliore dopo quello che ha fatto.
Ma quanto può spingersi in là il bullismo? C’è anche infatti un allarme per questo fenomeno che si sta trasformando, e in questo cambiamento sono senza dubbio complici i media, che mostrano un’immagine dei bulli visti come se fossero effettivamente una vera e propria categoria sociale permanente nella società. Se prima il fatto che potessero esistere dei ragazzi-bulli provocava incredulità, ora tutto ciò sembra normalità, quasi abitudine e quotidianità. E’ come se non ci sorprendesse più l’esistenza della violenza, nel senso che sappiamo che è “in mezzo a noi” e nella nostra realtà, ma non abbiamo idea di come combatterla. E, a parer mio, sottolineo e tengo a ribadire che conta molto ciò che viene mostrato dai media e dai social network, che si concentrano maggiormente a parlare del fenomeno e di ciò che accade, rispetto a focalizzarsi su come neutralizzarlo.
E’ inoltre lecito dire che l’essere umano, da sempre, è stato bravo a lamentarsi, a piangersi addosso, ma mai a reagire e a trovare una soluzione. Ci si lamenta del bullismo, sono tante le voci allarmate, tante le persone che si accorgono di quel che accade, ma quasi nessuna che è capace di parlare. Forse è esagerato parlare di omertà, come per quanto riguarda ad esempio le associazioni mafiose, ma alla fine di questo di tratta: e ciò riguarda sia le vittime che i testimoni degli accaduti. E’ chiaro che per un ragazzo che subisce atti di bullismo insistentemente non sia facile trovare il coraggio di reagire, questo perchè il bullo ha un’arma a doppio taglio: il ricatto, la minaccia, ed è un altro “punto” a suo favore. Da un lato, minacciando fa sì che la sua vittima non pensi minimamente di andare a raccontare ad adulti o altri quel che subisce, dall’altro “protegge” il ragazzo, perché ricattandolo e di conseguenza non facendosi scoprire, non gli fa del male. Ciò che invece potrebbe succedere se provasse a trasgredire alle sue regole.
Come in molti credono, i bulli agiscono in conseguenza a delle brutte situazioni da loro vissute. Senza dubbio è così, ma perché rifugiarsi nella violenza sul prossimo?
Questi ragazzi potrebbero pensare di fuggire in questo modo dai loro incubi divenuti realtà, ma sicuramente non li renderà mai realmente felici. Si credono forti, pensano di sentirsi delle persone migliori: ma è solo una “soddisfazione” temporanea. Quando tutto finisce, quando finisce la loro giornata piena di atti di bullismo, vengono reindirizzati nella loro condizione di tutti i giorni. Continuando per la loro strada non troveranno mai la luce in fondo al tunnel, la retta via per uscire dai problemi.
Certo, si dice spesso che siano i ragazzi che subiscono a dover recarsi da adulti o comunque da qualcuno che abbia un minimo di competenza per parlare di quello che vivono, ma mai si guarda l’altra sponda, quella del bullo, perché alla fine anche lui necessita di essere aiutato dato che vive situazioni complicate, che nella maggior parte dei casi lo portano appunto ad essere un “pericolo”, un danno per qualcun altro.
Il bullismo va innanzitutto combattuto dalle sue vittime, non bisogna mai e poi mai, per nessuna ragione darla vinta, stare fermi e non fare nulla.
In conclusione, posso senza alcun dubbio condividere il giudizio che il bullismo rappresenta l’ignoranza di credersi forti, a patto che comunque si cerchi di capire le sue reali cause e i moventi che spingono i bulli ad agire, anche se essi non sono assolutamente giustificati nelle loro violenze verso gli altri. Arrendersi rappresenta in un certo senso una sconfitta, perché vuol dire non aver trovato il coraggio e la forza di ribellarsi, di cercare una soluzione e una via di fuga per ritrovare la felicità e la serenità. Combattere il “nemico” con tutta la propria volontà e determinazione può dare tante soddisfazioni: è una vittoria personale e può essere un buon punto di inizio per un percorso di crescita, per una svolta e per lasciare alle spalle ciò che si è vissuto e ricominciare a vivere.
Alessia Molgora