ABBONAMENTO ALL’ODISSEA. Un viaggio lungo un anno…
Ora che l’estate è arrivata e la scuola è finita, riviviamo uno dei momenti più drammatici della giornata di uno studente: il viaggio in autobus verso la scuola… Augurando a tutti BUONE VACANZE!
Oggi è una bellissima giornata col cielo limpido e il sole brillante.
Finalmente, dopo un’attesa di venti minuti, arriva l’autobus; quello classico, a doppia carrozza, con i finestrini unti e il suo inconfondibile colore arancio.
Dopo essere saliti, riesco subito a sedermi su un seggiolino vicino alla porta posteriore. La sedia è scomoda e dura come sempre, i quaranta euro al mese di abbonamento non bastano ad avere delle sedute accettabili. Il mio amico Edoardo non si siede, ma si posiziona a fianco a me, tuttavia è vicino all’intersezione tra le due carrozze del mezzo che noi chiamiamo “fisarmonica”.
Dopo essersi sistemato si mette le cuffiette e fa partire la musica. Edoardo è molto alto rispetto a me, è di corporatura media con la pelle chiara ricoperta di lentiggini; il suo tratto caratteristico è il suo color carota dei capelli.
Il bus ci mette un po’ a partire ma in compenso è quasi vuoto. Riconosco subito molte persone, che puntualmente si siederanno nei soliti posti e parleranno sempre degli stessi argomenti: scuola, ragazzi/e, vita a casa o sport.
Dopo il monotono tratto di strada per le vie di Busnago arriviamo alla fermata vicino all’Arbi Baby dove, tanto per cambiare, sale la solita coppietta (lui alto, capelli nero/blu, relativamente magro; lei più bassa, capelli lunghi e scuri, occhiali e occhi castani); che passeranno, i successivi venti minuti a baciarsi e palparsi a vicenda facendoci capire quanto sia fastidioso essere single.
Successivamente, dopo un tratto di statale che passa tra le campagne, e dopo aver fatto partire la musica, arriviamo a Bellusco dove oltre a Simone sale qualcuno che inizia a emanare un odore che schiferebbe i morti. Questo fetore imperversa per quasi tutto il tragitto obbligandomi a usare lo scaldacollo come mascherina.
Alla seconda fermata di Bellusco sale una quantità immane di gente, che amplifica il fetore, e a quel punto, sul ciglio tra la vita e la morte, sopraggiunge il messia, o un Gesù dei giorni moderni (dato che è uguale a Lui), che con fare sciolto spalanca tutti i finestrini dando la possibilità alle mie narici di riprendere a vivere. Ora posso finalmente respirare.
Ma estirpata una malattia, ne arriva subito un’altra; sempre alla seconda fermata di Bellusco salgono due individui; due che probabilmente si sono appena drogati, a giudicare dagli occhi rossi. Di norma mi sarei spostato, ma purtroppo c’è troppa gente, quindi con molta calma rimango lì a farmi gli affari miei nella speranza che quei tossici non mi infastidiscano.
Tra la marea di ragazzi che come me si dirigono all’omnicomprensivo, noto i classici figli di papà con scarpe da trecento euro, maglietta da ottanta, felpa da centoventi. Se vendessi il loro abbigliamento ripagherei il debito pubblico della Grecia.
Arrivati alla terza ed ultima fermata di Bellusco, tra il borbottare della gente e lo scoppiettare del motore, montano gli ultimi passeggeri della tratta, che gonfiano il pullman al punto da comprimere la gente in piedi sui malcapitati seduti.
Con una curva molto stretta torniamo sulla statale che collega Busnago a Vimercate. Dopo il solito, monotono, malinconico e noioso pezzo di campagna che si alterna alle industrie, entriamo a Vimercate, dove l’autobus si ferma riversando il novantanove percento delle persone sul marciapiede.
E tra le facce infelici e stanche degli studenti mi avvio a scuola.
Questo è quanto: un’Odissea, un viaggio carontico che si ripete tutti i giorni, che dura e che durerà finché la scuola avrà vita…
Con questo pensiero incoraggiante e ottimista la redazione del Click! vi saluta e vi augura buone vacanze. Ci vediamo a settembre con nuovi, interessanti e talvolta divertenti articoli.
Francesco Cagliero Ercole