16 ottobre 1943, il rastrellamento del ghetto di Roma. La razzia
L’otto settembre 1943 viene reso pubblico l’armistizio tra l’Italia e le forze alleate. Il generale Pietro Badoglio (capo del governo dal 25 luglio del 1943 al 17 aprile 1944) e il re d’Italia Vittorio Emanuele III fuggono a Brindisi, lasciando nelle mani dei tedeschi il nord e il centro Italia.
Nasce la R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana) con a capo Benito Mussolini ma sotto controllo nazista e con sede a Salò sul lago di Garda; istituendo il servizio militare obbligatorio, molti non si presentano alla chiamata della leva militare, si danno alla macchia e si contrappongono all’occupazione nazi-fascista con i partigiani.
Questi avvenimenti portano al disfacimento dell’esercito italiano e alla divisione dell’Italia in due.
Nei territori italiani occupati dai tedeschi si scatena una vera e propria caccia al giudeo: i nazi-fascisti iniziano ad arrestare e a deportare cittadini ebrei, civili e oppositori del regime grazie all’aiuto di delatori.
Il 26 settembre 1943 i rappresentanti della comunità ebraica di Roma furono convocati al comando della Gestapo a Roma, dove il maggiore delle SS Herbert Kappler informò loro che in trentasei ore l’intera comunità ebraica avrebbe dovuto raccogliere e consegnare cinquanta chili d’oro. In caso contrario, duecento capi famiglia sarebbero stati prelevati dalle loro abitazioni e deportati nei campi di lavoro in Germania.
Gli ebrei romani versarono solamente beni in oro, in prevalenza componenti di bigiotteria e oggettistica religiosa in quanto era impossibile versare contributi in denaro.
Anche molti cittadini romani contribuirono versando alcuni piccoli oggetti in oro e, dopo una proroga di quattro ore la cifra di oro prestabilita era stata raggiunta e superata.
I 50 chili d’oro furono raccolti in dieci raccoglitori di cartone e consegnati alle SS.
Kappler fece pesare due volte l’oro che raggiungeva un peso di cinquanta chili e trecento grammi. Il tutto fu inviato a Berlino.
Le SS non contente decisero allora di occupare gli uffici della comunità ebraica, inoltre distrussero la biblioteca e rubarono materiali di grandissimo valore storico, culturale e scientifico.
A questo punto gli ebrei romani si erano illusi di aver superato ogni pericolo, ma i nazisti avevano altri piani per loro. Infatti la sera del 15 ottobre giunse a Roma da nord un reparto specializzato di SS con l’ordine di arrestare e deportare ottomila ebrei.
All’alba di sabato 16 ottobre, precisamente alle 5.30 del mattino, ebbe inizio l’operazione di liquidazione del ghetto. Le SS invasero e setacciarono le vie del quartiere ebraico.
Il censimento degli ebrei italiani avvenuto sotto il regime fascista nel 1929 aiutò ad individuare le famiglie da arrestare. A ognuna di queste veniva consegnato un foglio con indicazioni precise:
1) Insieme con la vostra famiglia e con gli altri ebrei appartenenti alla vostra casa sarete trasferiti.
2) Bisogna portare con sé:
a) viveri per almeno 8 giorni
b) tessere annonarie
c) carte d’identità
d) bicchieri
3) Si può portare via:
a) valigetta con effetti e biancheria personali coperte ecc
b) denaro e gioielli
4) Chiudere a chiave l’appartamento, risp. la casa e prendere con sé le chiavi
5) Ammalati anche casi gravissimi, non possono per nessun motivo rimanere indietro. Infermiera si trova nel campo.
6) Venti minuti dopo la presentazione di questo biglietto la famiglia deve essere pronta per la partenza.
Intorno alle 14.00 del pomeriggio il rastrellamento cessò. In 1259, tra questi 689 donne, 207 bambini e 363 uomini, furono radunati davanti al portico d’Ottavia,caricati su dei camioncini e trasportati sino al collegio militare dove rimasero per due giorni. Qui grazie all’aiuto di Arminio Wachsberger (interprete delle SS) 237 persone furono rilasciate dalle SS in quanto cattolici e misti.
Il 18 ottobre alle 14.05 un convoglio composto da 12 vagoni bestiame partì dalla Tiburtina. Dei 1259 ebrei arrestati il 16 ottobre partirono in 1022: questo fu il primo trasporto italiano partito verso i lager nazisti.
Il convoglio arrivò a destinazione intorno alle 23.00 del 22 ottobre. I deportati furono scaricati a 800 metri da Birkenau sulla Judenrampe (rampa di “scarico” dei convogli attiva dal 42′ al maggio del 44′ quando a causa dell’operazione Ungheria la linea ferroviaria fu ampliata fino a entrare nel campo di Birkenau per rendere piú veloce la liquidazione dei trasporti di massa provenienti dall’Ungheria), all’alba del 23 ottobre.
Superarono la prima selezione 47 donne e 154 uomini, la maggioranza delle persone fu caricata su dei camioncini e trasportata sino agli impianti di messa a morte.
Gli uomini giudicati abili al lavoro dovettero camminare 3 chilometri per raggiungere il campo di Auschwitz I, mentre le donne entrarono a Birkenau.
Solo in sedici sopravvissero, 15 uomini e una donna.
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Il 16 ottobre è conosciuto anche come il sabato nero della comunità ebraica romana.
Nell’anno 2000 il deputato Furio Colombo presentò una mozione per l’istituzione del “Giorno della Memoria” proprio in data 16 ottobre. “La destra politica italiana si oppose. Voleva ancora mantenere un giudizio soft sul ruolo dell’Italia nella deportazione, che come è noto invece fu molto importante,” afferma Ugo Caffaz, ideatore del Treno della Memoria. “I tedeschi accompagnarono i treni ad Auschwitz, ma gli ebrei venivano accompagnati prevalentemente da italiani ai vagoni”.
Lorenzo Roncaglia